Saliamo in macchina, quella del padre di Ally. Immagino di dovere alcune spiegazioni alle mie amiche, così cerco di farmi forza, proprio non mi va di parlarne.
Le parole della più grande tra noi, risuonano ancora per ogni angolo della mia mente.
''Lauren, Camila è in ospedale, ha riportato una piccola commozione celebrale. Ha provato a chiamarti quando te ne sei andata, perchè si sentiva male, ma non le hai risposto. Così ci ha detto sua madre.''
E' stata colpa mia, l'ho ignorata quando stava male. Se avessi risposto magari ora non sarebbe li.
-Pronto- risponde Dinah al telefono di Ally, dopo qualche squillo.
-Si, sta guidando, può parlare con me se vuole. Ah no? Forse Lauren. Non si preoccupi, stiamo arrivando.- Finisce la conversazione, riattacando.
-Chi era?- domanda Normani, incuriosita.
-La madre di Camila. Sua figlia si rifiuta di dirle come ha sbattuto la testa. Lauren, ne sai qualcosa?- Conclude, puntando gli occhi nello specchietto retrovisore, per vedermi.
-Incomincia dall'inizio- mi esorta Mani, seduta accanto a me.
Giro lo guardo verso il finestrino, mostrando disinteresse.
-Proprio non ti va di parlarne?- Mi chiedono con cautela.
Ma dopotutto sono le mie migliori amiche, le nostre migliori amiche e meritano di sapere, a cominciare da quel pomeriggio.
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Arriviamo all'ospedale e parcheggiamo in fretta l'auto al primo posteggio libero che vediamo. Ci slacciamo in fretta e furia le cinture di sicurezza e ci incamminiamo verso l'enorme struttura. Sembra un formicaio. Immenso, con mille corridoi ed altrettante persone che si muovono da destra a sinistra, avanti e indietro. Gente che cammina lenta, sguardo basso, altri corrono, con coraggio, per paura di non fare in tempo. Alcuni escono, altri entrano. Si piange, ci si rallegra, ci si augura una buona guarigione.
-Continuo a non capire perchè Camila abbia rotto con il suo ragazzo- borbotta Mani.
-E' quello che ci chiediamo anche noi- rispondono le altre due, annuendo.
Ci addentriamo nelle stanze dell'edificio, fino al reparto E, dove chiediamo informazioni sulla paziente che stiamo cercando.-Settimo piano, corridoio B, stanza 327- ci informa una delle tante infermiere.
Seguiamo le sue istruzioni e giungiamo davanti a una porta, dove incontriamo i suoi genitori.
-Come sta?- Chiedono le mie compagne.
-Qualche giorno e si riprenderà- dicono i suoi familiari, tirando un sospiro di sollievo, ma che comunque non basta a scacciare la preoccupazione.
-Possiamo entrare?- chiede Dinah.
Ce lo permettono, raccomandandoci di fare piano, visto che sta dormendo, stanca dai numerosi esami e accertamenti che ha dovuto fare.
Tutte sono già intorno al letto della ragazza sdraiata e anch'io faccio per entrare, solo che qualcuno mi ferma.
-Lauren, tesoro, possiamo parlarti un secondo?- chiede sua madre.
Faccio cenno alle altre di andare avanti, le vedo scambiarsi sguardi perplessi - torno tra un minuto-
Non ho nemmeno il coraggio di guardarli in faccia, così mi limito a fissare le mie Nike.
-Tu sai cos'è successo a Camila?-
-E' stata tutta colpa mia, l'ho lasciata sola, poi mi ha chiamato, si sentiva male e io l' ho ignorata, ne sono mortificata- provo a giustificarmi.
-Nostra figlia ci ha spiegato già tutto. Sappiamo che avete avuto una discussione, ma sappiamo anche che te ne sei andata per un motivo valido. Non è bello essere insultati dal proprio amico.- Continua suo padre.
-Ora dovremmo andare- dice la donna, rivolgendosi al marito - o faremo tardi al lavoro.-
-Vostra figlia è in buone mani- concludo io.
Entro nella stanza e vogliono sapere cosa mi hanno detto. Glielo spiego e le dico che ho mentito.
-Gli ho detto che non so come Mila si sia fatta male-
Ally non perde tempo e mi illumina con una delle sue perle di sagezza: - Mentire non è mai la scelta migliore, ma se lo fai per il bene di qualcuno tutto cambia-
-Cambia in meglio o in peggio?- chiedo.
-Questo sta a te scoprirlo-
-L'ho fatto per Camz. Se non gliel'ha detto lei, non vedo perchè dovrei farlo io.-
Tutte e tre escono lasciandomi per una manciata di minuti sola con lei. Solo Dinah si intrattiene un attimo a parlare con me.
-Lolo, ti piace davvero quel ragazzo? Non per giudicare, però è solo colpa sua se Mila si ritrova in questo posto...-
Se ne va senza aspettare una mia risposta.
Mi siedo ai piedi del letto, osservando Camila. Fa un po' impressione vederla con quelle flebo attaccate, ma anche tenerezza.-Ti prometto che, da questo momento, mi prenderò cura di te- sussurro.
-Sei bella Camz, bella in tutti i sensi in cui una persona può esserlo. E le cose belle vanno protette.-
-Non voglio vederti,Lo- Incredibile, è sveglia.
-Camz, come...-
Non mi lascia nemmeno finire la frase:- Per favore Lauren, esci da questa stanza.-
Non capisco, perchè mai... ...No. No,no,no, per piacere, fa che non sia cosi.
-Allora tu lo ami! Ecco perchè avevi quel sorrisetto sulla faccia, quando mi hai soccorsa. Non me lo sarei mai aspettata, non me l' hai nemmeno detto. Magari sei stata tu a dirgli dove trovarmi, in questo modo mi avresti tolta di mezzo e avresti avuto via libera.-
-Hey, Cabello, dormire troppo non ti fa bene.- dissi scherzando - Suvvia, non lo penserai davvero?-
Le accarezzo una guancia, sistemandole un ciuffo di capelli che ricadeva sulle palpebre, dietro l'orecchio.
Mi accorsi che aveva gli occhi chiuse e le lacrime le rigavano il viso, per l'ennesima volta. Odio vederla così, fa star male anche me. Ancora una volta per colpa mia.
-E' stato tutto un malinteso- mi affretto a spiegarle.
-Non c'è bisogno di giustificarti, Lauren. Ho capito-
-Almeno lasciami spiegare- propongo.
Si volta verso la parte opposta della mia : -Ciao Jaregui-

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Black and White
FanfictieHo pensato di scrivere LA MIA STORIA, (si, tutto questo è successo davvero) sottoforma di fanfiction. Lauren, due smeraldi, Camila, due perle di cioccolato. Due migliori amiche. Due vite. Un gruppo di amiche in comune. Una sola persona. Riusciranno...