Act 4: A Home. (part 1.)

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«Ahimè!»

«Lei parla:
Oh, parla ancora, angelo luminoso!
Cosi glorioso come un messaggero alato,
del paradiso. Come questa notte, stando
sopra la mia te-»

«No, no. Luke, oh mio dio, hai sbagliato di nuovo.» Ashton rise del ragazzo biondo,
che per la quarta volta aveva letto la riga sbagliata.
Luke gemmette e si lasciò cadere sul letto, accanto ad Ashton. «Io non capisco! Non
capisco queste parole del cazzo.»

Ashton rise e gli accarezzò gentilmente la
gamba. «È così. Parla: parla ancora, angelo luminoso! Perché tu sei.
Per quanto gloriosa questa notte, mentre sei lassù sopra la mia testa, com'è un
messaggero alato, in cielo e con bianchi occhi meravigliati.» disse facilmente, le parole che gli uscivano dalla bocca come l'acqua esce dal rubinetto.

Luke guardò le labbra di Ashton mentre pronunciava le frasi. Il modo in cui
formavano le 'o' e come la sua voce era soffice, proprio come doveva ruolare nella
recita, Romeo. Gli piaceva guardare Ashton mentre parlava e associarlo a Romeo.

«Sei molto bravo.» Luke lo complimentò e Ashton si sedette accanto a lui, di nuovo.
Le guance di quest'ultimo si tinsero di rosso e spostò il viso, in modo tale da non farsi
notare. «Grazie, mi esercito molto, credo.»
Il biondo girò le gambe e si mise a gambe
incrociate, Ashton seguì il suo esempio.
«Davvero? Sembra che ti venga naturale.»
Ashton ridacchiò leggermente, «Eh, potrebbe essere. Io non sono il migliore,
caro. Ma mi piace molto chi agisce come il personaggio che dovrebbe svolgere quel
ruolo. Quindi ci dovremmo provare, anche se non viene molto naturale.»

«Hmm..» Disse Luke. «Bel pensiero.
Ovviamente non ho molte passioni per
questo.» rise lui e lo stesso lo fece l'amico.
«E quali sono le tue passioni?» domandò il
riccio. «S-sempre se non ci sono problemi nel rispondere.»

Luke scosse la testa. «No, certo che no. Dobbiamo sapere delle cose su entrambi.
Giusto?» Ashton annuì.

Luke ci pensò per un po'. Sfregò il mento con due dita e inclinò di poco la testa. Qual'era la sua passione?

«La musica, penso.» Finalmente rispose. «Perché ogni volta che penso a me stesso, che io sia felice o meno, penso alla musica. Suonare la chitarra e scrivere i miei pezzi di merda, mentre i miei fratelli mi urlano di fare silenzio perché sono le due del mattino. O quando ascolto le mie canzoni preferite e i testi mi fanno riflettere molto, sul senso delle parole. E in quei momenti mi sento molto bene.. Come quasi libero. Hai presente?» Ashton scosse la testa. «Si, sicuramente quella è la mia passione.»

Ashton fissò Luke con un piccolo sorriso stampato in faccia. Amava come gli occhi di Luke si illumina, appena parlava dell'amore verso la musica. Il modo in cui in cui la sua voce trasmetteva felicità e di quanto era eccitato, nel parlarne.
E sarebbe voluto rimanere tutto il giorno con lui, a sentirlo parlare della musica.

Ma ovviamente non poteva.

«A te piace la musica?» Domandò Luke.

Ashton annuì. «Si, la amo! Forse non quanto te, ma abbastanza. So pure suonare la batteria, ma non la uso da un po' di tempo. Leggermente anche la chitarra.»

«Figo! Amico. Devi assolutamente farmi vedere come te la cavi.» Luke esclamò e Ashton strinse le labbra.

«Certo. Magari quando verrai a fare delle pratiche.»

Ashton sorrise.

«Assolutamente. Hey hai da fare questa settimana? Tranne le nostre pratiche.» chiese il biondo.

Ashton internamente rabbrividì, sentendo un mix di risentimento perché Luke aveva letteralmente pensato che lui non aveva una vita propria e anche un autocommiserazione perché lui aveva completamente ragione su questo.

«Uh, no. Credo di no.» Il riccio risposo, sospirando speranzoso.

Luke si passò una mano fra i capelli, «uhm, bene. Sono sicuro che martedì sarò impegnato, credo però che giovedì io sia libero. Sempre se tu-»

Luke smise di parlare sentendo la porta d'ingresso sbattere.

«Luke! Sei qui, ragazzo mio?» una voce gridò dal salotto.

Uno sguardo terrorizzato passò sul volto del biondo, mentre pronunciava parole a caso.

«Luke?» domandò gentilmente Ashton, appoggiando una mano sul braccio dell'amico. «Stai bene?»

Luke fissò Ashton con gli occhi spalancati per un secondo, con la bocca aperta per parlare prima che un uomo alto entrò dalla porta.

«Luke? Che diavolo sta succedendo?» Ringhiò.

Luke strappò via il braccio dalla stretta di Ashton e si alzò dal letto tremante.

«N-niente.» si schiarì la gola, «Lui è Ashton, il ragazzo con cui dovrei recitare.»

L'uomo guardò Ashton. «Ah, capisco. Quindi lui è l'altro ragazzo a cui è stato assegnata una parte in una recita omosessuale.»

«S-si signore. Piacere di incontrarla.» Ashton salutò con un piccolo sorriso.

L'uomo tese la mano ad Ashton e quest'ultimo la strinse incerto. La presa era forte, troppo forte, così si dimenò staccandosi.

«Allora.» il padre di Luke iniziò, «cosa ne pensi della recita?» alzò un sopracciglio, aspettando una risposta.

Ashton si schiarì la gola «I-io signore?» domandò con tutta la calma possibile.

«Ovviamente. Già so il punto di vista di Luke.»

«Oh, scusi.» bisbigliò il riccio. «Penso sia un'idea creativa. È un buon modo per promuovere la tolleranza e-»

L'uomo sbuffò. «Come dovremo tollerare gli omosessuali?» alzò gli occhi al cielo. «Vai avanti.»

Ashton guardò Luke evidentemente a disagio e in cerca di aiuto, ma il biondo era troppo impegnato a guardarsi in giro.

«Bene, uhm, come stavo dicendo. Penso che promuova la tolleranza e sarà anche un modo per dimostrare che i bambini non sono soli e che non si debbano vergognare di quello che sono. Dà loro la sperano e e un senso che qualcuno si preoccupi per loro.» Il ragazzo finì. Sentendo più coraggio mentre le parole gli uscivano dalla bocca.

Romeo e Giulietta » Lashton (Italian Translate)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora