Act 12: A Cafetaria

368 28 8
                                    

"Perché diavolo è qui?" Sibilò Michael appena vide arrivare Ashton, con affianco Calum.

"È un tipo apposto, lo giuro." Disse Ashton. "Mi ha aiutato."

Michael non disse nulla, ma guardò male Calum prendere posto al tavolo, affianco ad Ashton. Michael rimase in silenzio e cominciò mangiare con rabbia i suoi nachos mentre Ashton prese delle piccole patatine, Calum invece non ordinò nulla.
Non perché non aveva fame, ma si sentiva piuttosto a disagio sotto lo sguardo intenso di Michael.

"Senti." sospirò Calum. "So che non ti piaccio, dato che sono lo stronzo che ha messo Ashton nei casini, ma giuro su Dio
che non volevo che arrivassero fino a sto punto. Si trattava solo di uno scherzo."

Michael lo schernì. "Questa è una stronzata, Hood, e tu lo sai. Forse poteva essere uno scherzo, ma potevi fargli smettere. Anziché far continuare a prendere in giro Ashton.
Potevi tranquillamente farlo, lo sapevi che sarebbe andata a finire così. Quindi non venire qui a sparare le tue stronzate."

Ashton si stupì ed era quasi spaventato nel sentire quelle parole uscire dalla bocca del suo amico. Era una cosa normale, ma di sicuro non si aspettava di sentirle dire da Michael. Sapeva che stava dicendo tutto quello per il suo bene e per diffenderlo, sapeva che Michael non gli avrebbe fatto mai del male.

"Non sono riuscito ad aiutarlo per ciò che hanno fatto."

"Sei Calum Hood! Perché non gli hai minacciati di buttargli merda addosso o qualcosa del genere?"

"Non potevo minacciare tutta la fottuta classe, idiota!" Calum gridò.

"Bene, però potevi fargli cambiare idea anziché far torturare Ashton." la voce di Michael stava diventando sempre più grossa.

"Ho provato. Loro non mi ascoltavano." la faccia di Calum pian piano si stava arrossendo, mentre la rabbia si accumulava.

"Non ci hai provato abbastanza."

"Sai cosa, Clifford? Fanculo - "

"Basta!" Ashton urlò, alzandosi dalla sedia.

Le lacrime traboccavano dagli occhi iniettati di sangue, mentre osservava i due ragazzi. Aveva un'espressione mista alla rabbia e alla tristezza e il suo corpo tremava leggermente.

"Smettetela, solo questo cazzo." disse con voce roca, mentre usciva dalla caffetteria correndo.

Lasciando Calum e Michael a guardarlo andarsene.

* * *

Ashton si ritrovò fuori, di nuovo, dietro la palestra. Non stava piangendo. Semplicemente era seduto contro il muro di mattoni di pietra, con le ginocchia portati al petto mentre ascoltava il mondo che lo circondava. Il vento fischiava attraverso l'erba come uno strumento a bassa voce riprodotto, il suono lontano delle auto si aggiunse alla "musica".
Gli uccelli cantavano canzoncine gli uni agli altri come rimbombavano un po' in tutti gli angoli.

Il sole spiccavano in alto nel cielo, raggi di luce dorata si posavano sulla scuola. Nubi sparse in tutto il cielo blu. La terra era coperto di erba verde e tutto sembrava un dipinto fatto da un artista professionista.

Era una bella giornata con una sequenza di eventi orribili.

Ashton sospirò pesantemente, le gambe scivolarono a terra e appoggiò la testa contro il muro di mattoni, mentre chiudeva gli occhi.

Per un momento, avrebbe preferito scomparire dalla Terra.

Era curioso di sapere come ci si sentisse ad essere uno scoiattolo, il quale si doveva preoccupare solo di raccogliere le noci per l'inverno.
O come un fiume che continuava a scorrere nostante tutto, nonostanze la pioggia e i giorni di sole.
Per una volta, Ashton non voleva vivere con la natura. Ma essere la natura.

I pensieri di Ashton venirono interrotti dal suono acuto di una risatina. I suoi occhi si aprirono immediatamente, mentre si metteva a sedere. Evidentemente, le risatine provenivano dalla sua parte destra, poi sentì parlare una ragazza e un ragazzo, così credeva.

Si alzò in punta di piedi, cercando di essere il più silenzioso possibile e andò verso il rumore delle voci.
Le conversazioni gli sembravano più chiare, man mano si avvicinava.

"Sei strano." la ragazza rise. "Fino a pochi giorni fa non volevi nemmeno toccarmi e ora mi stai toccando tutta."

"Ho capito cosa volevo, cosa mi serviva." il ragazzo disse.

Ashton si fermò di colpo e la stessa cosa il suo cuore. Quella voce era familiare. Quasi troppo familiare. E Ashton poteva giurare sapeva chi fosse, anche se non voleva che fosse lui. Avrebbe dovuto fermarsi, avrebbe dovuto andarsene. Ma non lo fece.

Si pentì subito di quello che aveva fatto nel momento in cui ha visto quello che stava succedendo dietro quel muro.

La ragazza che ricordava come la ragazza di nome Haylee aveva le braccia avvolte intorno al collo mentre succhiava un punto sul collo del ragazzo. La sua mano destra stringeva il seno, mentre l'altra mano si sfregava contro il tessuto dei jeans.
Ashton si coprì la bocca con la mano per cercare di non farsi sentire, mentre guardava la scena svolgersi davanti a lui.

E come pensava lui, il ragazzo era Luke.

Luke si allontanò un po', sorridendo sfacciatamente alla piccola ragazza dai capelli castani. La bacio' castamente sulle labbra prima di scendere e abbassarle i pantaloni.

Ashton non riusciva più a guardare la scena. Si voltò e corse via dal parcheggio, dove avrebbe chiamato sua madre e le avrebbe chiesto di venire a prenderlo.

Romeo e Giulietta » Lashton (Italian Translate)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora