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Luke osservò come l'addome di Michael si muovesse lentamente, una lentezza quasi ipnotica. Rimase con la testa poggiata sulla mano per quelli che sembravano secoli, il corvino dormiva tranquillamente. Aveva gli occhi serrati e le labbra rosse leggermente schiuse, i capelli incollati alla fronte stonavano con quella visione angelica. Chiuse gli occhi per un attimo, immaginando che Michael potesse essere davvero per sempre suo, che non lo avrebbe dovuto lasciare qualche settimana dopo, fingendo poi che non fosse mai esistito. Quando li riaprì il fratello lo stava osservando, era già sveglio. Gli poggiò una mano sulla guancia e con il pollice asciugò una lacrima che era scesa dai suoi occhi quasi fosse un fantasma, silenziosa e quasi invisibile. Michael però l'aveva notata. –Perché piangi?-
-Non stavo piangendo, ho solo sbadigliato- sorrise e si mise in piedi. Il moro si beò della vista della sua figura scultorea, la schiena sembrava scolpita da Michelangelo e il sedere era quasi un dono di Dio.
Profano e Divino, amava unire le due cose. –Perché ti stai coprendo?-
-Non dovrei?- scosse la testa, quando però Luke si avvicinò per baciarlo, la voce di loro madre da sotto li richiamò per fare colazione. –Arriviamo!- si infilò la maglietta e uscì dalla stanza. Dopo la prima volta, Michael e Luke, avevano battezzato quasi mezza casa. Erano riusciti a consumarsi anche sul letto di Karen e Daryl. Il biondino sorrise, perché a lui proprio faceva rivoltare lo stomaco farlo su quel letto, ma Michael non era facilmente contrastabile. Infatti pochi minuti dopo, Luke si era ritrovato a gemere mentre l'altro era incastrato dentro di lui. Nonostante si lasciassero prendere dal momento, cercavano di trattenersi in presenza dei genitori. Non avevano mai manco provato a farlo mentre erano a casa, era successo solo la prima volta e avevano rischiato anche troppo. Appena scese l'ultimo gradino ed entrò in cucina, Karen era già. Vestita e perfettamente sveglia, era ancora un mistero come potesse essere già pienamente sveglia alle sei di mattina. –Buongiorno tesoro- la donna gli stampò un bacio sulla guancia e lo fece accomodare su uno degli sgabelli, osservò la penisola e sorrise. Anche lì erano riusciti a concedersi. Quando Michael arrivò in cucina diede un pizzicotto sul sedere al fratello che sobbalzò sul posto lanciandogli un'occhiataccia. –Ragazzi, io devo scappare subito, quindi tenete!- gli posò malamente due tazze piene di cereali e latte, che sboccò appena per l'appoggio brusco. Appena Luke alzò lo sguardo e incrociò gli occhi di Karen gli balenò in testa il pensiero che forse gli sarebbe mancata anche lei. Cercò di cacciare via quei pensieri, il giorno della partenza si stava avvicinando e lui rifiutava con tutto sé stesso che tutto quello che era successo fosse possibile. Si imponeva di non pensarci e di andare avanti con quella "vita", che alla fine tornato a New York tutto sarebbe tornato alla normalità e lui si sarebbe dimenticato di quell'avventura. Era questo quello che pensava, ma non ci credeva manco per niente. Tornato a New York avrebbe ripreso la sua vita normale, anche se ormai trovava più normale questa e non si sarebbe dimenticato di quell'avventura, non avrebbe dimenticato Michael. –Michael tu devi andare a lavoro, oggi Ramsay non può mancare a scuola per-

-per le prove dei Marianas Trench- continuò il biondino. Oggi a scuola sarebbe stata un giornata pesante, sarebbe dovuto rimanere lì per tutto il giorno per esercitarsi per il ballo d'inverno, le feste più squallide venivano organizzate tutte in quella scuola. Per quanto odiasse dover stare lì doveva farlo e la sua unica consolazione era Ashton, che stranamente era entusiasta di dover stare quasi ogni giorno alle prove. In poco tempo la casa di svuotò completamente, rimasero solo Luke, Michael e due tazze di cereali semi vuote. –A che ora ci devi andare a lavoro?- il moro alzò lo sguardo puntandolo sull'orologio che stava sopra il frigo –Fra poco, ci andiamo a preparare?- annuì e salirono insieme verso la camera del minore. Luke poteva ritenere quella camera sua, non stava mai in quella di Robert. Usava i vestiti di Michael quindi non ci andava manco per cambiarsi. Il corvino si sfilò la maglietta bianca sostituendola a quella rosso ciliegia del negozio. Luke rimase disteso nel letto, non aveva nessuna fretta, sarebbe entrato comunque alle otto e avrebbe dovuto aspettare Ash che lo passasse a prendere. Poteva godersi le gambe nude dell'altro che si muovevano in cerca dei pantaloni grigi che gli servivano. –Probabilmente sono tra la biancheria sporca-
-Merda e adesso? Non vuole che ci vado con i jeans- l'altro alzò le spalle, evidenziando il fatto che lui non potesse aiutarlo –alla fine il prof non c'è al negozio- ponderò sulle parole del fratello – Ma torna e io sarò lì, con i jeans.-
-Vacci così- Luke lo indicò con un sorriso divertito. Michael alzò un sopracciglio e si rimise alla ricerca di quei pantaloni. Il biondino iniziò a mordersi le labbra, aspettando che il fratello si girasse verso di lui, quando si rese conto che non l'avrebbe mai fatto, gattonò sul letto. Si avvicinò al corvino e lo girò verso di lui per i fianchi –C'è qualcosa che potrebbe farti stare meglio?- chiese allungando le mani verso i boxer di Michael. Lo sentì irrigidirsi sotto il suo tocco. Gli spostò le mani e lo guardò accipigliato –Che c'è?- il biondino insistette sull'appena accennata erezione dell'altro, che ancora una volta lo respinse.
Nella mente di Michael stavano passando le immagini di quell'incubo, il fratello inginocchiato davanti a lui e la madre che li guardava sconcertata. –No..- ingoiò a fatica il groppo che gli occupava la gola e continuò- Non voglio che tu lo faccia, è troppo strano.- il biondino si lasciò sfuggire una risata, per poi rendersi conto che no. Lui non poteva capire Michael e doveva essere il più discreto possibile, perché sotto gli occhi dell'altro era un situazione difficile. –Okay- annuì e si mise a gambe incrociate sulla punta del materasso. Michael, invece, sparì in bagno.
Si appisolò per qualche minuto, la sera prima avevano fatto tardi ed era stanchissimo. Maledì con tutto se stesso di non aver saputo dire di no al fratello e , infondo, anche a sé stesso. Sentì qualcuno gettarsi addosso e quando aprì gli occhi, le iridi verdi di Michael lo travolsero, sentì che i suoi pantaloni venivano sfilati. Il corvino posò gli un bacio leggero sulle labbra e poi si sentì sollevare. I suoi occhi si posavano su ogni spazio di pelle del maggiore. Sentì una pressione nella sua apertura e poi un dito bitorzoluto infilarsi cautamente. Gli stampò un altro bacio, mentre portava la testa indietro nell'attesa di abituarsi a quel contatto. Non appena il suo corpo si accomodò a quella presenza, Michael infilò il secondo dito. Un altro bacio, questa volta era stato il biondino. Nessuno voleva parlare, quello bastava. Quello che stava succedendo era estremamente romantico e dolce. Il minore dipendeva dagli occhi di Luke, non osava staccarsi da loro. Faceva tutto con una lentezza ammaliante, chiedeva il permesso. Il corpo dell'altro era talmente abituato a quello, che era lui stesso a dare il consenso, permettendo al suo padrone di tacere. Quando arrivò un morso sul labbro inferiore, Luke capì che Michael si stava facendo spazio dentro di lui. Fece entrare il suo membro lentamente e il biondino incurvò la schiena, che venne mantenuta con entrambe le mani dell'altro. Quando la sua erezione entrò completamente con un colpo di reni, l'altro urlò. Non temeva di essere scoperto.
Poi tutta la dolcezza e l'intimità di qualche attimo prima sparì, Michael iniziò a muoversi dentro di lui prepotentemente. Assestava colpi secchi, alternandoli a entrate più caute, che portavano Luke al limite. Strette le spalle pallide dell'altro e lo implorò di "muoversi", in risposta ricevette una risata roca e un –Lo sto già facendo- e poi ancora silenzio. –Porca Troia, Michael!- gemette mentre l'altro aumentava la pressione –Ci baci tua madre con quella bocca?-.

Il posto dei santi; MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora