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Attenzione:
Capitolo contenente scene smut.

Era le undici e dieci minuti, Ben e Jack non erano ancora tornati. Per Luke era stata una giornata pesante. Aveva fatto coming out durante l'ora di pranzo. Non riusciva a dormire perchè gli occhi di suo padre lo perseguitavano nei suoi sogni. Dicevano di odiarlo, di volerlo morto e non sapeva come lo sguardo di un papà potesse trasmettere tutto quell'odio. Sua madre era delusa, aveva iniziato a piangere per poi dirgli "Ti odio, tu non sei mio figlio".
Luke poteva dire con ogni certezza che una lama infilata in pieno petto avrebbe fatto meno male. I suoi fratelli non c'erano, ma erano stati proprio loro a dargli il coraggio di dirlo ai suoi genitori.
Adesso il biondino, quel piccolo ragazzo di sedici anni, stava accovacciato davanti alla finestra di casa sua. "Casa" ripetè nella sua testa. Quella non era piú casa sua, glielo aveva detto sua madre sempre a pranzo, se lui non era suo figlio quella non era casa sua.
Asciugò -con la manica della felpa blu dei Blink- la lacrima che era riuscita a sfuggire dal suo sguardo serio rivolto al giardino vuoto di quella struttura. Quella felpa gliel'aveva regalata Michael, l'unico amico che era ancora accanto a lui. Luke aveva perso tutto, amici e famiglia. L'unica constante della sua vita era quel ragazzo con i capelli neri che gli lasciava sempre frasi di incoraggiamento sopra il banco, nascondeva sempre quei foglietti gelosamente. Era una cosa loro, non voleva che qualcun'altro sapesse di quello che c'era tra loro. Non perchè se ne vergognava, ma perchè la riteneva una cosa fin troppo sua. Gli occhi come la pece di Michael erano suoi come anche le mani nodose e quelle labbra rosse erano sue, soltanto di Luke.

Quando vide che l'orologio segnava l'una meno venti decise che era l'ora di smettere di aspettare i suoi fratelli. Si mise un paio di skinny jeans e poi si guardò allo specchio. L'immagine che gli venne restituita da quel pezzo di vetro fu quella di un ragazzo con i capelli arruffati e le borse sotto gli occhi.
Sgattaiolò fuori dalla finestra e raggiunse casa di Michael.
Lanciò prima un sassolino, poi due. Il terzo arrivò dritto al viso del ragazzo corvino, che lo fissava stranito.
-Che cazzo ci fai quí?- disse stringendosi nel cappotto nero lungo.
-Ho detto tutto ai miei genitori- Michael lo cinse per le spalle avvicinandolo bruscamente al suo petto e coprendolo con le stesso cappotto che indossava. -andrà tutto bene, piccolo- gli baciò i capelli sentendolo tremare contro di lui. Piangeva. Il suo dolore era anche di Michael. Non riusciva a vedere il suo piccolo in quel modo, no.

-andrá tutto bene, okay Luke?-
Luke annuí soltanto mentre osservava il maggiore attentamente. -Voglio che sia con la persona giusta, non voglio che qualcuno possa rovinare questo momento- sfilò lentamente la maglietta nera del biondino, per poi lasciare un bacio dolce sulla sua clavicola fin troppo esposta, sorrise quando sentí Luke lasciare un sospiro irregolare.
-Tu mi ami?- chiese mettendosi cavalcioni su di lui. -Cosí tanto da credere che sia sbagliato-

Il corvino sfilò i suoi pantaloni e baciò le ossa sporgenti del bacino. Voleva che quello per Luke fosse un giorno indimenticabile per quel motivo, non per i suoi genitori che lo avevano rifiutato. -Sai Lukey, niente è sbagliato se ti fa stare bene-.
Ormai si era disfatto dei vestiti di entrambi. Si avvicinò al collo candido dell'altro -anche io ti amo- disse mordicchiando la pelle fragile dietro l'orecchio.

All'una e undici minuti esatti, Michael fece scivolare il preservativo lungo la sua erezione, per poi spargere l'entrata di Luke di lubrificante. Il piú piccolo rabbrividí per il gel freddo, ma si rilassò subito dopo quando sentí la scia di baci che gli stava lasciando lungo tutto il petto. Lo preparò lentamente per poi lasciare che il suo membro entrasse in contatto con la pelle calda di Luke. Lo baciò, i baci. I baci erano fondamentali per rendere tutto quello meraviglioso. Non era sesso, era la prima volta di Luke e Michael non poteva permettere di rovinarla. Era una cosa preziosa.

Luke inarcó la schiena quando le spinte del maggiore divvennero piú forti e sicure. Sapeva che era doloroso, ma chiedeva di piú con tutto se stesso. Voleva di piú. Si aggrappò alle spalle di Michael, frizionando i fianchi contro i suoi. Di piú. Graffiò la schiena nuda del suo compagno, poi morse il suo collo sudato. Si beò quando la pressione del maggiore contro di lui aumentò. Doloroso e dannatamente soddisfacente. Cercò alla cieca le labbra di Michael per morderle. Quando capí di essere arrivato al culmine, cacciò un urlo quasi straziato. Michael sorrise soddisfatto.

Luke era ancora a cavalcioni su di lui, i corpi ancora perfettamente incastrati e gli sguardi anche.
-Grazie- disse assicurandosi che il corvino ne avesse capito il significato.
-Ti amo- rispose lasciando che le loro labbra si scontrassero come se fossero stata disegnate per stare unite.

NdA
Ehm. Okay ho visto di avere 111 visualizzazioni. Amo da morire Tiziano Ferro e 111 è una delle sue canzoni forse significative, quindi ho deciso di fare un capitolo bonus (scritto in 10 minuti infatti fa cagare luol) ispirandomi un po' a quella canzone.
Centoundici. 11.10. 01.11.
Ho un sacco di problemi lo so. Spero di non essere scaduta in qualcosa di volgare con questo capitolo smut. Solo aveva davvero voglia di attribuire un significato al.numero 111. Per Luke è l'ora in cui ha perso la verginitá con un ragazzo che amava. Michael che non è lo stesso Michael ma sí ha lo stesso nome intenzionalmente.

Niente.
Se il capitolo a surprise in cui vi racconto della prima volta di Luke vi è piaciuto: lasciate un commento e votate.
Mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate della storia.
*fa gli occhietti dolci*

Il posto dei santi; MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora