Capitolo 16

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Talvolta accade di perdere totalmente il contatto con la realtà. Talvolta si smette di pensare a tutto ciò che si è voluto, desiderato, agognato prima. Talvolta si smette di essere razionali capendo che la felicità la ragione e la concretezza non la portano. Talvolta ci si rende conto che il piacere assoluto di un abbraccio supera quello di un successo concreto. Talvolta ci si accorge che due braccia che stringono forte sono il massaggio più bello. Talvolta ci si accorge che un profumo naturale di una persona può essere migliore del l'odore di un campo di fiori selvatici. Talvolta ci si rende conto che il fastidio provocato da una barba ispida sulla faccia e più piacevole di una carezza.
Talvolta ci si accorge che il proprio nome pronunciato da quella e solo quella persona e' la melodia più bella, concorrente e vincente anche nei confronti di Mozart o Beethoven.
E io mi sono resa conto di tutto questo, ora, qui, che sono tra le sue braccia nel caldo ambiente argentino.
Odiavo l'America Latina. Perché mi aveva in un certo senso portato via Piero. Ma ora la amo, si la amo. Perché mi ha ridato seppur in parte l'unica cosa al mondo che per me conta davvero: Ignazio.

"Igna"
Sussurro al suo orecchio come se volessi che il mondo fuori non ci ascoltasse.
Nessuno deve sapere della sua esistenza. Nessuno deve farlo stare male.

Le sue braccia stringono debolmente e sento imbarazzo.

"Sei matta a venire qui"
Dice semplicemente poggiando le labbra sui miei capelli, l'unico punto che riesce a toccare con le labbra a causa della sua maledetta altezza.

"Bedda mia"
Continua e sento il suo sorriso sulla pelle.

Un colpo di tosse ci distrae e mi ricordo solo ora che purtroppo non è avvenuta nessuna catastrofe naturale o nessuna alluvione che abbia permesso che io e Ignazio potessimo rimanere da soli per sempre.

Mi volto verso quel suono è noto un Gianluca particolarmente a disagio e arrossato, a causa delle scale o del l'imbarazzo del momento.

"Nicuzza mia! Che fai abbracci prima lui e poi me?!"
Sento gridare da dentro la stanza. Un brivido freddo mi percorre la schiena e quasi la sento inarcarsi.
Poi, dopo un secondo che sembra un mese
Piero esce dalla stanza in tutto il suo splendore occhialuto con un grande sorriso.
Lo abbraccio con nemmeno la metà del l'intensità del primo abbraccio. Gli lascio un bacio sulla guancia. Ora sono al cento per cento tranquilla: non ha capito.

"A principessina mia!"
Mi stringe.

"Mary sei bellissima ma l'altezza non è proprio la tua dote eh! Guarda qua mi arrivi alla spalla!"

"Ha parlato mister metro e 70 qui. "
Ride e rido anche io.

"Calmo calmo, qui è basso anche il sottoscritto"
Allude Gianluca.

"L'unico baciato dalla fortuna è stato il bestione qui"
Cerca di scherzare Piero, e Ignazio apprezza lo sforzo sorridendo.

"È che ci vuoi fare. A chi tutto e a chi niente. Tu sei brutto e basso, io sono bello e alto. Tie!"
Fa ridere tutti con un gesto buffo.

I suoi occhi però, non ridono per niente.
Amore mio.. Cosa stai passando.

"Ma dai ancora sulla porta stai? Trasi dentro no?"
Mi incita Piero marcando con il nostro accento la "tr" e la "st".

"Preferirei andare in camera mia a posare le valigie prima, altrimenti porto solo peso inutile."

"Zitta, le portiamo noi!"
Dice Ignazio allegramente indicando se stesso e Gianluca.
Gianluca impallidisce. È così poco virile che non riuscirà nemmeno a portare il mio beuty case. Ma Ignazio continua a sorridere e Gian non ha la forza di obbiettare.

Io rimango in camera con Piero.
Mi accomodo su un letto.

"Bella sta camera Pie. Ah la vita da vip. Ti invidio. In queste situazioni suppongo che l'assalto delle fan ad ogni ora del giorno e della notte sia quasi sopportabile."

"Già."
Fa il vago.

"È la camera di Ignazio questa. Sei seduta sul suo letto"
Dice sorridendo appena.

"Oh, ok!"

"Andiamo al sodo mary bella. Perché sei venuta così di corsa in Argentina. E non dire perché sei mia sorella e ti mancavo tanto perché non attacca. So che ti manco, cioè si mi adori in fondo"
Dice pavoneggiandosi.

"A franz non vuoi nemmeno un quarto del mio bene, però è strano. Sei una tipa studiosa e attenta. Perché tu così ti sei buttata su un aereo per otto ore? "

Rimango impietrita non sapendo come rispondere. Cerco di girare la frittata.

"Se non ti faceva piacere bastava dirlo"
Rispondo scazzata cercando di frenare il mio timore.

"No ma che sei scema?"
Risponde impanicato.

" è ovvio che ti volevo, cioè sei mia sorella, ma mi sembra strano.. "

Lo fermo capendo che sto prendendo la strada giusta.

"Senti Pie ti ho visto solo soletto qui, siccome ho finito gli studi sono venuta a trovarti. Avevo voglia di fare un viaggetto tutto qui. Se ti dà fastidio riprendo le mie cose e vado via"
Metto il broncio.

"Dai mary! Sai che ti adoro!"
Si scioglie in un abbraccio.

Mi dispiace ingannarlo, ma è necessario.
La porta si riapre.

"Ah che teneri!"
Ammicca Gian estasiato.

"Smettetela che mi fate sentire la
Mancanza di Ernesto.."

"Perché non lo fai venire qui? Così magari si crea una love story qui! "
Mi fa l'occhiolino Piero.

All'istante lo guardò fulminandolo.
"Ma si! Infondo siete quasi coetanei!"

Mi volto impacciata verso il collega bono che più bono non si può di mio fratello. I miei occhi, il mio viso, la mia postura, tutto grida un "no" secco.

Guardo per un istante Ignazio e lui ricambia il mio sguardo.

"Già.. Sarebbe una buona idea. Ernesto è perfetto per te"
Dichiara lui alla fine.

Gli occhi smorti e il viso triste di chi ha perso tutto.

Lo guardo sentendo il dolore sulla pelle delle sue parole.

"Io.."
Rispondo sillabando.

"Va bene"
Mi rassegno.

Piero e Gian ridono, non accorgendosi di nulla.

"Hai visto Pie! Lo sapevo che le piaceva!"
Annuncia Gian.

"Ah però sempre a piccolina mia e! Quindi dici a Ernesto, mani apposto se no lo distruggo"

"È smettila di fare il siculo."
Se la ridono da soli mentre io e Ignazio siamo in silenzio.
Lui mi guarda un attimo e nei suoi occhi vedo risentimento.
Annuisce piano, io lo guardo con gli occhi sbarrati mimando un "no" con la testa.

"Non voglio Ernesto, voglio te!"
Vorrei gridargli. Ma lui non cede.

Esce dalla stanza concedendosi un sorriso, e sparisce.
Mi lascia qui a sentire le battute idiote di quei due, avendo una voglia matta di morire.

Volevo morire di lui. Come può non capirlo?
Esco dalla stanza anche io andando nella mia. Maledicendomi per quello stupido "va bene" che avrei anche potuto risparmiarmi.

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