Capitolo 8

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Dopo aver scoperto la verità tutto appariva più nitido e non più sfocato. Durante la mattinata Blake mi mostrò altri dei suoi poteri. Poteva spostare gli oggetti ed altro con il solo pensiero della mente.  Riusciva  a teletrasportarsi  da una stanza a un'altra con facilità e a correre veloce quasi come la luce. Poteva volare grazie alle sue ali. Già,le sue ali. Erano così grandi,morbide e bianche. Me le fece addirittura toccare. Era come sfiorare lo zucchero filato. Erano così soffici al tatto, ma allo stesso tempo possenti. Mi facevano venire voglia di rannicchiarmici. Erano in grado di farlo arrivare fino a toccare il cielo con un dito per la tanta potenza  e grandezza di cui erano costituite. Blake mi raccontò pure qualcosa sul suo passato. Mi spiegò che quando era piccolo gli concedevano di vedere per poco la Terra. Crescendo queste visite si facevano sempre più frequenti, fino a quando  compì 18 anni. Da quell'età in poi ogni Angelo veniva affidato alla persona da proteggere sulla Terra. Lui doveva proteggere me e non gli era stato detto il perché. Ma un'idea ce l'aveva. Pensava che poiché avevo perso papà ero indifesa. Poteva essere così, ma non ne eravamo sicuri. A me, ormai importava solo di averlo accanto. Mi sentivo protetta già da lui prima, senza sapere che lui fosse il mio Angelo custode. Ma adesso... Adesso tutto era più eccitante. Sapevo che dove fossi andata, se mi fossi trovata in un pericolo imminente, lui sarebbe arrivato a proteggermi. Il fatto mi intrigava e allo stesso tempo mi inteneriva ancora di più. Per la mia vita mi ero sempre sorretta da sola. Facevo tutto senza l'aiuto di nessuno,anche senza la mamma. Ma lui ora era lì per me. Questo era quello che mi aveva detto. 

