Capitolo 13

415 37 17
                                    

La nostra fu una delle relazioni più brevi della storia. Il tempo di un bacio veloce, di uno sguardo sofferto, di una carezza rubata, di un sorriso spento.
È durata quanto un ciak di un regista. Quanto un flash di una macchina fotografica, quanto un lampo in un temporale estivo. Durata poco, ma disastrosa come un uragano.
Si, è stata una calamità naturale che ha sconvolto tutto.
La nostra è stata una delle storie più brevi e sofferte del mondo.
È passato ormai un mese dal nostro bacio, dal nostro momento, dalla mia confessione e dal nostro addio.
Piero è partito con lui e Gianluca per un'altra nuova avventura. Altri concerti, altre fan, altre storie, un' altra vita.
Ignazio non l'ho più sentito.
Le informazioni che ho, poche devo dire, le riprendo dai social e da quello che il mio caro fratellino pronuncia quando siamo in chiamata. Non mento, ogni volta che sento il suo nome un pezzettino piccolo di cuore va via.
In tutto ciò la ragazza di Ignazio era incinta ma il bambino non era suo.
La stupida ha cercato di incastrarlo ma un test del dna preteso dai legali de il volo, ha risolto l'arcano.
Ignazio era a terra, parole di Piero.
A suo dire si era già abituato all'idea ed era felice di avere un piccolo se tra le mani. Una vita nuova che facesse parte di lui, che fosse il suo ritratto.
Non avrebbe visto l'ora di osservare il sorriso di quella creatura e insieme alla madre decidere a chi assomigliasse di più. Magari litigare su un idea diversa.
Piero dice che talvolta Ignazio si perde nei suoi pensieri e non parla, non sorride, non scherza  per minuti interi.
Un silenzio anormale che fa preoccupare tutti.
Piero dice che i suoi occhi diventano vacui, quasi come se fossero vuoti, inespressivi.
Piero dice che Ignazio in quei momenti sembra privo di vita.
Come se la notizia che Alessandra volesse solo prenderlo in giro per i suoi soldi, Ignazio avesse perso ogni certeZza. Piero dice che lui non lo ammetterebbe mai ma tutti sanno quanto lo abbia ferito tutto questo.
Non mento, lotterei per andare lì e stargli vicino.
Dopo un mese sono forse più innamorata di prima.
Ma la storia deve finire.

So i miei limiti e so che lui non mi vedrà mai in quel modo.
Devo rassegnarmi a vivere in questo paradiso oscuro che è l'amore per lui.
E mi perdo, sì a volte capita.
Capita di soffrire e di affogare nei ricordi.
Ma non ho rimpianti. Per lui ho messo in gioco ogni mia carta, ma la partita è andata male e con le carte anche se tutte giocate se sono scadenti non vinci.
E io ho perso in maniera eclatante.
Non mento però, vorrei averlo qui. Vorrei abbracciarlo solo per sentire il suo odore sulla pelle un' altra volta.
Lui non mi ha cercata e io nemmeno.
L'ultimo contatto fu quello dei nostri occhi mentre l'auto che lo avrebbe accompagnato a casa partiva.
E si, si è portato il mio cuore dietro.
Il suono della notifica Skype mi suggerisce che Piero chiama.
Risposto subito.

Dopo i primi affettuosi saluti, inizia a parlare del tour e di quanto lui e Gian siamo felici.
Stranamente non nomina Ignazio e io non oso domandarne il motivo.
Alla chiamata si aggiunge mia madre. Ridiamo dopo le battute oscene di Piero e io passo a raccontagli la mia giornata.
Dopo un po' alla porta della camera di Piero qualcuno bussa.
Si accinge ad aprire e lascia il computer esattamente di fronte all'entrata. Possiamo vedere esattamente chi è.
La porta si apre e vediamo Ignazio. Il suo respiro e affannato e stanco.
Non riesco a vedere bene ma credo stia piangendo e nello stesso momento il mio cuore si frantuma. Non emettiamo suoni e Ignazio non dà il tempo a Piero di dire che ci siamo anche noi.
Lo abbraccia forte, lo stringe cercando conforto che Piero basso com'è non riesce a dargli.
"Credevo davvero di essere diventato padre Pie. Sentivo quella sensazione sulla pelle, come se tutto ciò che ho fatto nella vita da quel momento avrebbe avuto senso. Mi sono sentito come se avessi uno scopo nuovo nella vita. Mi sentivo vivo. Il pensiero di aver dato vita ad una persona mi faceva sorridere e ridere. È ora? Ora sono nulla. Mi sento nulla. Perché mi ha fatto questo Pie?"

Mio fratello lo stringe.
Dimentica che ci siamo noi.
Io inizio a lacrimare senza freni.
Posò la mano sulla bocca per fermare i suoni.

"Mi dispiace fratello. Mi dispiace tantissimo."

Ignazio piange più forte. Finalmente si è sfogato. Finalmente ha confessato almeno a Piero cosa lo torturava.

Mia madre si lascia sfuggire un lamento provocato dal pianto.
Ignazio fa un piccolo balzo poi si accorge di noi.
Si volta, si asciuga le lacrime.

"Salve! Non.. Non mi ero accorto di voi. Che figura!"
Ride fintamente ma quella risata nasconde nuove lacrime.
Lo guardo e dio, vorrei rompere quello schermo e stringerlo forte, più forte che mai.
Mia madre lo tranquillizza. Piero gli chiede scusa.
E imbarazzato.
"dimenticate quello che avete visto, vi prego" implora.
Tiro su con il naso annuendo.
"Devo andare"
Scappa via, fuori dalla stanza di Piero.

Mio fratello stacca la chiamata per correre da lui, e noi rimaniamo statici, aspettando notiZie.
Senza ripensamenti afferro il telefono e digito rapida un messaggio.

"Darei la vita per non vederti più stare così male. Nonostante tutto ti voglio bene e non vorrei mai vederti soffrire. Non so cosa stai provando ma giuro farei di tutto per farti dimenticare tutto il male. Mi dispiace per tutto."
Invio.

Dopo pochi minuti mi arriva una risposta.

"È fottutamente sbagliato, ma vorrei che tu fossi qui"

È bastato questo per farmi prendere la decisione più pazza della storia.
Il giorno dopo ero su un aereo, direzione Argentina.
Sono pazza? Forse. Ma per lui, cazzo per lui finirei i miei giorni in un manicomio con un sorriso sgargiante sulle labbra.
Per lui. Ne sarebbe sempre valsa la pena

You are interesting (il volo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora