Capitolo 2

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Avevo le gambe pietrificate, lo sguardo fisso su di lui che mi stava davanti come una statua. Era stato così veloce ad uscire che neanche me ne ero accorta. Non sapevo cosa dire e fui salvata fortunatamente da lui che si pronunciò per primo.<< Scusami forse ti ho spaventata.>> mi disse con un sorriso poco accennato e con gli occhi che gli luccicavano per la luce intensa che gli ribatteva contro. <<Non abbiamo avuto modo di presentarci per bene prima. >> Bé ci eravamo presentati,credevo bastasse,ma ero anch'io incuriosita,volevo sapere di più sul suo conto. <<Certo,sono Eveline.>> gli dissi di nuovo come un idiota. <<Ma questo lo sapevi già.>> Risposi di nuovo rendendomi conto di quanto mi stessi rendendo stupida. Lui però non so come ma non se la diede a gambe elevate. <<Magari possiamo spostarci insieme e parlare fino agli armadietti.>> Mi suggerì cercando di rompere il ghiaccio. <<Abiti qui da molto?>>  Mi chiese cercando di scoprire di più sul mio conto. <<Abito qui da sempre. Mamma e papà sono sempre stati di qua e hanno sempre amato questo posto. Non credo ce ne andremo mai.>> dissi accennando una piccola risata. <<Sei figlia unica?>> mi chiese ancora. <<Si risposi. I miei hanno avuto solo me,ma avrei voluto un fratellino o una sorellina.>>  Sembrava così incuriosito. Mi faceva domande a raffica ed erano tutte domande di cui sembrava conoscere già la risposta. E me ne resi conto solo quando iniziammo a parlare di papà. Non volevo parlare di papà,perché raccontare la sua storia mi faceva venire voglia di piangere. Quindi mi limitai solo a dire che ormai era un anno che non c'era più, a causa di un incidente stradale. Sul suo viso vidi una tristezza e una compassione che mi bastò a farmi capire che era dispiaciuto. Non capivo perché mi chiedesse tutte quelle cose. Forse voleva solo conoscermi meglio. Altra cosa strana. Non avevo niente di così interessante e non comprendevo perché avesse tutto questo interesse verso di me. Forse stavo diventando paranoica,forse voleva solo una persona con cui parlare dato che era nuovo. Allora la smisi di pensare e pensare e iniziai a fare anch'io qualche domanda. <<Come mai ti sei trasferito?>> Gli chiesi mentre posavo i libri nel mio armadietto. <<I miei non ci sono più. Sono morti quando ero piccolo e da allora ho sempre vissuto con mio zio Alan. Solo che lui è spesso fuori per lavoro quindi sono praticamente quasi sempre solo. E non credo cambierà la situazione anche se ci siamo trasferiti per il suo lavoro.>> Subito mi intristì. <<Mi dispiace tanto,non sapevo.>> Ma tagliò corto e cambiò discorso. In quel momento però la campanella della lezione successiva suonò e dovemmo avviarci per le nostre aule. Scoprii facendo un giro in segreteria che avevamo: storia,biologia,arte e matematica insieme. Mi stavo già troppo interessando a lui. Era davvero bello, piacevole ma avevo una strana sensazione,sentivo che ci fosse qualcosa di misterioso in quel ragazzo. Ma avevo così tanta voglia di conoscerlo che cercai di scacciare via i miei pensieri inutili.  All'ultima ora avevo matematica, quindi sapevo che ci saremmo visti. Quando entrai nell'aula lo vidi e mi resi conto che neanche  lui era così tanto sorpreso. Forse era andato a vedere anche lui se avevamo le stesse lezioni? Non lo sapevo, ma dovevo smetterla di farmi così tante domande.  Mi avvicinai al mio banco e dopo esattamente un minuto sentii lui col fiato sul mio collo. <<Dopo la lezione dove pranzi?>> Avevo i brividi in tutto il corpo,era stato un gesto così inaspettato che mi sentii le gambe tremare. Non mi girai ma subito risposi. << Non mangio sempre in mensa,a volte vado il biblioteca o in palestra. Lì non c'è nessuno. <<Posso venire anch'io?>> Mi chiese ancora con un filo di voce così sexy. <<Certo.>> Risposi, senza pensarci due volte. Mi intimoriva ma volevo scoprire di più su di lui. Quando la lezione finì mi aspettò di fronte la classe pronto a scattare. <<Pronta? Andiamo?>> E allora,immediatamente risposi. <<Si.>> Mentre ci incamminavamo fu così premuroso da chiedermi se avevo il pranzo,perché in caso contrario me lo avrebbe comprato lui. Ero un pò insospettita,perché era così gentile con me e solo da un giorno ci conoscevamo. Arrivammo in palestra e subito ci andammo a sedere sugli spalti. Parlammo per un'ora il più possibile, conoscendoci un pò di più. Scoprì che anche a lui piaceva leggere e che gli piaceva molto lo sport. Al contrario di me che invece lo odiavo. L'ora sembrò passare così in fretta che dovemmo subito avviarci verso l'aula per le ultime ore di lezione. <<Eveline,come torni a casa dopo?>> Mi domandò.  <<A piedi,abito a 10 minuti da scuola,perché?>> Gli richiesi a mia volta. <<Se ti va posso riaccompagnarti a casa dopo.>> Ero sbalordita,voleva anche accompagnarmi a casa. Era il mio giorno fortunato, questo ragazzo dagli incredibili occhi blu  forse era davvero interessato a me. <<Certo,sempre se non ti viene fuori strada da casa tua. >> Risposi senza neanche pensarci due volte. <<Allora ci vediamo dopo.>> Concluse allontanandosi e sorridendomi. Alla fine delle lezioni,uscii direttamente fuori nel parcheggio e vidi che già lui era fuori che mi stava aspettando. <<Noiose le ultime ore,vero?>> Mi chiese con aria scherzosa. <<Eh già. Non sai quanto. >> Gli risposi scherzando anche io. Subito andammo verso la sua macchina,mi aprì lo sportello e mi fece salire. Forse non dovevo salire in macchina con gli sconosciuti,ma lui non era uno sconosciuto,era così carino e gentile,non sembrava avere cattive intenzioni. Accese il motore e si diresse verso casa mia. Non avevo accennato a dove andare,ma sembrava già saperlo. <<Devi prendere la prima a sinistra.>> Gli dissi nel frattempo che mi ero già accorta che aveva messo la freccia per sinistra. Quell'azione mi spaventò  un pò. Pensai mi leggesse nella mente, oppure che mi pedinasse già da tempo e sapesse dove vivevo. E poi pensai che forse invece non dovevo preoccuparmi così tanto,che mi ero solo sbagliata e che in una frazione di secondo prima che io gli dicessi di imboccare la sinistra,lui avesse già messo la freccia. Ero diventata davvero paranoica. Arrivati a casa scese dalla macchina e aprì subito dopo la mia portiera. Era davvero cortese,galante e io amavo questo tipo di cose. <<Grazie Blake per il passaggio,sei stato molto gentile,non dovevi.>> Gli dissi arrossendo. <<Non c'è bisogno di dire grazie,possiamo rifarlo di nuovo domani se ti va.>> In quel momento mi si aprirono gli occhi e con un sorriso enorme gli risposi. <<Ne sarei felice.>>

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