La luce fioca di una mattinata gelida, penetrava attraverso le grandi bifore dell'infreddolito castello di Hogwarts. Ovunque, per i corridoi, studenti più o meno grandi corricchiavano trafelati; libri in braccio, tenuti stretti al petto nel tentativo di non farli rovinare a terra; cartella sbatacchiante come causa dei molteplici lividi violacei; occhi sgranati e capelli al vento nella foga della corsa disperata alla volta della propria classe.
Nel grande parco, le foglie erano ormai secche, colorate d'Autunno, belle come non mai.
Rose Weasley amava l'Autunno. Persino in quel momento, varcando l'immenso portone litico, saggiando con la delicata pelle pallida la fredda brezza mattutina, non riusciva a non pensare a quei colori, varianti dal porpora delle foglie ancora relativamente fresche, al cremisi di quelle dalle evidenti venature, al marroncino di quelle già da tempo secche, all'oro delle foglie private dell'ormai scomparsa pigmentazione verde, la più rara da trovare tra questo perfetto collage di sfumature, riempiendosene la vista, il cuore pulsante,emozionato da tanta pura bellezza. Camminò lentamente nell'erba verde, visibilmente umida, sentendo sotto di se il secco scricchiolio dovuto principalmente alle fronde secche, le mani, coperte dallo spesso strato lanoso dei guanti, strette alla sua fedele Nimbus; il crine fulvo, imprigionato in una molle coda di cavallo bassa, a balzare sulla spalla destra, rispettando il ritmo incalzante del passo sicuro; il corpo, coperto di brividi dovuti all'alternarsi di febbrile agitazione e freddo, riparato nella pesante divisa da Quidditch; la spalla sinistra schiacciata sotto il peso della borsa contenente il cambio ed i guanti da portiere.
Scese lungo il parco diretta al campo, ben consapevole del suo spaventoso anticipo. Tanto, l'alternativa sarebbe stata quella di rinchiudersi nella sua stanza (che andava fiera di poter definire 'da Prefetto' ) a pregare Merlino e Morgana per il buon risvolto della partita. Trasse un profondo respiro, ispirando il forte odore di terra bagnata da un'intera nottata di costante pioggia, per poi buttare fuori tutto l'ossigeno possibile, fin quando la carnagione chiara non raggiunse un'inquietante tonalità bluastra.
Scese a grandi falcate i gradoni della tribuna rosso-oro, raggiungendo la porta degli spogliatoi, per poi, facendo una lieve pressione sulla maniglia d'ottone, aprirla ed entrare dentro.
Posò con poca grazia la borsa di patchwork sulla panca di legno centrale, ed iniziò a cambiarsi, borbottando insulti sconnessi a proposito del perizoma leopardato dei fratelli Peverel, per non pensare al freddo tremendo che s'infiltrava nella sua pelle, coperta soltanto da una sottile canottiera ed un semplice reggiseno bianco, congelandole quasi il sangue nelle vene. Senza togliere la canotta, si sfilò quest'ultimo, rabbrividendo ancora una volta dal freddo, sostituendolo con una fascia elastica adatta allo sport che le permettesse di muoversi senza doversi risistemare ogni tre secondi. Prese poi ad infilarsi la divisa, il tessuto ghiacciato a scivolare velocemente, prima sulle gambe e poi sul ventre, sui fianchi rotondi, fino a coprirla totalmente, facendola sospirare di sollievo al ritrovato calore. Si attorcigliò bruscamente la solita grande sciarpa e ficcò l'intero braccio nella tracolla di stoffa alla ricerca dei guanti, che acciuffò saldamente. Si diresse ad un armadietto, poggiato nell'angolo opposto della piccola stanzetta e spalancò un anta metallica, portandola a sbattere contro il muro, ma non se ne curò più di troppo, anzi, afferrò il casco dalla mensola e lo richiuse.
Poi, dopo aver preso anche il manico di scopa e la Pluffa, uscì, esponendosi ancora alla brezza mattutina.
Si fermò al centro del campo, dove si sistemò il casco in testa e posò la palla scarlatta a terra. Sfoderò la bacchetta, dalla tasca interna della divisa e la puntò contro di questa, socchiudendo gli occhi, per richiamare a se tutta la concentrazione possibile. Ci doveva riuscire, ci aveva lavorato moltissimo..era tutta questione di volontà. "Piertotum Locomotor" disse, scrutando la palla con sguardo severo, quasi le stesse parlando col pensiero,in un sussurro sicuro e secco.
La Pluffa, in un primo momento non si mosse di un millimetro, ma quando la ragazza non diede segni di rassegnazione, vinta dall'incanto, si librò in aria, volteggiando in cerchio per qualche metro, per poi percorrere il perimetro ovale del campo a grande velocità. Rose sorrise, soddisfatta dalla riuscita dell'incantesimo. Si era esercitata per un'estate intera, aveva partecipato alle lezioni avanzate di sua madre, aveva letto tutto sull'argomento, sapeva tutto sull'argomento, ma era la prima volta che gli effetti di quei tre mesi di sodo studio le si mostravano tanto palesemente. Non che le fosse dispiaciuto passare del tempo sui libri, Incantesimi era la materia che più l'affascinava dopo Difesa contro le Arti Oscure ed Aritmanzia, ma in quel momento, guardando la Pluffa volare sopra di lei, esattamente come le aveva chiesto di fare, non poté fare a meno di sentirsi orgogliosa di se stessa.
"Vedi, Barbie, non ho bisogno dei consigli di vita -che poi, non sei esattamente la persona più adatta a darmeli, stupido damerino da quattro scellini- di qualcuno per essere soddisfatta" mormorò, gli occhi pervasi dall'intensa luce dell'orgoglio Grifondoro, che la caratterizzava, e che era abituata a nascondere dietro il cespuglio di ricci crespi.
Inforcò il manico di scopa, e dopo una veemente spinta al terreno, seguì l'esempio della Pluffa, il vento ad insinuarsi tra le pieghe della sciarpa, a pizzicarle fastidiosamente le gote, facendole arrossare lievemente, a screpolarle le labbra rosee.
Si posizionò davanti alla porta, pronta al suo solitario allenamento, dando mentalmente il comando alla Pluffa incantata di attaccare le porte.
Così iniziò quella 'partita' senza giocatori, che vide una Rose accanita parare ogni attacco del frutto di un suo stesso incantesimo, decisa come non mai a dimostrare alla scuola di che pasta era fatta una Wealsey. 'Tzè, un repellente..ma io te lo metto nel tè pomeridiano il repellente, assieme ad una pasticca di cianuro, altro che repellente' Fu il pensiero che accompagnò il potente calcio all'ennesimo tentativo di fare punteggio della palla rossa. Non aveva più freddo, Rose, ora, anzi, aveva caldo, tanto caldo che sarebbe volentieri andata nei sotterranei all'instante, magari approfittandone per gonfiare di botte quello stronzo. Ed il bello era che una stupida frase le era costata intere notti in bianco spese nelle riflessioni. "Ma come ti permetti, dico?! Non ti ho proprio chiesto un parere! Stupida Serpe col parrucchino!" ruggì, indignata alla Pluffa, allontanandola, con un pugno, dalla terza porta, la rabbia che prendeva il sopravvento, senza curarsi dell'avere effettivamente sbraitato ad una palla il suo furore, e del fatto che sarebbe potuta benissimo finire al San Mungo nel reparto di Magipsichiatria. Tanto era da sola.
Ma il suo pensiero si rivelò ben presto errato, quando l'urlo disumano della rossa raggiunse prepotentemente i timpani di un ragazzo, intento a scendere a passo rapido i gradini della tribuna opposta a quella usufruita da Rose, anche lui cartella in spalla, ma già avvolto nella uniforme da Quidditch di uno sgargiante color verde, contornato occasionalmente da dettagli in argento, sul petto, a brillare rispecchiando la luce di quella giornata caratterizzata da un cielo apparentemente bianco, uno stemma rappresentante un serpente grigio attorcigliato.
