Robert Clifford, lo stimato studente della Sydney High School, non aveva mai bevuto in vita sua. Era un esempio da seguire lui, sempre così dannatamente perfetto, così gentile da far venire la nausea. Eppure in quell'esatto momento la perfezione stava tacchettando sopra il pavimento sudicio di un pub, c'era da chiedersi se stesse finendo il mondo. Perché Robert Clifford se fosse stato in Australia non avrebbe mai poggiato le mani sul bancone e chiesto quello che avevano di più forte, ma adesso il biondino stava seduto su uno sgabello di un remoto locale Newyorkese e non stava finendo il mondo. –Che succede,piccoletto?- non aveva proprio voglia di parlare, quindi rimase chiuso nel suo silenzio, perché non voleva rispondere a uno sconosciuto che lo aveva appena chiamato "piccoletto" ma chi lo conosceva? Quando gli si parò davanti il bicchiere con quello che di più forte avevano, decise di alzare lo sguardo. Robert Clifford aveva studiato la genetica, aveva studiato un sacco per quel dannatissimo test di scienze, sapeva che non esisteva nessun viso uguale ad un altro, sapeva che i cloni non esistevano, ma adesso Clifford si ritrovava davanti un ragazzo biondo con gli occhi azzurri come al cielo, il naso all'insù, la mascella pronunciata, un piercing nero nel labbro inferiore a contrastare con il pallore della sua pelle e per la miseria, Robert poteva giurare che davanti a lui non ci fosse uno specchio, ma un barman di un sudicio pub newyorkese, allora perché vedeva il suo riflesso? Non ci volle molte per notare che lo sguardo del barista fosse molto simile a quello che aveva appena messo su il ragazzo. Nessuno lì dentro avrebbe potuto negare la loro somiglianza e non avrebbe nemmeno saputo spiegarsi perché quei due sconosciuti fossero così uguali –Chi sei?- chiese quasi ringhiando il ragazzo dietro il bancone –Io sono uno studente in viaggio a New York- rispose l'altro prima di bere il suo drink. Va bene che non reggeva bene l'alcool ma non aveva ancora nemmeno bevuto, per questo escluse la possibilità che quella fosse una visione. –Tu chi sei piuttosto?- il rumore sordo del bicchiere appena poggiato sul legno lucido fece ridestare il barman. Come risposta si indicò –Una persona confusa.- l'altro rise. "Hai una persona uguale a te davanti, cazzo ridi? " pensò il ragazzo. Tutto quello era inquietante, iniziò a massaggiarsi il mento con un accenno di barba. Ecco la differenza tra lui e l'altro. Il barman aveva la barba bionda a contornargli il mento, lui no. Mise su un piccolo sorriso. Alla fine non erano così uguali –Siamo uguali- "come non detto." –Come ti chiami?- e Robert poteva giurare di non essere ubriaco, ma anche di avergli riso in faccia a quella domanda. –Robert Clifford, lei signore?- l'altro si asciugò le mani nel grembiule grigio –Luke Hemmings- gli porse la mano che il ragazzino si affrettò a stringere. –Che ci fai qui?- Luke stava davvero cercando di intavolare un discorso? Come se quello che si ritrovavano davanti, ovvero loro stessi, fosse normale –Viaggio studio, tu?- l'altro rise, mentre mescolava qualcosa che aveva ordinato un certo signore infondo –Io ci vivo, qui. Perché sei qui?-
-Stud- prima che potesse continuare, Luke lo interruppe –Qui in questo pub--Ah. Voglio dimenticare.- dimenticare. –Cosa?- in realtà non lo sapeva nemmeno lui. Era andato a New York per tre mesi, per studiare, non per ubriacarsi, ma poi c'erastata quella scommessa. Brividi. –Mio fratello- buttò lì. Michael per la prima volta non c'entrava nulla, ma aveva sempre dato la colpa a lui per qualsiasi cosa. –Tuo fratello?- chiese con un ghigno. Tutti hanno dei fratelli stronzi, pensò che Robert fosse un vero vittimista, perché aveva ordinato quello che c'era di più forte per una marachella del fratello. In realtà Luke gli aveva dato un po' di coke con della redbull "quello che di più forte aveva" –Che ti ha fatto tuo fratello?- l'altro lo guardò.Aveva deciso di non bere più, perché aveva un ragazzo uguale a lui davanti e non poteva rischiare di vederlo cavalcare draghi –Mi rovina la vita. E' quello cool- incorniciò quella parola imitando delle virgolette –io sono il secchione e mi prende in giro. Devo andare a studiare in biblioteca perché lui se ne scopa un sacco ed io non voglio sentirli i suoi ragazzi- le labbra del barman si spaccarono in un sorriso–ragazzi?- l'altro annuì senza pensarci troppo. Il sorriso di Luke non era divertito, era interessato, era un sorriso beffardo. Gli interessavano i ragazzi. Era così sicuro di sé da volersi scopare il suo clone? –Non posso stare ancora a casa con lui, lo odio. Da morire.- il barman si allontanò e per quanto Robert volesse allontanarsi da lui, non ci riusciva. Non sapeva se voleva altro da bere oppure voleva ancora capire cosa stesse succedendo. Perché non stava parlando con il suo riflesso. Almeno credeva. Probabilmente era così ubriaco da non ricordarsi di esserlo. Scosse la testa come per cacciare quei pensieri. Luke tornò poco dopo, sempre con lo stesso sorriso. –Piccoletto, io sto qui a spaccarmi il culo per potermi pagare l'affitto di un appartamento più schifoso di questa topaia- il proprietario lo guardò male, lui fece finta diavere una zip sulle labbra e la chiuse. Robert analizzò i suoi movimenti, capì che era molto diverso da lui. I suoi modi erano strani, lui lo era. –Guarda ti auguro un giorno con mio fratello!- si girò verso di lui –Ed io un giorno a lavorare qui, in questo bellissimo posto- fece l'occhiolino al suo boss che come risposta alzò un pollice. Sorrise mentre si girava verso il biondino –Ne vuoi ancora?- indicò il bicchiere che giaceva davanti a Rob,che in risposta scosse la testa. Passarono le ore. Robert poteva giurare di non aver bevuto più nulla, se non acqua. Poteva garantire a chiunque che era sobrio, che stava bene, che non era impazzito. Ma allora perché adesso stava pronunciando quelle parole? Se Robert Clifford era in sé perché stava chiedendo ad uno sconosciuto che gli somigliava fin troppo di scambiarsi le vite. –Stai dicendo che io dovrei sopportare per tre mesi tuo fratello e la tua super villona?- Robert annuì –Ci sto- forse aveva proposto quel piano perché credeva di essere pazzo ma non che Luke lo fosse anche di più, perché aveva appena accettato. Poteva anche dire di non crederci, di non credere di aver davvero fatto quell'accordo. Voleva davvero non credere a tutto quello. Ma come poteva se adesso stava dormendo nel letto di Luke Hemmings.
NdA
Bene bene cosa abbiamo qui? La mia prima Muke *si commuove*
Ho pubblicato questo prologo arrandom.
Prima di continuare con il primo capitolo, devo chiarire alcune cose.
-Robert e Luke ovviamente sono la stessa persona, vi ho messo sopra una foto per farvi capire qual è la leggerissima differenza.
-Ci saranno i cloni di tutti, infatti presto incontreremo Thomas che è la versione Punk di Calum e Fletcher che è la versione Ashton di Ashton (wtf?) e infine Gwendolyn (Gwen) che è la versione femminile di Mikey, vi allegherò la foto di questi tre individui nei prossimi capitoli.
- Il nome di ogni capitolo non c'entra nulla con il contenuto, ho solo voluto mettere come titolo le canzoni che mi hanno ispirata mentre li scrivevo.
- Vedrete alcune delle band che amo comparire in questa storia.
- Aggiornerò ogni lunedì e sabato, la storia è Muke quindi ci saranno 5 capitoli dedicati a Robert e dieci a Luke e Michael. Saranno in tutto 18 capitoli credo.
☆Penso sia tutto, per adesso sono soltanto ai primi cinque capitoli, spero di essere sempre puntale con gli aggiornamenti e che questa storia possa piacervi!
Sara sparisce, ciá! 💕 *lancia polverina magica*Link canzone: https://www.youtube.com/watch?v=6bSM4_Q5nW4
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Il posto dei santi; Muke
FanfictionCoraggio e paura. Voglia di vivere e voglia nascondersi. Le stelle e la terra. Il verde e il blu. Due protagonisti, due storie diverse, tanti fraintendimenti. Troppi baci. //Michael Clifford- 20 Luke Hemmings- 21 Robert Clifford- 18 Gwen - 21//