E nell'oscurità si accese una fiammella (parte 1)

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Il silenzio più totale regnava attorno alla grande tavola imbandita, per l'occasione al centro esatto del salotto, rotto solamente dal tintinnio delle posate nei piatti di ceramica e dallo sbuffare soffuso di Hugo. Tutti tacevano, portando la zuppa alle labbra, cercando di non pensare al pesante velo d'imbarazzo che li sovrastava.
Rose non aveva mai mangiato una zuppa tanto attraente. Aveva passato un quarto d'ora buono solamente a girare il cucchiaio d'argento al suo interno, facendo increspare lievemente la sua superficie, osservando attentamente ogni piccola lenticchietta sovrapporsi ad un fagiolo o ad un pezzo di carota. Non osava alzare lo sguardo.
Già, sarà stato il fantastico umorismo dei propri genitori, o la scollatura leggermente più ampia del solito di Hermione a fare in modo tale che il simpaticissimo signor Roofs si accomodasse accanto a lei, donando a Rose il peggior posto a sedere dell'intera tavola: esattamente di fronte a Scorpius Malfoy.
"Ehm.." a rompere il ghiaccio fu Ron che, dal suo posto a capo tavola, si schiarì la voce, titubante, esitante, vinto dall'imbarazzo. Undici teste si girarono nella sua direzione, avide d'un argomento in grado di far partire una possibile discussione, pronte ad accettare anche un 'Beh, parliamo di Schiopodi Sparacodi' pur di parlare. "Questa zuppa è.. perfetta, Hermione cara" borbottò con un sorriso falso almeno quanto i capelli del signor Harvey, le orecchie in fiamme come chiaro campanello d'allarme, lanciando un'occhiata bieca alla moglie, in cerca d'aiuto. "Oh, ehm, grazie caro, ne sono.. felice" rispose, restituendo il sorriso, per poi chinare il capo sul piatto, torturandosi le mani bianche in grembo. Sentire i coniugi Weasley appellarsi in quel modo era tanto raro quanto ricevere un complimento da zia Muriel.
I consueti venti minuti di silenzio erano terribili. Lo erano quasi più delle successive due ore ad analizzare la vita del prossimo o a buttare giù i peggiori progetti elettorali (forse anche grazie al buon vino) di sempre.
Scorpius storse il naso cercando di non farsi notare. No, la zuppa faceva veramente schifo al cubo. Almeno per lui, abituato a quelle strepitose degli elfi domestici, ma sicuramente non avrebbe contestato. Non era giornata.
Quel giorno era stato uno dei peggiori della sua esistenza e, nei suoi quindici anni di vita, ne aveva avute molte, di brutte giornate. Ma d'altronde il buon giorno si vede dal mattino, no? Esattamente. Quella mattina Scorpius era stato svegliato dagli urli disumani dei propri genitori, probabilmente nel bel mezzo di una litigata coi fiocchi, era caduto dal letto per lo spavento, ed aveva dimenticato i vestiti in camera finendo con l'uscire nudo dal bagno. Si, il buon giorno si vede dal mattino.. e quella sarebbe stata per destino proverbiale una giornata di merda. Tanti auguri, Scorpius.
Infilò velocemente l'ultimo cucchiaio brodoso in bocca, compiendo il terribile errore di alzare lo sguardo. Rose se ne stava lì, sulla sedia, i capelli cespugliosi raccolti in una grande crocchia ordinata, qualche corta ciocca infuocata a coronarle il volto; le gote erano pallide, segno di stress; gli occhi insolitamente truccati con linee spesse di ciò che sarebbe potuta sembrare matita; le labbra armoniose erano rese visibilmente morbide da una leggera tinta cremisi, tanto morbide da far male, piene ancor più del solito, erano succose, erano.. erano.. non sarebbe mai riuscito ad esprimerlo a parole; il corpo sinuoso era carezzato da un pesante vestitino d'una tonalità acquamarina. Bella. Troppo bella per i suoi gusti.
Scorpius non poteva credere ai suoi stessi pensieri. Merlino santo, stava diventando un dannato polpettone rosa.
Aveva passato molto tempo a riflettere sui quegli stupidi, e purtroppo non rari, pensieri da ragazzina petulante senza mai trovare una scusante valida.. era semplicemente istintivo, semplice, genuino, come il suo sorriso, come la fossetta d'espressione al di sopra delle sue sopracciglia, sulla fronte di porcellana, genuino come il suo accenno di sorriso nell'aprirgli la porta, semplice come il tenue porpora a colorarle le gote nello sfilargli la giacca neppure fosse un elfo domestico, istintivo come la risata cristallina che stava rimbombando nella stanza, dovuta ad una battuta particolarmente cretina del collega di suo padre. E forse era proprio quella spontaneità a portarlo fuori strada, forse era quella naturalezza a confondergli le idee: dopotutto era una serpe, non era abituato a vivere senza copione. E quella volta, qualcosa nel suo copione stava andando decisamente storto. Maledetta Carota. Maledette ciliegie. Maledetto regista.
"E così voi baldi giovani frequentate lo stesso anno scolastico ad Hogwarts, giusto?" fu la signora Roofs, con la sorpresa di tutti, a rompere il ghiaccio,rivolta a Rose e Scorpius, per poi portarsi animalescamente un cucchiaio stracolmo di lenticchie alla bocca e cibarsi del contenuto come farebbe una foca grigia per prevenire un periodo di siccità. Era una donna bassetta e pienotta, Evelyn Roofs, era una persona acqua e sapone costretta a vestire neppure fosse la regina Elisabetta. Il viso sarebbe stato perfettamente sferico nella sua paffutezza se non fosse stato per delle piccole e sottili righine d'espressione donatole dall'età (che si aggirava ad occhio e croce sui cinquant'anni), era un volto simpatico e solare, spensierato e gioviale ma al contempo sicuro come lei; il corpo prosperoso, seppur piccino di statura, era strizzato in un vestitino sobrio ed elegante, ma per nulla adatto a lei. Vi ci stava tanto stretta (ma non per via della taglia, che in realtà le calzava a pennello) da diffondere attorno a sé una lieve aurea di pura tristezza. Rose la capiva, anche lei, in quell'abitino svolazzante, non era propriamente a suo agio. Ah, mannaggia a tutti quei convenevoli e quelle cazzate da film, era tanto difficile vivere il Natale in famiglia per una buona volta?
I ragazzi annuirono all'unisono, scambiandosi un'occhiata fugace intrisa da un imbarazzo quasi surreale. Insomma, si erano detestati a morte, provocati, insultati, ed avevano riso assieme, ma mai, mai in cinque anni s'erano imbarazzati a condividere una stanza. O per lo meno non in quel modo tanto palese.
Rose, appuratasi di non aver più addosso lo sguardo di Scorpius, gettò nuovamente un'occhiata nella sua direzione, permettendosi, per la prima vera volta in tutta la serata, di osservarlo per bene. Era bello, quel giorno, Malfoy, mentre con nonchalance si lasciava trasportare dalla conversazione con la signora Roofs. Rose entrò nella sua bolla, maledetto ragazzo. Attratta. Dannatamente attratta. Ecco come si sentiva da quel giorno al lago, attratta da ogni piccola parola, attratta da troppe cose. Impacciata. Stupidamente impacciata e casinista. Era sempre stata una persona posata nella propria spontaneità, in grado di pesare le proprie emozioni ma incapace di nasconderle, ma ultimamente... Merlino, quando era con lui i suoi freni inibitori andavano a puttane, facendole fare cose che mai avrebbe pensato di poter fare. Erano gesti tanto semplici quanto pericolosi: un sorriso di troppo, una parolina più del necessario... pericolosamente sincera, ecco.
Era sempre stato così a dir la verità, Malfoy era sempre stato in grado di farle perdere le staffe in zero secondi netti, sempre stato in grado di farla passare da un linguaggio forbito ad uno che si sarebbe potuto addire perfettamente ad uno scaricatore di porto (senza offesa agli scaricatori di porto, ovviamente) , era sempre stato in grado di dominare le sue emozioni, negativamente, però ne era sempre stato in grado.
