«Ma che cavolo state facendo?» brontolò Ginevra.
«Oh, mi Dio. Ginevra! OH, MIO DIO!» strepitai. Sicuramente non ci aspettavamo una sua miracolosa guarigione e ciò ci fece rimanere sbalorditi.
Guardammo perplessi la ragazzina che si sollevava dalle coperte in modo stanco.
«Come è possibile?» chiesi rivolgendomi a Colt che ancora teneva le mani sulle mie gambe.
«Ci ha preso per il culo!» affermò spiazzato accennando un sorrisetto. Si riferiva a Catt, ovviamente.
«Che... che fine ha fatto... c'era una tizia» gli occhi di Ginevra vagarono per la stanza atterriti. «Era... qui». Poi d'un tratto balzò nel letto e si afferrò la gola come se avesse smesso di respirare in quell'istante.
«Mi ha fatto qualcosa. Ho visto una nuvola strana e mi ha investita. No!» annaspò con le mani nelle lenzuola. Potevo quasi udire il suo battito scuoterle il petto. Si agitò e pianse. Colt si allungò e la bloccò nel letto per calmarla, ma questo la fece ancor di più spaventare e inavvertitamente scalciò colpendolo in pieno petto.
Il ragazzo traballò. Poi con un rapido movimento le affondò il palmo della mano sulla fronte e Ginevra ricadde tra le sue braccia svenuta.
«Ma che fai?» sbraitai.
«Era troppo agitata e...».
«Non è questo il modo giusto per tranquillizzare una quindicenne in pieno attacco di panico» lo rimproverai spingendolo via e adagiando nuovamente il corpo addormentato di Ginevra nel letto. Le accarezzai la fronte sulla quale era rimasto un segno rosso.
«Calmati un attimo e guarda» disse indicandomi un puntino sulla guancia pallida di lei. Un piccolo segno bianco era disegnato come un tatuaggio ed aveva la forma di una goccia. Passai le dita sopra di esso ma questo pareva essere tutt'uno con la pelle, e non appena lo sfiorai non successe nulla.
«Cos'è?» domandai impaurita.
«Una lacrima. E' stata questa a guarirla. Ma non durerà molto, il veleno di un demone è più potente di quanto si pensi».
«Una lacrima? Com'è possibile?» e subito dopo ricordai quella mattina. Non avevo fatto altro che disperarmi di fronte alla paralisi di Ginevra, l'avevo abbracciata e le mie lacrime le avevano inumidito il viso inespressivo. Allora capii.
«Hai dei poteri di angelo in te, adesso. Ricordi? Una tua lacrima ha potuto ristabilire momentaneamente la salute di tua sorella».
«Quindi mi basterebbe...».
«Aspetta, non saltare a conclusioni affrettate» mi interruppe Colt. «Se stai pensando di strizzarti fuori tutte le lacrime che riescono a produrre i tuoi bei occhietti, ti sbagli di grosso. La lacrima di un angelo è un dono magico, non succede sempre una cosa del genere» spiegò. Mi diedi della stupida da sola per averlo solo immaginato, e fu chiaro quanto poco ne sapessi sugli angeli.
«Ma tu... Colt ti prego!».
«Non sono un angelo. I mezzi demoni non piangono» proferì stizzito.
Strinsi il morbido cotone delle coperte nei pugni.
«Quindi è davvero l'unico modo? Devo andare da Sabastian» mormorai sempre più consapevole di ciò che mi aspettava. Colt, sebbene fosse d'accordo, non annuii ne mosse un muscolo. Ma poco dopo replicò: «Non baratterò la tua anima. E neanche tu dovresti farlo».
«Ma cosa... Come puoi dire una cosa del genere?».
«Non ti farò andare, Samanta».
«Devo andare».
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Chasm
Paranormal" Due anime destinate ad essere dannate, ma anche dannatamente simili." Samanta è una giovane 20enne con mille problemi sulle spalle. Dopo la morte del padre, deve badare alla madre alcolista e alla sorellina adolescente Ginevra. E come se non basta...