Capitolo 5

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La piazza di Naro e semi deserta come sempre. C'è sempre la stessa comitiva, rimasta uguale da quando ho memoria.
Siamo in pochi a Naro, e i ragazzi si conoscono tutti da anni. Me in primis. In paese mi salutano tutti.
In fondo sono Mariagrazia Barone. Sorella di Piero Barone. Solo questo. Sorella di una star famosa che oscurerà sempre qualsiasi cosa farò perché in fondo l'avrò fatta per merito suo.
Sono rassegnata a questo. Mi reputo troppo intelligente per struggermi per questo argomento. Sono fiera di quello che sono, per questo riesco ad amare mio fratello intensamente e non recriminargli assolutamente nulla.

Sono in Giro con Serena e ovviamente tutti i ragazzi vengono a salutarci.
Tra quelli anche Marco, che invece di congedarsi subito rimane con noi.
Sfilano davanti a me mille ragazze con cui ho avuto discussioni negli anni precedenti. Ognuna era interessata a me per mio fratello quindi ho preferito mandarle a Fanculo prima del tempo.

M: Mariagrazia posso dirti che sei ancora più bella oggi?
Mi dice Marco gentilmente.

M: grazie Leo.
Rispondo prendendolo in giro.
Leo e il soprannome che gli ho affibbiato e lo chiamo così da sempre.
Quando eravamo più piccoli si prodigava in dichiarazioni d'amore obbrobriose, e depresse che mi ricordavano il disagio e la tristezza di Leopardi senza il suo talento.
Da quei giorni lo chiamo Leo.

A lui non dispiace.

L: ho sentito che è tornato il principe. Come sta?
Dice con tono quasi innervosito. Non sopporta mio fratello. Motivo non ancora pervenuto.

M: "il principe" sta bene credo.
Rido per la definizione affibbiata a mio fratello. Tutto il paese lo chiama il principe di Naro.
Ma se fino a mezz'ora fa mangiava la torta con la marmellata sporcandosi totalmente la faccia e i vestiti.

Mi fa ridere questa cosa. La gente pensa che lui sia superiore perché è in grado di cantare bene. Lo trattano come un santino, ritenendosi fortunati se lo hanno toccato.
Ridicola idolatria.
Piero è un ragazzo normale.
Solo più ricco.

S: allora Leo, ti consiglio di non farti vedere troppo con noi perché c'è il gruppetto di Aurora che continua a fissare indisposto.
Lo punzecchia la mia amica.

Aurora è una con cui ho litigato tempo fa. Si avvicinò a me perché voleva conoscere Il volo.
Nemmeno il tempo di capirlo che già l'avevo mandata a cagare.
E invaghita di Marco ora credo, e manco a farlo a posta, mi odia.

L: di lei non mi frega niente e lo sapete quindi fate finta di non vederle.
Risponde indignato.

M: sarà, ma ti stanno fissando di brutto. Le piaci proprio eh?
Continuo ad infastidirlo con Serena che ride.

L: può darsi ma il mio cuore è impegnato.
È un altra colei che mi fa sospirare di notte.

Eccolo Leopardi.

Mi guarda dolcemente, mi fa quasi tenerezza. Quando dice queste cose penso quasi di cedere, magari una semplice uscita, o un bacio a fior di labbra. Non credo siano cose così gravi.
E poi è carino con quei capelli a spazzola biondi, gli occhi marroni scuri, e il sorriso angelico.

Poi però appena provo a dire qualcosa due occhi marroni, grandi, intensi, profondi, mi ritornano alla mente come un colpo di frusta, ricordandomi che e un altro colui che io voglio.

Così lascio le frasi di Leo senza una risposta precisa, dissimulando il disagio con una risata trattenuta.

Andiamo a prendere un gelato, tutti e tre e qui incontriamo il resto della nostra comitiva.
La giornata passa velocemente e in un attimo si è fatto tardi. È ora di cena.
Invito Serena a venire da me e accetta quasi subito.
Mentre siamo sulla strada di casa percorsa a piedi, a causa della mancanza di mezzi pubblici, gli pongo la domanda fucale.

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