Scorpius Malfoy alzò lo sguardo giusto in tempo per vedere la furia rossa sfrecciargli davanti alla faccia, senza degnarlo di uno sguardo (probabilmente, in preda alla collera, non lo aveva neppure notato). 'Rosso' fu la prima cosa che pensò. 'Rosso' fu la seconda cosa che pensò. 'Rosso' fu anche la terza, mentre gettava la cartella a terra e prendeva posto sugli spalti, iniziando a trarre divertimento dalle improbabili imprecazioni (urlate a squarcia gola) della ragazza, che per via della velocità e della lontananza non riusciva a riconoscere. Tentò di non ridere, quando arrivò alle sue orecchie un qualcosa che assomigliava molto "Mannaggia al balsamo per capelli di Severus Piton!". Non aveva la minima idea di cosa fosse balmaso, ma l'inclinazione stonata della voce della figura rossa era decisamente comica, anche se Scorpius dovette ammettere di provare una certa stima nei confronti di quella perfetta interpretazione del guaito di un Chihuahua[1] ferito. 'Rosso' fu la quinta, quando questa strappò via malamente l'elastico dai capelli. Quei capelli, erano un terribile cespuglio! Si potevano vedere chiaramente anche a miglia di distanza i nodi che l'increspavano, o le piccole curve che assemblate divenivano un enorme, scarlatto, informe nido di passeri, con passeri compresi! Scorpius si strozzò con la saliva. Insulti trolleschi[2], cespuglio informe, rosso. Non ebbe il tempo di alzare lo sguardo, che aveva spostato verso il basso durante la breve investigazione degna di Sherlock Holmes, che qualcosa gli oscurò la vista. Rosso, fu il suo ultimo pensiero mentre qualcosa, vagamente somigliante alla Pluffa, aderiva, ad una velocità esorbitante, al suo naso. Rosso fu il colore che lo accompagnò nella rapida caduta che lo portò a sbattere la testa a terra. Rosso fu l'unico colore che una preoccupatissima Rose Weasley vide sul volto del ragazzo inerte. Il rosso fu la prima di una serie di cose che li avrebbe, loro malgrado, legati.
"Oh, merda,merda,merda,merda!" stava borbottando agitata una ragazza, percorrendo rapidamente il corridoio, diretta all'infermeria, seguita a ruota da un ragazzo. "Hils, non mi ero mai accorto della bellezza dei tuoi capelli!" stava mugolando quello, la bocca impastata dalla bava, lo sguardo perso nella 'bellezza' dei capelli dell'amica, che seppur nel totale panico, non poté fare a meno di ridacchiare tra sé. Se solo il ragazzo avesse detto quella frase a mente lucida... Hilary si voltò a guardarlo con il fantasma di un sorriso sulle labbra, che svanì del tutto quando notò che Albus, stava sbavando, nel vero senso della parola, dietro di lei. Arricciò il naso disgustata, 'Merlino Santo, che schifo! Bah, per lo meno gli ho fatto una cortesia, prima di renderlo tanto ridicolo' pensò, svoltando l'angolo del corridoio. Spalancò la porta dell'infermeria, entrandoci a passo sicuro.
