A change of heart

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Indifferenza, quella parola lo terrorizzava. Lui stava lì, seduto sul gradino del pub e aveva una tempesta dentro, ma. Le persone gli passavano davanti, ignorandolo, come se non ci fosse. Alcuni si mettevano a fissarlo incuriositi, chi lo conosceva gli faceva un cenno, ma nessuno si fermava. Increspò le labbra attorno alla sigaretta, lasciò che il fumo gli sporcasse la lingua, che entrasse nei suoi polmoni, per poi buttarlo fuori dalle narici. Ci pensò su, e si rese conto che nemmeno lui sapeva cosa passasse per la testa alla gente, non sapeva se ci fosse una tempesta anche dentro loro o se fossero felici. Ognuno combatteva una guerra, tutti lo facevano in silenzio. Non potette che chiedersi il perché. Se solo la gente riuscisse a comunicare, invece di ignorarsi. Odiava quell'indifferenza, odiava non sapere niente di nessuno e che nessuno si soffermasse su di lui. Sentì un colpo alla spalla e alzò lo sguardo –Va tutto bene?- gli chiese Brendon prima di scivolare accanto a lui. Annuì e inspirò per un'ultima volta. Quando gettò la sigaretta sul marciapiedi il maggiore lo fulminò –Lo dobbiamo tenere pulito-
-Tuo padre non saprà mai che sono stato io, guarda quante cicche ci sono- allargò il braccio evidenziando la vastità di spazzatura che copriva l'intera via. –Non va tutto bene, vero?-
-No, per niente- stropicciò le labbra, strappando un lembo di pelle quasi invisibile. –Brendon, non mi dire che me la sono cercata, okay?-
-Okay, però...però non puoi stare così. -
-Così come?-
-Guardati, hai perso peso, ancora. Da quant'è che non ti dai una rasata? E puzzi di alcool peggio di me.- Luke si accarezzò il mento con due dita, aveva ragione. Non toglieva la barba da un bel pezzo, forse doveva togliersela. Probabilmente doveva darsi un aspetto un po' più umano, ma non gli andava. –Non mi va-
-Di?-
-Di rasarmi.-
-Potresti almeno lavarti- alzò un braccio annusando l'ascella. Non puzzava, non era vero che non aveva cura di sé. Faceva sempre la doccia, non voleva soltanto voglia di sbarbarsi o cambiare maglietta. Gli piaceva come gli stesse quella bianca, gli piaceva come gli calzasse corta lasciando intravedere la cintura consumata. –Io mi lavo, è la maglietta che è sporca-
-E perché non la cambi?-
- Perché non m-
-Perché non ti va,okay.- Luke sorrise al suo amico. C'era una domanda che gli picchiettava testa da quanto era tornato, un mese fa. Non capiva come Brendon riuscisse ancora a preoccuparsi per lui, nonostante l'avesse preso in giro. Gli aveva mentito per tre mesi, non c'era stato e non gli aveva ancora chiesto se andasse tutto bene, eppure, lui era lì. Lo fissava preoccupato e continuava a convincerlo di togliere quella maglietta. Quando ci fu abbastanza silenzio, quando le macchine sembrarono fermarsi insieme al respiro del biondo, lui proferì parola –Tu come stai?- gli chiese piantando gli occhi nei suoi. Si sentirono delle ruote strofinare sull'asfalto, una porta aprirsi e basta. Il respiro dei due amici fu l'unica cosa che riempì il silenzio. –Bene- rispose Brendon mentre si strofinava le mani sulle cosce. –Sicuro?- incurvò un angolo della bocca e annuì –Sicuro-
-Scusa-
-Per avermi chiesto come sto?-
-Per averlo fatto solo adesso- il moro gli diede una pacca sulla spalla prima di mettersi in piedi –Non fa niente, adesso entriamo che fa freddo-.

Adagiò la maglietta sopra il porta asciugamani ed entrò nel box doccia, lasciando che l'acqua si scontrasse contro la pelle pallida. Forse Brendon aveva ragione, forse doveva davvero darsi una mossa, andare avanti. Quella maglia non gliel'avrebbe portato indietro, anche se da un lato lo sperava. Non faceva più il suo profumo, d'altronde l'aveva messa una sola volta, adesso faceva solo puzza di fritto e alcool. Doveva rassegnarsi al fatto che lui non avrebbe mai più rivisto quel ragazzo, per quanto gli mancasse, Michael era stata un'avventura, niente di più. Doveva finirla con questa storia dell'amore della sua vita, non erano destinati a stare insieme. Non sarebbe finita in quel modo altrimenti. Non sapeva nemmeno lui da quanto tempo avesse iniziato a credere nel destino. Solo che era l'unica cosa che gli era rimasta. Lui non poteva cambiare le cose e nessun'altro poteva farlo al posto suo. Luke sarebbe dovuto andare avanti, convincendosi del fatto che probabilmente Michael l'avesse già fatto. Nessuno gli stava impedendo di prendere in mano la sua vita, eppure lui non voleva farlo, come se avesse una morsa attorno alle spalle. Quando anche solo provava ad andare avanti, a sentirsi felice senza lui, i sensi di colpa lo consumavano.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 01, 2016 ⏰

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