Da quel giorno al lago poi... era tutto peggiorato.. come se Rose non riuscisse più a litigarci, come se non volessero più insultarsi, come se avessero scoperto che parlare civilmente fosse un mezzo migliore per stare nella stessa stanza. Il che era assurdo.. davvero, davvero assurdo. Da quel giorno al lago Rose aveva iniziato a notare troppe cose che non avrebbe mai pensato di notare in lui: il modo in cui si stringeva nelle spalle quando era pensieroso, il modo in cui si mordeva leggermente il labbro inferiore prima di sorridere, come se inconsciamente volesse rimproverarsi quel gesto troppo umano, il modo in cui faceva correre distrattamente le dita tra i capelli, in cui guardava il cielo attorno quando la risposta ad una domanda era nascosta nei meandri della sua anima, il modo di essere semplicemente Scorpius Malfoy.
"E tu, signorina? Che corsi frequenti?" La signora Evelyn voltò il capo in direzione della ragazza, per poi poggiarlo sul palmo della mano ed ottenere un'occhiata shockata da parte del signor Malfoy, atterrito da tale mancanza di galateo. Rose le sorrise benevola, sentendo addosso a se lo sguardo di tutti i presenti. Di tutti i presenti. "Beh, quest'anno delle materie facoltative ho preso: Antiche Rune, Aritmanzia, Cura delle Creature Magiche e Babbanologia" rispose quindi, voce sicura e limpida, accavallando le gambe in modo tale da rendere più semplice lo stare girata a tre quarti verso la donna. Questa spalancò gli occhi e lasciò cadere sul tavolo la posata grondante di zuppa, sinceramente interessata da tanto coraggio nella scelta. Hermione imprecò a mezza bocca alla vista della chiazza d'olio ad impregnare la tovaglia candida, ma nessuno sembrò farci tanto caso, tanto erano presi dal discorso della ragazza e dalle stranezze della signora.
"Ma, cara.. sono tante materie, strano che nessuna combaci! Come riesci ad organizzarti? Santo cielo, fosse così anche il nostro Andy, giusto caro? Oh, quel ragazzo è proprio una testa calda! Se solo si applicasse si più darebbe una pista a tutti, scansafatiche" sospirò dando un colpetto sul braccio del compagno, praticamente appiccicato ad un'Hermione evidentemente scocciata. Questo grugnì qualcosa in assenso.
Tzè.. forse se Roofs si fosse impegnato un po' sarebbe riuscito a prendere un Troll meritato.. Scorpius cercò lo sguardo di Rose. Questa aveva girato il capo dall'altro lato, e, con il pretesto di versarsi un po' d'acqua, stava sorridendo scettica. Il ragazzo trattenne a stento un ghigno. Andy Roofs era quel tipo di persona la quale stupidità riusciva a stupire il mondo intero giorno per giorno. Non era colpa sua, povera anima in pena, era che il suo cervello era stato progettato per fungere da accessorio, era come le sciarpe leopardate in estate o un paio di occhiali dal sole d'inverno, lì solamente per moda.
Alla fine non stava neppure antipatico a Scorpius, anzi, gli era abbastanza indifferente: lo incontrava di rado, in genere di sfuggita nei corridoi, nella Sala Grande o nelle poche classi che condivideva con i Tassorosso. Sapeva però di per certo che la concezione che la donna aveva di lui si allontanava di qualche centinaio di anni luce da una concezione obbiettiva. Ma d'altronde era meglio lasciare a ciascuno le proprie illusioni. Alla signora Roofs quella di avere un figlio intelligente, al suo coniuge quella di aver attirato anche un solo briciolo di attenzione da parte di Hermione, a suo padre di esser riuscito a cancellare il proprio passato, a lui quella di avere un posto nella vita di Carota.
Dai discorsi sulla scuola a questioni di lavoro il passo fu davvero breve. Ben presto, infatti, il salotto di casa Weasley era diventato un'aula del Wizengamot e Scorpius perse quel poco interesse che provava verso le conversazioni, trovando molto decisamente stimolante una delle tante bacche di pungitopo incastonate nel centrotavola pomposo ed eccessivo – nettamente in contrasto con l'ambiente umile e semplice della casa- posizionato a pochi centimetri di distanza dal suo piatto. Era bella quella bacca: piccolina, tondetta, rossa, perfetta. Avvertiva un senso di malata familiarità nell'osservarla, come se l'avesse già vista da qualche parte (opzione che escludeva) o avesse permesso al suo inconscio di legarla a qualcosa.. Si, decisamente era sulla via della pazzia.. Eppure.. tonda, piccola, rossa.. perfetta.. Sorrise. Buon Natale Rose.
Le portate assecondarono l'andatura delle parole, sparendo e riapparendo sulla tavola alla velocità della luce; la macchia di zuppa sulla tovaglia venne raggiunta da diverse patate, porzioni minimali di polpettone e briciole di pane in quantità esorbitanti; gli ospiti erano ormai esageratamente sazi ma ancora sedevano composti sulle sedie di legno scuro.
Una portata.. una portata e sarebbe tutto finito.. una portata ed avrebbe potuto sparecchiare.. una portata e non sarebbe più stata costretta a sopportare quelle pallosissime parole, o la voce viscida del signor Harvey, le ciarle cretine della moglie e gli sguardi sfuggenti di Scorpius, che avevano accompagnato tutte le portate, casuali quanto ardenti, sciocchi abbastanza da tingerle le guance di un grazioso rosso pomodoro. Soprattutto gli sguardi sfuggenti di Scorpius.
Rose immerse il cucchiaino argentato nella pallina di sorbetto al limone[1] a fungere da dessert, imbevendolo totalmente per poi farlo riemergere pieno sino all'orlo del dolce gustoso. Ne osservò la superficie per qualche attimo, prima di portarlo alle labbra e ripetere le mosse fino a svuotare il calice nel quale era contenuto. Si guardò attorno, ma, pur avendo terminato il suo pasto, rimase ferma al suo posto fino ad ottenere il consenso di Hermione per potersi alzare e la fine delle chiacchiere a tavola.
Ma buon Natale Rose, davvero.. non sarebbe potuto andare peggio.. o forse si.. La ragazza, malgrado i suoi pensieri, non poté fare a meno di pensare che senza quelle piccole scintilline che le avevano concesso gli occhi del Serpeverde.. beh, quel Natale sarebbe stato di gran lunga peggiore. Scosse il capo con veemenza, ma guarda un po' cosa si stava ritrovando a pensare.. tutto questo solo per una stupida citazione, solo una citazione del suo poema preferito, del suo personaggio preferito, solo la testimonianza di una passione in comune, di uno Scorpius diverso, uno Scorpius simile a sé, solo.. solo.. non lo sapeva.. sapeva che l'ardore che gli illuminava gli occhi nel pronunciare quei versi, un ardore fuso assieme all'argento dei suoi occhi, perpetuo, incalzante, in parte specchio delle onde di pece, in parte ausiliato dal tempo cupo. Merlino solo sapeva come l'immagine quella immagine le era rimasta dentro. Libero. Ecco perché, ecco come. Libero dal mantenere una reputazione montata su menzogne, libero dalla tristezza di un'infanzia vissuta all'ombra di errori che mai lo avevano interpellato. Leggere lo rendeva libero. Ecco cosa aveva visto oltre l'ardore.. ecco chi aveva rivisto: il bambino platinato del binario 9 e ¾. Quegli occhi tanto bravi a celare emozioni avevano trovato la loro salvezza. I libri. Come lei. Ci si era rispecchiata in quell'argento, l'era parso di capirlo, di comprenderne le sfaccettature.. e da lì aveva perso il controllo. Scorpius Malfoy era diventato la sua dannata croce. La rossa sorrise, gli occhi al profilo morbido del soggetto dei suoi pensieri. Buon Natale, Scorpius.

Qualche Lentiggine Di TroppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora