Capitolo 1

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Ogni mattina mi svegliavo sempre con il pensiero odioso di dover uscire con quel freddo cane che faceva nella mia piccola ma bella città Toronto. Il freddo che faceva specialmente nel periodo invernale era assurdo,sembravo sempre un pinguino quando uscivo di casa.  Odiavo il freddo ed era anche un pò per questo che non praticavo alcuno sport. Bé  ero anche molto pigra, odiavo sudare, ero più un tipo da poltrona. Amavo stare sulla mia poltrona a leggere tanti libri,specialmente i miei preferiti. Era la mia più grande passione, non resistevo senza lettura e infatti era proprio  per questo che l'anno prima la mamma comprò tre grandi librerie dove poterli mettere tutti. Non ne poteva più. Lei non era tipo da libri, era più un tipo impegnato col lavoro e a badare alla sua unica figlia. Io,  Eveline  Jones. La mamma era diversa da me,era proprio bella,bionda, occhi verdi,snella e alta. Vestiva sempre molto da signora per andare a lavoro dato che dirigeva una ditta che si occupava di opere d'arte. La ditta portava il suo nome: Eden Jones. Aveva preso il cognome di papà perché le piaceva di più. Amava  l'arte, era affascinata dalle mille sfumature che poteva mostrare. Il suo pittore preferito era Francesco Hayez un pittore italiano, che fu un grande del periodo del Romanticismo. Comunque in poche parole eravamo completamente diverse. Lei molto femminile,amante dell'arte e dell'eleganza; io ero 1,65 , formosa, capelli castano chiaro e occhi castani. Avevo preso da papà,come anche l'interesse per la lettura. Papà amava leggere,il suo libro preferito era  "Grandi Speranze" di Charles Dickens.E tanto amava la lettura e scrivere che recensiva libri per case editrici. Ma papà non c'era più. Un ubriaco al volante, la sera del dodicesimo anno di matrimonio di mamma e papà,mentre lui tornava a casa con un bel mazzo di fiori per la mamma, me lo aveva portato via.Avevo ancora rabbia dentro e tristezza anche se era passato ormai un anno, ma quasi ogni notte ripensavo a quanto mi mancava. A quanto  avrei voluto fosse lì con me ad aiutarmi per decidere del mio futuro, perché si, ero arrivata al mio ultimo anno e dopo avrei dovuto decidere cosa fare. Anche se ormai un'idea ce l'avevo. Volevo rimanere sempre nel campo della lettura, della scrittura perché era quello che amavo fare più di tutto. Volevo esattamente seguire le orme di papà.

 La mattina mi svegliai verso le 7:00,purtroppo quel giorno era arrivato. Dovevo ritornare a scuola. Non che mi dispiacesse, ma le vacanze erano sicuramente più piacevoli. Non ci misi molto a prepararmi perché avevo già preparato tutto la sera prima. Mi piaceva essere organizzata,con le idee ben chiare. Dopo che presi tutto mi diressi subito in cucina dove la mamma stava preparando un ottima colazione per me. <<Ciao mamma.>> dissi un pò sorpresa vedendola  così allegra quella mattina. << Ciao Eveline, vieni prendi da mangiare e da bere,ho preparato tutto per te.>> mi rispose disinvolta. Forse aveva dormito proprio bene oppure era semplicemente felice di ritornare a lavoro. Amava il suo mestiere,forse le liberava la mente stare a contatto con ciò che l'attraeva di più. E io ne ero felice,volevo si distraesse dalle cose brutte che erano accadute,volevo riprendesse a vivere. Mangiai tutto quello che avevo nel piatto e appena vidi le 8:00 precise nell'orologio mi misi in marcia dritta verso scuola. La scuola era lontana da casa mia solo 10 minuti, perciò non usavo la macchina. Ne usufruivo solo nei giorni di grande freddo, ma ancora essendo a settembre non ne avrei avuto bisogno. Appena arrivai a scuola,attraversai i corridoi guardando da tutti i lati in cerca di qualche viso familiare. Mi salutarono vari da lontano, amici che ormai conoscevo da tempo, dato che vivevamo in una piccola città. Appena entrai in classe non tanto felice di vedere certi volti, mi avvicinai alla mia bellissima e dolcissima amica April che subito si avvicinò. << Ehi tu!!!>> esclamò strapazzandomi tutta. << Mi sei mancata tantissimo.>> continuò allentando la presa. << April ci siamo viste ieri.>> le risposi ridendo ancora stritolata dalle sue braccia forzute da pallavolista. << E che mi importa, mi sei mancata lo stesso>> disse lei.  All'improvviso però dovemmo sederci perché il prof di storia aveva appena fatto irruzione in classe per voler incominciare la lezione. << Buongiorno ragazzi,ognuno al proprio posto. Spero abbiate passato delle belle vacanze e che ve le siate soprattutto godute perché adesso vi staremo col fiato sul collo più che mai.>> disse mostrando una risatina. Il professore era simpatico e gentile,non come quell'insopportabile della mia prof di matematica. Forse dicevo così perché non amavo così tanto quest'ultima materia. Iniziammo la lezione, ma all'improvviso entrò un ragazzo in classe. Aveva gli occhi di un blu intenso,capelli biondo scuro ricciolini, carnagione scura come quella di un ragazzo che si vedeva fosse stato molto ad abbronzarsi. Era alto e muscoloso. Portava blu jeans, una maglietta bianca a maniche corte che lasciava intravedere tutta la bellezza che aveva sotto quei vestiti. Sulla spalla aveva una borsa a tracollo e teneva con l'altra mano un foglio che diede al Professor Richman, l'insegnante di storia. Subito quest'ultimo rivolgendosi a noi disse <<A quanto pare abbiamo un nuovo arrivato. Da dove vieni?>> disse guardando il foglio in cerca del nome del ragazzo. <<Mi chiamo Blake Turner signore,vengo da Birmingham.>> rispose lui con tono gentile. <<Bene,Blake. Ho un posto lì dietro per te.>> disse il professore indicando il banco accanto a me. Mi sentivo avvampare mentre si avvicinava al banco guardandomi fisso negli occhi. Era di una bellezza incredibile, aveva un fisico mozzafiato. Subito si sedette e sistemando la sua borsa mi disse <<Ciao,sono Blake,piacere>> Intimorita dal suo sguardo penetrante risposi cercando di calmarmi. <<Sono Eveline.>> Ma subito dovemmo tornare alla lezione che il professore stava iniziando. Per tutta l'ora mi sentii osservata. Con la coda dell'occhio lo guardavo per cercare di capire se le mie sensazioni fossero vere. Ed erano esattamente vere. Mi guardava senza togliermi lo sguardo di dosso. Mi sentivo troppo in imbarazzo,non capivo perché mi fissasse in quel modo. Non ero poi così uno schianto di ragazza  e mi dava un fastidio enorme essere fissata. Mi faceva diventare rossa come un pomodoro.  Anche se da una parte mi piaceva,perché mi faceva sentire interessante. Finalmente dopo un'ora di interminabile ansia la lezione finì. Presi i miei libri e mi diressi fino alla porta dandomela a gambe elevate. Ma non feci in tempo che me lo ritrovai davanti.

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