Capitolo 23 Fine.

527 43 25
                                    

"Tutti noi abbiamo un filo che ci lega a qualcuno, ma la vita è imprevedibile e non sempre va bene
Spesso i fili si intrecciano l'uno con l'altro fino a che perdi la persona che ti appartiene"
Le parole meravigliose fuori uscite da questa canzone mi colpiscono il cuore facendolo tremare, perdendo battiti già troppi irregolari e discontinui.
"È come se non fossi stato mai abbastanza per te". La verità di questa frase mi colpisce in viso come un ramo dispettoso quando si cammina in una zona alberata.
Già, in fondo ho sempre pensato solo questo: non sono neanche lontanamente alla sua altezza.
L'ho capito qui, in Argentina. Mi è servito arrivare qua, vedere lui, conoscere anche se in maniera dolorosa la verità che lui in qualche modo voleva celarmi.
Conoscere il modo in cui una persona fa l'amore non vuol dire conoscerla interamente, e questo mio malgrado l'ho riscontrato sulla mia pelle.
Con i giorni passati qui sono riuscita a scoprire il nero e il marcio sotto la pelle di un ragazzo apparentemente dolce come il miele. Ho trovato la carne marcia coperta da uno strato di pelle perfetta, pelle d'oro. Stando qui ho capito la falsità di quegli occhi, che all'apparenza sanno spogliarti di tutti i pensieri e lasciarti inerme, aspettandolo, aspettando le sue carezze, i suoi baci che non sarebbero stati mai sinceri.
C'era qualcosa di strano e perverso in Ignazio. Qualcosa che a distanza di tempo ancora mi sfuggiva.

"Hai bisogno di me"
Glielo avevo sussurrato all'orecchio quella sera, con una convinzione presa chissà dove.
Lui aveva anche acconsentito.
La domanda lecita e: cosa è successo?
Perché ora Maria Grazia parli con un dolore strano, che non ti rispecchia? Perche quella ragazza solare e innamorata parla come se avesse il dente avvelenato, come se fosse stata punta dalla zanzara tigre più feroce? Perché ora la ragazza interessante di questa storia, quella "interesting" come diceva lui, ora parla con un nodo alla bocca dello stomaco, con il liquido acido prodotto  dallo stomaco che risale
per la trachea?
Perché si. Perché forse in questa notte maledetta ho capito che non vale la pena di continuare. Ho capito che quegli occhi scuri non fanno per me. Ho capito che non mi va più di essere alla sua merce, che posso avere di più, che ormai è finita. La magia dell'attrazione, il bisogno solo di sentirsi vicini, il sussurrarsi parole proibite, l'accarezzarsi  senza andare mai oltre quello ma con una grande voglia di farlo.
Ora in questa notte capisco che questa mia fantasia è crollata come crolla un castello di carte dopo una scossa troppo forte al tavolo. Le carte svolazzano per la stanza perdendo il senso, lasciando andare quelle forme geometriche che le rendevano composte e precise, così i miei sentimenti. Così i miei dolori. Sparsi e distrutti.
Ma decido di dire addio.
È uno strano senso di pace mi sorprende destandomi dal mio sogno confuso.
Il dolore immaginato lascia al posto ad una pace nostalgica.
Non mento un sorriso compare sul mio viso come ad auto consolarmi.
Non volevo sapere cosa fosse quel legame con Barbara. Perché c'era. L'avevo capito. Forse lei non era la donna buona che avevo immaginato.
Lui non era quello che sembrava.
Lo scoprire sbirciando dal suo cellulare tre giorni dopo il mio arrivo, aveva messo in luce un messaggio maledetto e doloroso.

"Ti amo, ricominciamo"
Alessandra.
Lui che le rispondeva che non vedeva l'ora di rivederla e che la perdonava.
Delusione numero 1.

Altra delusione. La numero 2
Mio fratello aveva fatto tutto di nascosto e anche Serena.
Li ho trovati mentre facevano sesso selvaggio nella sua stanza.
Lei era arrivata in sud America con l'aiuto di Barbara senza dirmi nulla. Trovarla avvinghiata a mio fratello era stato come ricevere una bacinella d'acqua ghiacciata diretta in faccia. Avevano agito alle mie spalle.
Piero, Serena, Barbara, Ignazio.
Tutti marci, sporchi come l'inferno.
Un orribile sapore mi arriva alla bocca.
Maledetti tutti.

Il cellulare ha perso quel importanza.
Ormai non è più l'unico mio legame con lui, ormai è  solo un oggetto inutile e noioso, se non fosse per la grande capacità di trasportarmi in mondi lontani con i mille libri scaricati su.
Ormai i social sono vuoti e superficiali. La gente che sorride ripresa in mille scatti fa scattare l'emozione più dolorosa della storia: l'invidia. Sì perché un po' l'amaro in bocca rimane, e una ragazza tradita si riscopre nostalgica e invidiosa di chi ama ed è amato intensamente, senza drammi ne disperazione.
Dire addio è stato un colpo di scena persino per me.
Salire su un aereo sola e rassegnata è stato un grande passo per me.
Potreste pensare che una fine così possa essere improvvisata e di cattivo gusto, ma è giusto così.
Mettere un punto quando troppe virgole sono state messe in precedenza, cancellare ogni voglia di continuare quel lungo tema che non aveva voglia di terminare.
Fissare un punto con la punta di una matita affilata in modo che anche se cancellato quel punto rimanga, incastrato dai filamenti di carta. Un blocco inarrestabile.
Nessuno ha tentato di fermarmi, nessuno ha tentato di spiegarmi.
Non avrebbe avuto senso, era tutto chiaro.
Agire alle mie spalle? No, in fondo non hanno fatto nulla contro la mia persona.
Ma mi sono sentita tradita.
Ignazio.
Dopo un sorriso di rammarico mi ha confessato che lei era tornata e che lui il no definitivo stavolta non lo aveva pronunciato,

Sì perché quei bellissimi capelli biondi ramati erano rimasti nella sua memoria. I suoi respiri erano tatuati sulla sua pelle. Come i suoi sulla mia. E a questo non si scappa.

Sollievo. Rassegnazione. Nostalgia? Si anche quella.
Ricordi.
Ma doveva andare così. È giusto così. Ognuno ha il suo mondo procrastinato, destinato. E a quello non si scappa.

Il mio mondo non era lui, non era l'aereo, non erano i viaggi per seguirlo.
Erano i libri, lo studio, il diploma, la laurea, un ragazzo per me, Leopardi magari.
Lui, o qualcuno che mi ami sinceramente. Ignazio si è preso la parte migliore dei miei pensieri, la parte più dolce del mio cuore e quella più grande del mio cervello. Ignazio ha preso le mie labbra facendole sue, rendendo indelebile il suo passaggio.
Egoista, maledetto.
Ma non mi pento di niente.
Emozioni così non ricapitano.
Quella voglia di sentirsi uniti, di volersi così forte da far perdere l'inibizione, il controllo.
Una voglia che sfociava con il vizio, con la lussuria. Una voglia che portava a toccarsi, a cercare di sfamare quella fame maledetta e illecita, quella voglia di possedersi, di essere posseduta.
Una passione durata quanto la fiamma di un incendio doloso, doloroso.
Un trasporto mai provato, un affetto mai sentito prima.
E mi mancherà sentire ogni mattina il suo profumo, mi mancherà rispecchiarmi in quegli occhi neri e scoprire che erano già su di me a bramarmi ancora di più di quanto io volessi lui. E mi mancherà quel sorriso raro e contagioso, quella risata stentata, quella voglia di vivere inespressa. E mi mancherà quella voce calorosa e affabile e mi mancherà il modo in cui pronunciava il mio nome anche per sbaglio. E mi mancherà il modo di camminare o di rimanere nascosto nell'ombra.
Mi mancheranno anche i suoi abiti così personali e comuni nonostante lui fosse un divo.
E mi mancherà l'essenza di essere desiderata, di essere speciale. E mi mancheranno quelle attenzioni maledette, quegli occhi su di me che mai avevano saputo scaldarmi così. Che anche a dicembre con i gradi sotto zero quegli occhi avevano forza abbastanza da riscaldarmi.

"Si dice meglio soli che mal accompagnati e sono sia
Solo che mal accompagnato
Perché quando sono solo io mi faccio compagnia"

E vedo ormai il cuore indurito quasi come pietra. Non risponde più. Non sento più dolore e questo fa paura. Non provare nulla, non sentire più quel dolore sordo al petto e allo stomaco causato da una delusione forte.

"Se avessi un cuore ti amerei"
Già, anche Annalisa sa.
"Se avessi un cuore io starei dalla tua parte.
Se avessi un cuore da aggiustare
Se avessi un cuore userei l'immaginazione
Se davvero avessi un cuore ti amerei"

Il cuore me lo hai strappato tu.
E io ora all'età di 18 anni sono qui a dirti addio, a riprendermi quei "ti amo" legati e spinti da chissà quale istinto, da quale passione.
È ora vorrei riprendermeli, vorrei averli tenuti per me, conservandoli per una persona che avesse veramente voluto riceverli.
Una domanda mi attanaglia la mente: ti ho fatto bene? Perché tu nel bene mi hai fatto conoscere me stessa. Quella che voleva altro oltre al mondo ovattato e costruito che possedeva prima. Mi hai fatto conoscere angoli di me che nemmeno io conoscevo, e ho scoperto di desiderare la libertà, grazie a te mi sono sentita stretta in un mondo che forse per me era troppo piccola.
La Sicilia mi sta stretta, il mondo mi sta largo, e mi stringo in me stessa cercando una dimensione. Cercando la soluzione a drammi creati solo adesso.

Un addio che sa di arrivederci, con tutti. Con il mondo, il mio.
Una sofferenza che sa di nostalgia e in qualche modo pace.

Un cuore scavato e un po' morto.
Lo sentì battere mentre l'aereo decolla verso l'Italia.
Batte regolare, forse agitato un po a causa della fobia del volo.

Chissà perché ora lo sento leggero.
Forse perché ne manca un pezzo consistente.
L'ho lasciato li, in America, esattamente tra le lenzuola della stanza 224 dove lui alloggiava, nascosto in un materasso che di coppie come noi ne avrà viste molte.
Un cuore alleggerito, un cuore disintegrato.
Un cuore nero, che aspetta solo di tornare al suo peso e colore naturale.

Un cuore morto, nostalgico, ma in pace.
La mia pace, il nostro addio.

Fine .

You are interesting (il volo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora