Capitolo 4

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Dopo l'accaduto a casa di Blake, ero rimasta scossa per tutta la serata. Nei giorni a seguire non facevo che pensarci. Mi sforzavo di trovare una risposta alle mille domande che mi vagavano per la testa ogni minuto. Ma niente, ero confusa,non riuscivo  a distogliere il pensiero sul momento avvenuto. Quel contatto. La sua mano. Fu come prendere una scossa di elettricità che mi percorse tutte le vene e tutti i muscoli del corpo in quell'istante quella notte. Pensandoci riuscivo ancora a percepire quel tremito provato a casa Turner. Da quella sera non ci eravamo visti per due giorni. Ed era anche per questo che ero ancora più allarmata. Avevo pensato di chiamarlo, di passare da casa sua quel fine settimana, dato che non c'era scuola, di vederlo per chiedergli spiegazioni. Ma pensavo che allo stesso tempo sarebbe stato tutto ancor più strano, perché forse avevo solo immaginato quel momento così anormale. Allora decisi di starmene rintanata a casa a leggere libri e a bere cioccolata calda e di non fare io la prima mossa. L'avrebbe fatta lui. Pensai.  

L'indomani mi svegliai, mi lavai,mi vestii e presi le mie cose per andare a scuola. Non ebbi tempo di fare colazione,così presi solo il mio quotidiano sandwiches al burro di arachidi e uscii di casa. Appena aprii la porta rimasi di stucco. La BMW nera di Blake era lì di fronte casa mia parcheggiata e lui era lì ad aspettare con le braccia conserte che guardava nella mia direzione. Era a pochi passi da me,lì,ma non sapevo perché dato che non si era fatto minimamente sentire. Scesi le scale e mi avvicinai a lui. Aveva dei jeans blu scuro,degli scarponcini poco allacciati e sopra una maglietta color smeraldo, indossava una felpa blu. Era come sempre, incredibilmente bello. Quegli occhi emanavano un blu che non era paragonabile a quello del mare. Il suo era mille volte migliore. <<Ehi,che fai qui?>> Chiesi felice di vederlo. <<Sono venuto a prenderti, così andiamo a scuola.>> Mi disse così deciso e sicuro che sarei salita in macchina con lui. E aveva ragione, perché subito accennai un sorriso. <<Grazie, ma non pensavo saresti passato, non ci eravamo sentiti.>> Dissi mentre mi avvicinavo alla portiera che lui mi aprii per salire. <<Lo so,ma oggi fa un po' di fresco, quindi preferisco che vieni con me. Prima che ti ammali e poi mi tocca portarti le cure e il brodo vegetale a casa.>> Mi rispose mostrando un sorriso che sembrava quasi malizioso. Ormai era così sciolto, disinvolto quando era con me. Io invece ero ancora un po' tesa,specialmente dopo quello che era successo. Ma avevo deciso di non prendere l'argomento. << La cintura, signorina.>> Mi disse avvicinandosi per agganciarla. Sentivo il suo respiro sul mio viso. I nostri nasi erano a pochi centimetri di distanza  e i suoi occhi guardavano i miei. A quella distanza era difficile non farsi prendere un infarto. Il mio cuore batteva come un tamburo. Ma la mia vista subito dopo si concentrò sulle sue labbra. Erano ben definite,non molto carnose, ma sembravano di una morbidezza che mi veniva voglia di provarle. Nello stesso istante guardò le mie e neanche due secondi dopo sembrò sentirsi a disagio. Si tirò indietro e mise in moto la macchina per dirigerci verso la scuola. Per il breve tratto di strada che facemmo nessuno dei due aprì bocca. Appena arrivati, scendemmo dall'auto e decisi di iniziare io a parlare. << Che hai fatto questo fine settimana?>> Gli chiesi interessata più a scoprire perché non mi avesse cercata. Ormai passavamo quasi sempre del tempo insieme. Tanto tempo che trascuravo molto April,anche se a lei questo non dava molto fastidio. Mi diceva sempre "Lasciati andare con Blake." perché aveva già ben capito lei che lui mi faceva drizzare i peli delle braccia,ma come sempre non volevo ammettere che ero un po' attratta. <<Sono stato fuori città con mio zio per andare a sbrigare delle cose.>> Mi disse un po' vago. Stentavo a crederci, ma non feci altre domande. <<Tu invece? Rannicchiata sulla poltrona a leggere i tuoi soliti libri strappalacrime?>> Mi chiese in modo giocoso. <<Ehi! Non sono strappalacrime,sono romantici. E a me piacciono.>> Dissi sicura di me con tono scherzoso. Subito scoppiò a ridere mentre salivamo le scale della scuola. A prima ora avevo inglese, ma come già sapevo la lezione non sarebbe stata insieme a lui. Era un peccato perché mi era mancato e volevo davvero tanto passarci il più tempo possibile. Mi accompagnò di fronte alla mia classe e ci credevo davvero,sembrava quasi stesse per darmi un bacio in guancia. Ma non fu così, si limitò ad avvicinarsi al mio orecchio. <<Ci vediamo più tardi Ev.>> Ci stava provando? Perché sembrava proprio di si. Non mi uscirono le parole di bocca e appena lo vidi allontanarsi entrai in classe.Da dentro qualcuno aveva visto cosa aveva appena fatto Blake. Ma non mi importava, ero troppo presa dal farmi troppe domande. Perché me? Mi chiesi tra me e me. Ma subito fui distratta da April. <<Ehi,ehi,ehi! Tu e l'amico simpaticone ci state dando dentro.>>     <<April!>> Esclamai rossa come un peperone. <<Non ci stiamo dando dentro,è tutto normale.>> Risposi pacatamente. <<Oh,sicuro! Tutto normalissimo Eveline. Ma dai,si vede che vi piacete.>> Disse lei parlando piano. Il professore era appena entrato in classe ed iniziò la lezione. Durante la giornata fu dura perché non facevo che pensare a lui. Forse April aveva ragione. Forse ci piacevamo e dovevo semplicemente lasciarmi andare. Durante le altre ore di lezione meditai un discorso da fare a Blake, sul perché fosse stato così gentile con me fin da subito. Non avevo pensato ad altro,niente di meglio era uscito dalla mia  testa. Ma andava bene. L'ultima campanella della fine delle lezioni suonò e mi diressi dritta fino al parcheggio. Era lì già che mi aspettava. <<Andiamo?>>Mi chiese con un sorriso che pareva fosse felice di vedermi.<< Certo.>> Gli dissi ricambiandolo. In macchina avrei voluto dirgli quello che mi passava per la testa, ma non ne ebbi il coraggio e neanche la possibilità perché continuava a dire quanto fosse stata noiosa oggi la giornata. Anche la mia lo era stata, ma solo perché non c'era lui. Precipitosa mi voltai verso di lui. <<Vieni da me oggi? Dato che la giornata è stata così noiosa potremmo provare a migliorarla.>> Gli dissi senza pensare a niente di niente. Volevo solo passare del tempo con lui. <<Certo, però dopo  invece di rimanere a casa,andiamo a mangiare qualcosa in quel posto nuovo che hanno aperto da poco. Il The Admiralty se non sbaglio si chiama. Dicono tutti che fanno dei piatti eccezionali. Che dici?>> Mi aveva appena invitata ad un appuntamento,non riuscivo a crederci. <<Per me va bene.>> Gli dissi pensando già che avrei avuto tutta la sera il cuore in gola. Nel pomeriggio venne da me e guardando film e giocando a carte il tempo sembrò volare. Si erano appena fatte le 19:00  e vedendo che era il momento di andare corsi su a prendere la giacca,mi infilai le scarpe e uscimmo. Non ero vestita da appuntamento. Avevo dei jeans blu scuro e un maglione bianco di sopra che lasciava intravedere la camicetta rossa che avevo di sotto. Ma neanche lui lo era. Era un'uscita tranquilla, ma ero tanto agitata. Arrivati al locale, ci sedemmo in un tavolo che aveva accanto il camino. Già faceva freddo da quelle parti a Toronto. Blake ordinò una bistecca al sangue con vari contorni, io invece ordinai un piatto di maccheroni al formaggio. Ridavamo, eravamo così sciolti ormai,sembrava che ci conoscessimo da sempre. Passammo una serata così tranquilla, sembravamo due normali adolescenti, ormai quasi adulti che si rilassavano insieme. Ma noi cosa eravamo? Amici? O di più? Volevo saperlo ma ero una codarda,perché non riuscivo mai a chiederglielo. Basta pensare. Goditi la serata. Mi dissi. E lo feci,tanto che mi divertii un mondo quella sera. Erano circa le 22:00 dopo che avevamo finito di mangiare. Il tempo passava sempre così in fretta quando eravamo assieme. Quando pensammo fosse il momento di andare,la cameriera arrivò con il conto e lo pagò tutto lui. Provai a convincerlo di fare metà e metà ma neanche mi ascoltò. Era così premuroso verso di me. Mi faceva scaldare il cuore quella gentilezza che aveva nei miei confronti. Uscimmo dal ristorante e andammo dritti verso la macchina per tornare a casa. Quando arrivammo avrei voluto salutarlo con un bacio sulla guancia ma mi limitai, ancora insicura, a salutarlo come sempre. La serata era andata bene, io ero stata bene. Lui mi faceva stare bene. Pensavo mentre salivo al piano di sopraArrivando in camera  mia mi buttai subito sul letto ma fui attirata ad un tratto da un rumore. Un ramo sbatteva contro la mia finestra e mancava poco che l'avrebbe distrutta. Aprii la finestra e provai a incastrare il ramo con qualcun altro,ma ne ero incapace. Mi sporsi ancor di più perché ero sicura che altrimenti non avrei chiuso occhio tutta la notte. Dovevo sistemare quello stupido ramo. Ce l'avevo quasi fatta, mi sporsi ancora e ci riuscii. L'avevo incastrato! Ma non mi ressi più in equilibrio e non senti più la finestra che mi appoggiava. Ero in aria, stavo precipitando dal piano di sopra. Ero nel panico e non potevo aggrapparmi a niente. Capii che mi sarei distrutta quasi tutte le ossa del corpo all'impatto col terreno. O che addirittura sarei morta. Urlai appena mi resi conto e avevo il cuore che mi batteva all'impazzata tanto era lo spavento. Ero quasi arrivata al terreno del giardino, stavo per toccarlo, la fine per me era arrivata. Ma non fu così. Nel momento in cui pensai che ormai fossi spacciata mi sentii afferrata da due braccia che mi presero di peso e mi ressero. Non riuscivo a crederci. Ero viva,ma avevo ancora gli occhi chiusi dallo shock. Feci un sospiro di sollievo e quando riaprii gli occhi, ne vidi un paio che conoscevo bene. Erano quelli di Blake.

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