La stanza era molto grande, tutta completamente bianca, a partire dalle lenzuola candide, fino alle tende delle finestre, era tutto completamente bianco. Setacciò con lo sguardo l'intera stanza, fino a quando non trovò, all'angolo opposto rispetto alla sua posizione, il soggetto delle sue ricerche..e non solo. Scorpius Malfoy, era comodamente sdraiato nel letto, avvolto tra le coperte, i capelli tirati indietro da una benda medica, gli occhi chiusi, il respiro regolare, il naso fasciato da una garza ormai sporca di sangue, e la mano destra stritolata nella presa ferrea di niente meno che Rose Weasley. Hilary ghignò maliziosa, non potendo fare a meno di notare lo sguardo della ragazza. Era da qualche settimana che questa non faceva altro che attaccare verbalmente l'amico, e Hilary sapeva bene il perché, sapeva bene che non aveva apprezzato molto l'adorabile insulto di quest'ultimo e, se prima non rinunciava mai alle sfide verbali lanciatele dall'irritante –Ed Hilary sapeva bene quanto Scorpius potesse essere irritante- biondo, da quella sera in cui l'aveva vista scappare giù per le scale, aveva iniziato a metterci una tale brutalità in quei battibecchi che non avrebbe mai creduto. Anzi, la mora avrebbe scommesso tutta la sua fortuna da ricca Purosangue, nel totale mutismo da parte sua, o nella lacrima facile, ma mai, mai, mai, in tanto orgoglio, e fierezza. Cazzo, se le era diventata improvvisamente simpatica, la Rossa.
"Ehilà, Carota! Ehm..penso che il rischio più grave che Scorpius stia correndo sia una mano in cancrena, non un trauma cranico, non trovi?!" pronunciò, con tono casuale, tentando di non notare l'abbraccio mozzafiato di Albus, che aveva preso a darle piccoli baci sul collo. 'Al, per quanto ti sia amica, se non la smetti, ti stupro..e non scherzo' pensò facendo un anomalo movimento con le spalle per scrollarselo di dosso.
Rose sobbalzò, alzandosi di scatto –dando una ginocchiata al letto e, per questo, imprecare a mezza bocca, per l'ennesima volta nell'arco di poco più di tre ore- borbottando parole sconnesse, e senza neppure guardare in volto l'interlocutrice, alla quale, attraverso l'osservazione delle orecchie scarlatte della ragazza, era ben chiaro il suo grado d'imbarazzo. "Io..insomma..io, ero preoccupata.. cioè, stamattina.. io.. la Pluffa, non l'ho fatto apposta..ero arrabbita..avevo lanciato un Piertotum Locomotor, e sai.. come funziona.." mugolò, rossa dall'imbarazzo, gote ed ambe due le punte delle orecchie in fiamme. A prescindere dal fatto che Hilary, non avesse la più pallida idea neppure di cosa fosse un Piertotum Locomotor, figurarsi di come funzionasse, alla ragazza non scappò neppure una nota di agitazione presente nella voce di Rose, la quale si era nuovamente voltata verso Scorpius, e si stava torturando le mani neppure avesse commesso un omicidio volontario.
Insomma, Rose era arrabbiata e per puro caso, aveva immaginato che la palla colpisse Scorpius in testa, ma non poteva mica sapere che effettivamente il biondo fosse li davanti! Nonostante questo, Rose aveva solennemente giurato che l'avrebbe piantata con quegli stupidi incantesimi avanzati, ed avrebbe seguito il programma come tutte le buone anime.
"Uh-uh, Weasley.." iniziò Hilary, muovendo il braccio in modo tale da porre fine alle lievi carezzine di Albus, apparentemente proiettato in un altro mondo, cosa che non sfuggì agli occhi della rossa, che ne approfittò subito per cambiare discorso. "Che cosa è successo ad Albus?" chiese nervosa, sperando di far passare inosservato quel tentativo di fuga. Non poteva di certo dire alla miglior'amica di Scorpius che aveva desiderato ardentemente (per errore, chiaramente) che il suo volto diventasse un tutt'uno con quella palla, possibilmente sparata alla velocità della luce. Hilary,fu colta da un improvviso, violento attacco di tosse, che la fece piegare in due (seguita a ruota dal ragazzo, che si piegò con lei, facendo capolinea sotto la cascata di capelli).
Solo allora Rose si accorse della gravità della cosa. "Hilary, Cosa. E'. Successo. A. Mio. Cugino?" Sibilò, scordandosi (momentaneamente) del povero biondo. "Emh..ci crederesti se ti dicessi che, per puro caso sono caduti un po' di petali di rosa nel succo di zucca, e che poi, sempre casualmente è stata seguita da un pizzico di peperoncino in polvere ed un ovetto di Ashwinder?" le chiese tentennante, forse timorosa per la prima volta in vita sua di qualcuno. Rose, non era una cima nel fare pozioni, ma lo era sicuramente nella teoria, e non ci mise molto a fare due più due. "HAI RIFILATO DELL'AMORTENTIA A MIO CUGINO?" urlò a quel punto, spingendola lontano dal letto di Scorpius, forse per avere più spazio per un duello, senza correre il rischio di ammazzarlo definitivamente. La mora accusò il colpo, per nulla soddisfatta della piega della situazione. 'Adesso mi fa fuori, me lo sento' pensò, facendo da specchio a Rose, che aveva appena sfoderato la bacchetta e la puntava minacciosa verso di lei. "Emh, non ho idea di cosa sia PierLuigium Lomotorus, penso che potresti anche darmi..ripetizioni?"provò allora, colta da un improvvisa ispirazione. Rose sbuffò indignata "Si chiama Piertotum Locomotor, e non cambiare discorso!" le urlò di rimando, mentre dalla bacchetta fuoriuscivano delle scintille per nulla rassicuranti. Bene, Piertotum Locomotor, se lo doveva segnare, e la prossima interrogazione sarebbe stato una E con lode. "Senti, gli ho soltanto fatto un favore!"le rispose, puntando la bacchetta davanti a se, nel caso in cui Rose avesse perso le staffe e fosse stato necessario proteggersi. "E sentiamo, come?! Rincoglionendolo del tutto?!"fu la risposta sarcastica, seguita da uno schiantesimo, prontamente parato dall'avversaria, sempre più impaurita. Poteva vedere la rabbia della ragazza aumentare, ma d'altronde chi non avrebbe potuto, i Weasley erano dotati di veri e propri allarmi: più la rabbia aumentava, più le orecchie si arrossavano. E quelle di Rose avevano raggiunto il cremisi acceso. Diciamo che più che 'rabbia' era, era furore puro, era ira funesta, che infiniti dolori inflisse agli Achei [3]. "Okay, diciamo che forse, forse, mi ci è caduta per levargli dalle palle un paio di persone..." borbottò vaga. "E..."
"Che cosa sta succedendo?" borbottò uno Scorpius assonnato, ponendo fine al duello ed inizio alla crisi isterica della Weasley. 'Fottutamente bello, porco Salazar'.
"Ne abbiamo già parlato, Dominique!" stava esclamando nel frattempo James Potter, qualche piano più in basso, il tono di chi non ammette repliche, marciando velocemente fino ad arrivare alla torre di Grifondoro. "No, Sirius, non ne abbiamo parlato, non ne parliamo mai." Ribatté quella, con il tono di chi se ne fotte altamente di chi ha un tono che non ammette repliche [4], affiancandolo lungo la scala a chiocciola. "Lo sai, non è tempo, né luogo per parlarne." Disse questo, sorvolando bellamente il fatto che la cugina lo avesse chiamato con il suo secondo nome. Per nulla bel segno. "Non è mai ne tempo ne luogo! Sono giorni che provo a parlarne, va avanti da secoli questa cosa!" aveva perso la calma. Lo sapevano entrambi. Dominique Weasley stava ribollendo di rabbia, gli occhi, generalmente di forma lievemente allungata, erano fuori dalle orbite, e l'iride, generalmente azzurra chiarissima, era diventata d'un intenso color zaffiro. Era fuori di se, insomma ne era stufa della storia una scopata e via, cazzo, sapevano entrambi che non lo era! Certo, non pretendeva un anello al dito o tanti piccoli James fra le scatole, ma non sopportava più le occhiate di sfuggita nei corridoi, o gli stupidi discorsi sul 'mi attrai ma non ti posso amare', insomma, perché per James non era un problema il fare l'amore nella Stamberga Strillante di nascosto, ma lo era aprire per una volta il cuore. "Cose vuoi Dominique? Cosa pretendi? Pretendi forse che ti dichiari amore eterno davanti a tutta la Sala Grande, pretendi che butti in fumo la mia vita, i miei affetti, pretendi forse che rinunci ai miei genitori, alla nostra famiglia, per te? Perché sai Domi, per quanti ti sia difficile capirlo, facciamo parte della stessa famiglia!" pronunciò in un fil di voce, avvicinandosi minaccioso, fino a sovrastarla con il suo corpo, fino a farle venire i brividi, fino a farle perdere la testa con quel maledetto profumo. Le arpionò il braccio, tirandole su la manica grigia del maglioncino, scoprendo l'avambraccio latteo, violentemente, facendola sussultare. "Lo vedi questa?" chiese, rivolgendosi alla piccola vena bluastra appena visibile a fil di pelle, passandoci delicatamente il pollice sopra, in un tocco pressoché inesistente . "La vedi??" le urlò con più veemenza, facendo sobbalzare la Signora Grassa, che sbadigliò rumorosamente, per poi tornare a ronfare, spostando la testa su uno dei merletti rosei con il quale era decorato il suo abito, all'altezza della spalla. La bionda annuì incredula, fissando le iridi, ora incerte e timorose in quelle cioccolato fuso di lui. "Bene. Qui dentro, qui dentro, scorre il mio stesso sangue! Come faccio io a parlare di questa cosa senza rendermi conto di quanto sia sbagliata?!"
La ragazza non riuscì a parlare, ma rimase lì, ferma, a fissarlo incredula. E insomma quello erano loro due? Solo e soltanto un errore? Davvero era quello che pensava di loro James, era quello che pensava mentre le sussurrava 'Sei la cosa più bella nella mia vita' nel renderla sua? Davvero era quello che pensava, mentre sfiorava il suo corpo senza neppure far entrare a contatto i suoi polpastrelli con la sua pelle? Quello, mentre la stringeva forte promettendole che non l'avrebbe mai lasciata scappare?
"Se sei consapevole di quale spregevole atto sia, perché continui a commetterlo, eh? Non mi pare di averti obbligato, Potter, non mi pare proprio. Se ti fa così schifo, perché continui ad illudermi con cose che mi potrebbero fare male, eh? E' divertente, forse?" Gli chiese, sputando le parole come un insulto, facendo in modo che suonassero come l'offesa più cattiva che ci potesse essere. Strappò via il braccio dalla presa del cugino, gli occhi ancora fissi in quelli di lui, in attesa di una risposta che non sarebbe mai arrivata. "Bene, ho capito Potter." 'Ho capito che non sarò mai più la tua puttanella personale, quant'è vero che mi chiamo Dominique' pensò, per poi urlare (decibel al limite della sopportazione umana) la parola d'ordine al quadro, che, impastato dal sonno, dovette lasciarla passare.
James rimase lì, lo sguardo al nulla, la mente al tutto. Quando muore una stella, come si comportano i corpi celesti che ne sono dipendenti?
[1] Ero insicura su come si scrivesse, ed indecisa tra Chiwawa (quello che avevo sempre scritto) o, appunto, Chihuahua ma, dopo varie ricerche (due ore della mia vita buttate al vento per trovare una cavolo di parola..umiliante) sulle quali La Misteriosa Parola veniva riportata come Chihuahua, ho preferito fidarmi e l'ho scritta così J
[2] Viene dalla parola troll, e nell'Anastese (la lingua della sottoscritta) vuol dire 'da troll'
[3]Ovviamente, la frase 'Ira funesta, che infiniti dolori inflisse agli Achei', non mi appartiene (ci tenevo a precisare, anche se so che lo avrete capito tutte :'D) ma appartiene al proemio dell'Iliade.
[4] quanto mi ci diverto a farvi ingarbugliare il cervello (*risata malefica*)
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Qualche Lentiggine Di Troppo
FanfictionSi ritrovò a sfiorare con uno sguardo curioso i lineamenti tondi, lattei, e gli occhi liquidi d'un argento limpido, ma allo stesso tempo inespressivi, si ritrovò a carezzare la linea imbronciata delle labbra sottili, ed al contempo visibilmente morb...