(Ricordo 5) 18- Counting stars 2

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Guardai a destra e come se lo avessi potuto vedere sin da subito lui era esattamente lì. Aveva le spalle larghe di sempre, con i capelli ricci ancora tutti disordinati, la mano destra teneva un mazzo di girasoli e la sinistra era infilata nella tasche del suo vecchio jeans . Il suo solito vecchio jeans abbinato alla solita vecchia maglietta. Il solito vecchio lui.
Gli corsi incontro mentre una strana sensazione di casa saliva dai piedi fino ad arrivare alla bocca. Non gli diedi il tempo di salutarmi e mi gettai su di lui come sull'ultimo biscotto, con la differenza che il biscotto lo avrei preteso senza sforzi, lui invece me lo ero guadagnato. Mentre lo tenevo stretto gridavo dalla gioia. Lui mi tirò indietro e mi guardò
-Ei, sei...bella- e non era affatto vero perché avevo saputo di dover partire solo la notte prima, perché non ce la facevo più a stare lontana da casa mia, perché non avevo detto nulla a nessuno ed ero sfuggita alla realtà per rifugiarmi nel mio angolo di pace, in cui mi sentivo importante, e avevo gli occhi gonfi e i capelli in disordine e una maglietta e un pantaloncino troppo piccoli ma lui mi trovava BELLA.
Poi mi prese la valigia e ci dirigemmo verso casa.

- Cazzo, il divano, mi è mancato da morire!-
mi buttai senza pudore sul divano senza lasciargli nemmeno un po di spazio. Lui rideva e la sua risata mi faceva bene al cuore perché era la solita vecchia risata ed era ancora più bella quando esplodeva a causa mia. Poi mi alzai e dissi semplicemente
-Film? - mentre Toby mi trotterellava intorno e chissà se ricordava il mio profumo.

- Riccardo... ti ammazzo. -
-Noemi, ti ammazzo anche io -
.....
- e l'orso si nascondeeee-
- EDDAI! -
- gne, eddai!-
.....
-Riccardo ti a....-

Il pomeriggio giocammo a calcio al parco vicino casa e guardammo un altro film. Ricordo che era il compleanno della madre e tutti insieme andammo a mangiare il sushi a Roma centro. E ricordo tutto di quella sera, le luci gia accese per ferragosto, il rumore delle parole che scorrevano veloci in tutte le lingue, il profumo di tramonto, un tramonto lontano che non voleva farmi andare via. E lui mi chiamava AMORE MIO e non sapevo come rispondere e ogni tanto mi stringeva velocemente la mano, senza dare nell'occhio e mi ripeteva QUEI PANTALONCINI SONO TROPPO CORTI e io gli credevo e mi promisi di comprarne di nuovi. Quando arrivammo al Pantheon c'erano gia le stelle a sorvegliare il cielo nero d'estate.
- E come ti va lì? - mi chiese mentre ci avviavamo sotto le arcate .
- Come vuoi che vada? Va.-
- Noemi, ma l'avresti mai detto?-
Avrei potuto chiedergli COSA? e invece continuai a fissare le colonne e pensai che un anno è uguale a un secondo e un secondo è uguale a un secolo. Lo guardai e sentii che non era cambiato molto ed era la cosa che più mi piaceva così gli risposi
- Si, l'avrei detto dalla prima volta in cui ti ho incontrato-

Fu quella volta la prima volta in cui le stelle mi guardarono rapite e si fecero domande su di me, al contrario di come di solito accadeva.

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