Capitolo 6

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Il cuore prima stava battendo all'impazzata, ma appena udì  quelle parole, mi si arrestò di colpo. Pensai per un attimo davvero che non stesse battendo più. Le gambe mi tremavano ancora per il freddo o forse per tutto quello che stava accadendo. Un angelo?  Non poteva essere vero. Non ero un tipo proprio religioso, ma credevo che gli angeli fossero figure  con ali, coperti per metà corpo con quella specie di mezze tuniche bianche che avevano, come erano rappresentati nei film o nei libri praticamente. E che le persone, gli umani, gente viva come me, non potesse vederli. Non credevo molto a quelle storie raccontate o lette sui libri. Per me erano rigorosamente leggende,frutto di un immane immaginazione. Stava dicendo balle, per forza. Si prendeva gioco di me,mi credeva un'ingenua, una stupida. Oppure era semplicemente un pazzo. Era pazzo. Mi suggerii la mia coscienza. Ero stata amica di un pazzo. Mi ero quasi presa una cotta per un matto. Non potevo pensare altro se non questo. Nella mente mi balenarono immagini di quello che mi avrebbe fatto se fossi rimasta ancora là con lui, nella sua casa. Avevo paura adesso. <<Tu sei pazzo!>> Esclamai, voltandomi e correndo velocemente per il salotto. Miravo alla porta per uscire e a urlare a più non posso in cerca di aiuto. Non capivo perché la stessi prendendo così, pensai anche. Per com'ero caratterialmente, mi sarei fatta una grassa risata difronte a lui,ma quando lo disse era davvero serio. Per questo ero scappata come una bambina  piccola, che corre a mettersi sotto le coperte per non farsi prendere da quell'ombra che crede assomigli a un mostro. Ce l'avevo fatta, ero uscita dalla porta e stavo per urlare che qualcuno mi salvasse da quello che sembrava un film horror. Stavo per aprire la bocca ma subito qualcuno me la tappò con una mano. Era Blake. Lo capivo dalla leggero tremolio che sentivo  per il corpo quando mi toccava. Mi teneva con le sue forzute braccia e con una mano invece mi copriva la bocca senza però farmi male. In una frazione di secondo non sentii più i miei piedi toccare il terreno. Li avevo sospesi in aria, ma non stavo cadendo. Blake mi teneva,forte. Neanche lui toccava terra, aveva i piedi sospesi. Ancora guardavo verso il basso e mi allontanavo da questo così rapidamente che non capivo come mi stessi sollevando. O ero diventata un palloncino riempito di elio o ero io quella pazza. Tutti quegli shock quel giorno forse mi avevano fritto il cervello. Alzai lo sguardo verso Blake e dopo capii. Non ero un palloncino di elio e non erano neanche diventata pazza. Lo guardavo fisso e aveva un'espressione decisa,pronta, che mirava verso l'alto. Stavamo volando. Era Blake che me lo permetteva. Aveva grandi ali bianche che gli uscivano dalla schiena e sbattevano riuscendo a farci arrivare sempre più in alto. Non riuscivo a credere ai miei occhi. Stavo davvero vivendo  quel momento e non era sicuramente un sogno. Sentivo il vento arrivarmi in faccia. Mi scompigliava i capelli e mi faceva venire la pelle d'oca. Blake mi teneva stretta a lui e lo sapevo perché sentivo i suoi muscoli in tensione. Ed io non ci pensavo nemmeno a staccarmi. Era bellissimo,sembrava davvero quello che diceva di essere... Un Angelo. Con quegli occhi ancora di un blu più intenso di prima che luccicavano e fissavano il cielo. La mascella serrata e i riccioli che si spostavano con lo scontrarsi del vento. Non gli avevo creduto ed ero scappata da casa sua come una pazza fuori di testa. Ma come altro avrei potuto reagire a una cosa del genere? Chi gli avrebbe mai creduto?Cercavo nel frattempo di giustificarmi pensando che avessi reagito da folli sicuramente per la giornata impensata. Ma adesso non potevo non credergli,dovevo. Era vero,tutto ciò era reale. Ad un tratto mi posò sulla torre dell'orologio che c'era al centro di una piazza lì vicino. Vidi a che altezza eravamo e presi  a tremare dalle vertigini. Le sue ali calarono  e scomparirono dietro la sua schiena. Non le vedevo più e lui mi guardava con lo sguardo di uno che cerca disperatamente speranza.<<Ti credo.>> Gli dissi prima che lui si pronunciasse. <<Scusa... Per prima. Non...>> Ma subito mi fermò. <<Non devi dire scusa. So che è un trauma sapere una cosa del genere, ma ti giuro che ti spiegherò tutto. Però devi promettermi che mi ascolterai e che soprattutto non lo dirai a nessuno.>> Mi disse avvicinandosi a me e prendendomi le mani. Ancora sentivo quel tremolio. <<Te lo prometto.>> Gli risposi senza esitare. Mi avrebbe detto tutto, mi stavo già rasserenando e non avevo specialmente pensato di raccontare questa storia neanche ai quattro venti. <<Ti porto di nuovo a casa. Qui fa freddo e non voglio che ti ammali.>> Mi disse facendomi arrossire. Adoravo il modo in cui si preoccupava per me. Fino a un momento fa pensavo fosse pazzo, ora invece era come se non fosse cambiato niente dal Blake che conoscevo. O quasi. <<Devi aggrapparti a me. Chiudi gli occhi sei hai paura,tanto ti tengo io. Non temere.>> Mi suggerì mostrandomi le sue mani. Le afferrai e lui mi prese in braccio. <<Pronta?>> Mi chiese con un sorrisetto appena accennato sulle labbra. Io annuì ad occhi chiusi che provavano comunque a sbirciare su ciò che stesse accadendo. Si buttò reggendomi e sentivo che stavamo precipitando. Improvvisamente le sue ali bianche ricomparvero da dietro la schiena, si aprirono e batterono per farci riprendere quota. Stavamo volando di nuovo. Era una sensazione bellissima anche se allo stesso tempo mi faceva un po' girare la testa. Arrivammo a casa sua e delicatamente mi poggiò per terra facendomi toccare l'erba del giardino con i miei piedi. Era bagnato e mi faceva drizzare i peli. << Vieni, dentro potrai farti una doccia calda e metterti a dormire quanto vuoi Eveline.>> Mi disse  accorgendosi che stavo tremando. Entrammo e lui chiuse la porta. Io ero passata avanti,ero su' per le scale, indecisa se iniziare o meno una conversazione riguardo a quello che fosse accaduto. Non ci pensai due volte. <<Blake.>> Gli dissi facendolo voltare. <<Non lo dirò a nessuno.>> Dissi sospirando.<<Ma devi dirmi altro.>> Subito intravidi nella sua espressione una serenità che solo lui possedeva bene. <<Ti dirò tutto quello che vorrai sapere Ev,ma domani. Ora è meglio se vai a riposare.Sarai più lucida al tuo risveglio.>> A quella risposta mi morsi il labbro. Dovevo resistere praticamente qualche ora. Che angoscia. Ma non contestai e annuii. Fece per cambiare stanza, ma di nuovo lo fermai. <<Grazie per avermi salvata. Non te lo avevo ancora detto.>> Gli dissi perché mi ricordai di non averlo neanche ringraziato. Che stupida ingrata. Pensai. <<Non ringraziarmi Ev, il mio compito è proteggerti.>>

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