«Avanti, non fare quel broncio...»
«Lo faccio eccome.»
L'auto di sua madre portava nei posti peggiori la maggior parte delle volte, e questa era una di quelle.
Joy era seduta accanto alla madre, corrucciata.
«Era importante per me trovarmi con Calum.», borbottò.
Devonne sospirò lasciando che la musica della radio rispondesse al posto suo.
Le due erano dirette all'ospedale per quella maledetta tac che ormai era un'ombra presente nella loro vita.
Quando era bambina, Joy non sapeva il significato della parola tac, ma le piaceva il suono della parola. Pensava che si trattasse di qualcosa di bello, come il ticchettio dell'orologio che aveva in cucina.
Tic, tac, tic, tac. In effetti la tac c'entrava con l'orologio, anzi, con il tempo.
La tac aveva proprio il compito di allungare il tempo di vita della persona che la doveva svolgere, in un certo senso, ma poche volte ci riusciva.
Ora Joy sapeva bene cos'era, ma, sebbene fosse considerata una cosa giusta da fare, a lei non piaceva proprio.
La canzone alla radio era finita, e al suo posto ne era iniziata una più rock, non molto adatta alla situazione.
«Spegni questa robaccia» grugnì. Sua madre muoveva la testa a ritmo, mentre canticchiava qualche sillaba a caso. «No, è carina. E poi ti dà la carica una bomba così!»
Joy si girò per guardare fuori dal finestrino. Era l'una e un quarto ormai e si vedevano gli studenti uscire da scuola. La sua scuola. Calum.
Sbiancò di colpo. «Mamma, accelera.»
E lo vide. Aveva appena superato il cancello, seguito da altri due ragazzi. Indossava la felpa azzurra della scuola, gli skinny jeans e, forse, quelle ai piedi erano le solite vans. Accanto a lui c'era Samantha Parker, la cheerleader più popolare della scuola.
Joy avrebbe potuto essere arrabbiata, ma l'unica cosa che provava in quel momento era paura. Lei non era andata a scuola e aveva rifiutato il suo appuntamento scolastico.
Se l'avesse vista, forse si sarebbe arrabbiato.
La musica le stava dando la nausea. «Mamma, ti prego accelera.»
«No. Non posso, ci sono dei ragazzi che stanno attraversando la strada», disse distrattamente con le mani salde sul volante. Joy la vide corrucciata, intenta a osservare gli studenti. «Quello sembra il tuo amico.»
«Cosa?»
Guardò davanti a sé, giusto in tempo per far incontrare il suo sguardo preoccupato con quello confuso, forse irritato di Calum. Aveva le labbra carnose dischiuse, e la scrutava come se fosse l'unica cosa che volesse fare, lasciando trasparire un milione di emozioni che Joy non sapeva cogliere. Anche quella certa Samantha si girò per guardarla, appena notò che il ragazzo non la stava calcolando. Le lanciò uno sguardo di ghiaccio, pronunciando qualcosa che in labiale sembrava: «Calum, mi ascolti?»
«Oh, no» sospirò Joy, abbassando la testa.
Pochi secondi dopo, sua madre premette l'acceleratore e cambiò stazione radio. Una canzone al pianoforte.
«Sta' tranquilla, non è successo niente.» cercò di rassicurare sua figlia.
Lei sbuffò, anche se la madre non lo percepì, troppo intenta a guardare davanti a sé. «Certo.»
***
Il lettino era lì, impassibile anche di fronte ad una ragazzina come lei, che di male non aveva fatto niente. La stanza era grande e bianca, impregnata dall'odore acre e secco dell'intonaco.
STAI LEGGENDO
twelve. {C.H.}
ФанфикCalum sospirò, buttando a terra l'ennesima sigaretta. «Come può una ragazza tirare fuori tutto il buono che c'è nella gente? Come fa a farmi sentire così sbagliato con gli altri, e così perfetto per lei?» ~~ Una lettera per ogni mese, così le avev...