Santo cielo: cos'era stata quell'ultima emozione così ambigua?
Era come se in un breve lasso di tempo mi fossi dimenticata di ciò che mi stava intorno. Davanti a me vi erano solamente due occhi, così belli e dannati da farmi oscillare. E quasi subito ebbi un dejàvou. Il silenzio che si era creato tra noi era stato così intenso e palpabile, denso e delicato come miele. Se avessi dovuto dar un senso e un colore a quella scena avrei scelto sicuramente l'azzurro come le iridi fulgidi del suo sguardo. Una tonalità tenue che cominciavo ad apprezzare.
Se avessi dovuto descrivere con una canzone il momento, avrei scelto la melodia ondeggiante e lieve del suo respiro.
Eppure in tutto questo una voce lontana mi diceva di non abituarmi a tanta meraviglia, e sapevo bene anche il perché. Avevo provato sulla pelle che di un demone non ci si poteva fidare, ed ora mi chiedevo fino a che punto avrei dovuto dar retta ad una persona boriosa come Colt Devon.
Ma quel silenzio... Quel silenzio... aveva detto più cose di quanto delle parole pronunciate ad alta voce non potessero esprimere.
Quando rientrammo all'appartamento, la luce della luna trapelava dalle ampie vetrate e un vento fresco trasportava nell'atmosfera un'aria profumata e frizzante. E inspiegabilmente anche odore di zolfo.
Muovemmo qualche passo e immediatamente ci arrestammo ai piedi di un letto di petali. Gambi di fiori, vasi svuotati della loro terra e boccioli di orchidee, erano sparsi da ogni dove il mio sguardo si posasse. Il pavimento, le superfici dei mobili: tutto era ricoperto da puntini rosa e bianchi. Un clima lugubre e spezzato.
Poi più in là Ginevra era appoggiata contro la vetrata con un'espressione sconvolta. Non muoveva un muscolo tanto che pareva una statua di cera.
Ci avvicinammo e all'improvviso un'ombra si sollevò dall'elegante divano in jersey.
Rimanemmo allibiti quando capimmo di chi si trattava.
«Ciao Colt» la ragazza dai lunghi capelli corvini piegò la testa e sorrise. Le labbra erano ancora macchiate del sangue di Alan Greenwood che qualche attimo prima aveva orribilmente trucidato e dato in pasto ai demoni.
La sua presenza non prometteva nulla di buono e il solo fatto che, in qualche modo, fosse relazionata ai perversi desideri di Sebastian, mi incuteva una paura allucinante.
«Catt» il ragazzo pronunciò quel nome alla stessa maniera in cui si saluta una persona che si conosce da sempre. «Non pensavo fossi uscita dal tuo buco all'Inferno».
«Oh, Colt. Tu stesso vorresti andarci in quel buco. E comunque sono risalita in superficie per venirti a trovare. Un uccellino mi ha detto che mi sei venuto a cercare, per un lungo periodo. Poverino: non immaginavo che fossi in questo stato. E' deprimete» stuzzicò con la lingua gli acuminati canini, mentre tra le mani trovava deliziosamente divertente strappare i petali ad una bellissima orchidea tigrata. Strinse il pugno e quando lo rilasciò, sul pavimento cadde una foglia marrone e risecchita.
La sua indole graziosamente letale le permetteva di nuocere ad una vita senza il ben che minimo riguardo. Rabbrividii.
Portai gli occhi su Ginevra che non dava segno di vita, al contrario, rimaneva fissa alla finestra con lo sguardo perso nel vuoto. Il petto le si gonfiava a ritmi lenti, e da lì compresi che stava bene, anche se a vederla non lo si poteva affermare con certezza.
Mossi un piede nella sua direzione.
«Orchidee, Colt. Le mie preferite. E le hai raggruppate tutte nella mia stanza. Con che grande premura. Che sciocco che sei» affermò. D'un tratto si volse verso di me e mi osservò ripugnante. Si allontanò dal divano imbandito di orchidee mezze sbrindellate e si portò proprio in fronte a Ginevra. Con un leggero tocco delle dita le accarezzò la guancia. Aveva delle mani affusolate e delle unghie lunghe e acuminate, simili ad artigli, dipinte con uno smalto scarlatto.
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Chasm
Paranormal" Due anime destinate ad essere dannate, ma anche dannatamente simili." Samanta è una giovane 20enne con mille problemi sulle spalle. Dopo la morte del padre, deve badare alla madre alcolista e alla sorellina adolescente Ginevra. E come se non basta...