Nei giorni a seguire, passavamo come sempre del tempo insieme. Ogni giorno, puntualmente April mi  chiedeva se ci fossimo baciati, se stessimo insieme o se avessimo fatto sesso. Che ragazzaccia che era, ma l'adoravo. Aveva le guance piene di lentiggini, i capelli rossi e gli occhi verdi come il prato. Era affettuosa e sempre si preoccupava per me. Una volta da piccola,potevo avere forse 9 anni, presi la febbre alta. Ogni giorno lei dopo scuola, prima di tornare a casa, passava per vedere se mi sentivo meglio. A volte prima ancora di passare da casa mia, dava un'occhiata in biblioteca  e mi prendeva un libro da leggere così che avrei intrattenuto il tempo. Era la mia migliore amica,eravamo unite sin da bambine. E voleva solo vedermi felice, perché dopo la morte di papà non avevo sorriso più così tanto. E lei mi spiegava sempre, che quando stavo con Blake sembravo felice,sorridevo e questo la faceva stare bene. Ma non potevo dirle cosa Blake fosse. Avevo promesso. E poi sarebbe stato uno shock per lei sapere una cosa così. Mi sarebbe svenuta ai piedi. Un giorno dopo la scuola Blake mi aveva chiesto di passare del tempo assieme. Ero entusiasta all'idea di stare per quasi tutto il giorno insieme, ma avevo un timore così grande,ovvero  che trascorresse del tempo con me solo perché quello era il suo compito. Avevo questa idea da giorni ormai per la testa, mi tormentava e mi faceva automaticamente rattristire. Quel giorno Blake lo notò. Notava che non ero pimpante come sempre, perché ormai ero così  da un periodo con lui. Ci eravamo aperti di più e la mia timidezza giornaliera iniziale era andata a farsi benedire. Lo leggeva nel mio sguardo e non sapere cosa avessi lo faceva impazzire. <<Ev, perché oggi sei così giù? E' successo qualcosa?>> Mi chiese preoccupato, con gli occhi teneri mentre camminavamo per il bosco. Quel giorno l'aria era molto più fredda del solito. Era ovvio che l'inverno stesse arrivando e già si faceva presentire. Gli alberi erano bagnati e da loro infatti cadevano ogni tanto con il frusciare del vento, delle piccole goccioline. Il giorno prima aveva piovuto e ancora si sentiva nell'aria il profumo della pioggia mescolato a quello del muschio bombato dall'umido e dei funghi sbocciati con il sole. Quegli odori mi trapanavano le narici,  inebriandomi la testa. <<Non è successo nulla di particolare... è tutto okay, Blake.>> Che bugiarda. Era evidente che non fossi stata convincente nel mentire, perché subito si fermò e mi fissò sgranando gli occhi a più non posso. <<Eveline Jones, non mentirmi e dimmi la verità, all'istante!>> Mi esclamò con tono deciso ,come fosse un padre autoritario. Non resistetti e subito scoppiai a ridere. Mi aveva fatto venire persino le lacrime agli occhi dalle risate, tanto si era calato bene nella parte. <<Ti faccio ridere,vedo. >> Mi disse lui, a sua volta sorridendo con me. Non perse tempo e si avvicinò con la sua super velocità e in mezzo secondo me lo ritrovai difronte. Quegli occhi, erano qualcosa di incredibile. Blu come il cielo. E ogni volta, a praticamente pochi centimetri di distanza, potevo ammirare quanto luccicassero. Forse ero io a fargli quell'effetto. Oppure dovevo smetterla di ipotizzare assurdità. O  era giusto ipotizzarle. Perché mi strinse a sé prendendomi per i fianchi, come per non lasciarmi scappare. <<Non vai da nessuna parte se non mi parli. Dimmi cosa ti turba Ev.>> Adoravo quando mi chiamava Ev, lo faceva solo papà quando ancora lui c'era ed era una cosa dolcissima. Ma sentirlo dire da lui era invece sexy e mi faceva sentire uno scricciolo. Come fossi la sua Ev. <<Ho solo qualche pensiero che mi frulla per la testa. Sta tranquillo.>> Gli risposi per rassicurarlo. <<Non ho intenzione di lasciarti andare se non mi dici a cosa stai pensando,signorina.>> Non ti dirò assolutamente nulla allora.  Pensai nella mia testa. E chi voleva essere mollata più? Riflettetti il più rapidamente possibile sul sparargli una scusa, ma alla fine cedetti. Dovevo rompere prima o poi quel muro che c'era tra me e lui. Dovevo rendermi conto a pieno se non ci fosse altro che un legame tra Angelo e umano. <<Ho pensato al nostro legame. E al compito che hai. Devi proteggermi.>> Dissi abbassando lo sguardo, mentre le sue mani sfioravano le mie braccia. Quel tremolio era sempre nei paraggi,mai mi abbandonava. <<Si, e...?>> Mi chiese non afferrando il punto. <<Tu devi solo proteggermi o c'è altro Blake? Fai il premuroso, il gentile, quello dolce perché è il compito che ti è stato affidato o perché hai in mente qualcos'altro a cui io non arrivo?>> Non ressi più e scoppiai. Diventai tutta rossa in faccia come il maglione di cotone che indossavo sotto il giubbotto. Era da troppo tempo che non facevo altro che pensarci e non potevo più attendere. Subito mi preparai ad una terribile risposta che mi avrebbe spezzato il cuore per quella giornata, perché bé, era evidente che ero cotta di lui. Ma non fu come mi aspettai. <<Ev, il mio compito è proteggerti è vero,devo prendermi cura di te, ma questo non implica che io debba fare il carino con te. Essere gentile è una mia scelta e se faccio così è solo per te. Perché voglio farlo. Quindi non credere che faccia questo perché è quello che mi è stato imposto. Perché io per te farei di tutto.>> E quasi non mi ressi più in piedi. Perché io per te farei di tutto. Quelle parole riecheggiavano nella mia testolina che non era arrivata a capire, forse per l'insicurezza che mi padroneggiava, che io per lui ero importante. E lui lo era per me, assolutamente. Lo guardai fissa negli occhi e gli sorrisi. <<Grazie Blake. Non andartene,mai. Io ho bisogno di te.>> A quelle parole ci fu una sua reazione. Lo vidi chinarsi leggermente e avvicinarsi a me con l'espressione serena. I nostri nasi si toccavano e sentivo il suo respiro che danzava insieme al mio. Il mio cuore pulsava forte e probabilmente anche il suo, dato che ora battevano all'unisono. Che emozioni  mi faceva provare. Sentivo la testa che si annebbiava e diventare un deserto. Non pensavo a niente,sentivo e basta. All'improvviso mi stampò un bacio leggero, come le sue labbra, sulla fronte e arrivò al mio orecchio per sussurrarmi qualcosa. <<Non me ne vado, io resto qui con te.>>

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