Dieci

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Harry odiava davvero i pranzi di famiglia. Era sempre goffo e gli venivano poste molte domande. Si sentiva come se il suo cervello fosse spremuto da mani invisibili e che i suoi polmoni non avessero aria.

"Harry! Sono tutti qui!", urlò sua madre dalle scale. Harry finì di chiudere la sua camicia e acconciò i suoi capelli con le dita tremolanti. Non era pronto per quello. Nemmeno un po'.

"Sto arrivando!", urlò di rimando. Si controllò due volte nello specchio prima di lasciare la sicurezza della sua stanza. Riusciva a sentirli tutti parlare di sotto e deglutì prima di saltare giù per le scale. Entrò nella calda stanza principale per essere salutato da sua zia, suo zio e i nonni.

"Harry, come stai?", sorrise sua zia. Harry ricambiò con un debole sorriso e si spostò per sedersi accanto a sua madre sul divano.

"Sto bene. Tu come stai?", chiese educatamente. Non gli piacevano davvero quegli eventi – soprattutto perché sua zia e suo zio lo mettevano a disagio. I loro figli erano tutti più grandi e si erano trasferiti, ma avevano delle vite perfette. Si aspettavano lo stesso dai figli di Anne, ma Harry si sentiva come se avesse scombussolato il quadretto.

"Sto alla grande, tesoro. Lavori ancora da McDonalds?", chiese. Il suo tono era dolce in modo nauseabondo e il suo sorriso era finto. Lei era scioccata che Harry avesse avuto un lavoro lì.

"Sì. Ha anche guadagnato una buona quantità di soldi", cinguettò Anne, difendendo suo figlio. Sapeva come si sentiva Harry riguardo a questi giorni, ma non poteva fare a meno di invitare sua sorella.

"Quando pranziamo?", cambiò soggetto il nonno di Harry. Harry rilasciò un piccolo respiro e le sorrise grato.

"Presto. Dovremmo andare al tavolo", Anne disse loro. Si alzarono tutti in piedi e camminarono verso la sala da pranzo. Tutti presero posto e la sedia davanti a Harry era vuota. Gemma sarebbe dovuta sedersi lì ed Harry avrebbe davvero voluto che lei ci fosse.

"Quindi, Harry, qualche fidanzata?", fece un sorrisetto suo zio. Harry abbassò lo sguardo sul suo grembo perché suo zio sapeva che lui era gay. Sapeva fottutamente bene che Harry non aveva una ragazza.

"No", gli disse Harry sommessamente.

"Tua madre mi ha detto che hai un appuntamento domenica", sua nonna sorrise, "Louis penso abbia detto?".

Harry alzò lo sguardo e un sorriso apparve sul suo viso nel momento in cui disse il nome di Louis. Annuì e le era così grato per la sua comprensione.

"Sì. Frequenta la mia scuola e abbiamo iniziato a parlare di recente", sorrise Harry.

"E' fico", scherzò Robin e le guance di Harry si colorarono, ma annuì.

"Louis? Sei ancora in quella fase?", chiese suo zio. L'intero tavolo lo guardò e Anne sbatté i club sandwich sul tavolo, contrariata.

"Non la chiamerei una fase", gli disse Harry. Suo zio era sempre stato chiuso di mente e Harry lo odiava. Odiava questi pranzi e odiava i comportamenti ingiusti.

"Anne, dovresti parlare con lui", si rivolse suo zio a sua madre, ignorando Harry.

"Gli parlo abbastanza. È felice, quindi sono felice. Per favore, mangia il tuo cibo", disse Anne, il tono tagliente. Amava sua sorella, ma aveva sposato uno stronzo.

Mangiarono tutti in silenzio e i genitori e i nonni gli fecero dei caldi e comprensivi sorrisi.

"Quindi, hai deciso cosa vuoi fare dopo il liceo?", sua zia disse di nuovo. Harry sentì il suo stomaco rivoltarsi e scosse la testa.

"Non ancora. Vivo il momento", le disse Harry. Lei roteò gli occhi e si voltò verso la sorella.

"Devi fargli pressione. L'ho fatto con i miei figli e guarda dove sono arrivati. Se continui a fargli perdere tempo, lavorerà per sempre al McDonalds. Non concluderà niente", le disse.

Killing Time - Larry Stylinson (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora