Questa volta Joy andò da sola in biblioteca.
Salì con calma le scale dell'edificio, anche se per un momento aveva accarezzato l'idea di prendere l'ascensore, e percorse lo stesso tragitto che aveva fatto con Calum. Se lo immaginava ancora davanti a lei, sorridente verso quelle sconosciute di nuovo ferme nell'atrio. Chissà dove trovavano il coraggio di farsi vedere da tutti; lei non ce l'aveva.
La gonna che aveva indossato la settimana scorsa l'aveva lasciata marcire nei fondali della sua camera, con i leggins neri si sentiva meglio. Non stringevano come i jeans, né erano ingombranti come una gonna.
Entrò nella biblioteca trovandola ancora in pessimo stato. Con passo rapido si appropriò del tavolo in fondo, e si sedette nello stesso posto della volta precedente. Aprì lo zaino e tirò fuori il libro ad anelli di arte dove aveva preso appunti per tutta la settimana, schematizzando ogni cosa che le era capitata davanti agli occhi sul romanticismo. Aveva fatto qualche schizzo che si vergognava a mostrare e aveva tirato giù i testi delle sue canzoni preferite. Il brutto presentimento che i suoi compagni non avessero niente con loro le bloccava la gola. Leggere tutta quella roba l'avrebbe affaticata almeno un po', e a casa l'avrebbe attesa una tazza di the verde per tirarla su, che odiava.
Aspettò i suoi compagni in silenzio, disegnando altri schizzi a matita su un foglio libero e, quando sentì dei passi avvicinarsi, lo accartocciò velocemente.
Calum e Michael erano in piedi davanti a lei, gli zaini già a terra. «Ciao.»
Non sembravamo esattamente felici di vederla, ma poteva aspettarselo. Salutò con il tono più rilassato posibile i due, che si sedettero distrattamente. Michael fu il primo a parlare.«Non ho trovato niente sul romanticistico», annunciò sbarazzino, mentre Joy si preparava al peggio. «Non ho il computer, e la biblioteca è troppo lontana...»
Lei sapeva che non ero vero, ma non disse niente di quello che, in realtà, Michael avrebbe avuto bisogno di sentire da tempo.
«Non importa» fece sorridente. «Io ho portato molti argomenti sul Romanticismo.»
«Giusto, è così che si chiama!» ridacchiò lui.
Joy deglutì rumorosamente.«Spero che quello che ho trovato non vi annoi...»La frase le era uscita per sbaglio, perché con gli occhi di Michael annoiati, puntati addosso e pronti a giudicarla, Joy si era sentita una stupida. Per la prima volta, l'arte le sembrava una vergogna da nascondere, un segreto come tanti che doveva far finta di non sapere neppure lei.
Un segreto ripugnante, proprio come quello che le stava capitando ultimamente.Negli ultimi tempi, tutto ciò che le pareva sbagliato su di lei cercava di eliminarlo, far finta che non esistesse. Era come se fingesse di non sapere i segreti che lei stessa si nascondeva.
Prese un respiro profondo e guardò l'altro ragazzo, seduto vicino a lei. Calum teneva in mano un piccolo quadernetto rossiccio, che si affrettò ad aprire.
Scorreva le pagine con una lentezza che lasciava trasparire un pizzico d'imbarazzo.
«Calum», lo chiamò dolcemente, avvertendo una fitta allo stomaco quando lui le accennò un sorriso, «hai portato qualcosa di utile al progetto?»
Sì, aveva portato molto. La biografia stampata di Hayez e degli appunti riguardanti Il Bacio che non aveva molto capito, presi da un sito ufficiale.
Si guardò in torno come un cane smarrito, fissando infine Michael, che era stupefatto.
«Sì», sussurrò piano. «Dacci un'occhiata, se vuoi.»
Sperava che guardasse il suo lavoro. Joy annuì sorridendo e Calum ammiccò, facendola diventare rossa sulle guance. Aveva la pelle bianchissima e pura, e quando arrossiva si notava subito, e a Calum divertiva pensare di poter controllare le sue emozioni.
In realtà sentiva che lei controllava le sue.
Joy si sporse con busto e nel campo visivo di Calum si infiltrarono due mani ossute che presero il suo quaderno. Rimase fermo immobile a guardare il nulla mentre immaginava di nuovo le mani biancastre di Joy.
Michael ridacchiò, facendolo trasalire.
«Non male», disse lei.
«Bravo, Calumuccio», aggiunse l'altro.
Calum fulminò Michael con lo sguardo, e Michael ammiccò.
"Scopatela, dai", sembrava dirgli. E Calum lo detestò. Non se la sarebbe scopata una del genere, che figura avrebbe fatto a scuola?
Che poi, senza dubbio, Joy era vergine e troppo gracile per avere successo a letto.
Non ci aveva mai pensato prima. Ogni ragazza che aveva frequentato l'aveva scopata senza cura, ma a Joy non avrebbe mai fatto una cosa simile.
Non gli sembrava la classica ragazza senza cervello. Un coglione avrebbe potuto ferirla solo con una parola di troppo. O addirittura con uno sguardo.
Guardò Joy che gli ripose il libro davanti, iniziando a parlare.
Parlava un po' di tutto quello di cui Michael e Calum non avrebbero mai accennato nemmeno durante la lezione. Calum l'ascoltava a pezzi, l'altro messaggiava sotto il tavolo e ogni tanto commentava con un mmh-mmh.
La voce di Joy rimbalzava sulla finestra e le tornava indietro pizzicandole la gola.
Si stanno annoiando, pensò, non sono convincente. Non convinco nemmeno me stessa.
Alla fine del loro incontro i due la salutarono e lei si ritrovò di nuovo sola. La biblioteca era già vuota, tutti erano corsi via. Sistemò con calma le sue cose e si rese conto di aver indossato il giubbotto per tutto quel tempo, senza sentire il caldo eccessivo. Prese a camminare per la biblioteca vuota, con passi che somigliavano ad una spilla che cadeva ripetutamente, e per un attimo avvertì la solitudine ronzarle nelle orecchie.
Per fortuna fra pochi minuti sarebbe tornata a casa dai suoi genitori e avrebbe ascoltato un po' di musica rannicchiata sul letto.
«Hey», sentì. Forse stava parlando da sola senza accorgersene, dato il forte mal di testa. Aumentò il passo fino ad arrivare alle scale. «Possibile che io debba salutarti sempre due volte, prima che tu ricambi?»
Una risata. Era la voce di Calum. Si girò e, nello stesso istante, il ragazzo le sorrise.
Era davvero bello, quando sorrideva.«Oh, scusami» fece lei. «Ciao.»
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twelve. {C.H.}
FanfictionCalum sospirò, buttando a terra l'ennesima sigaretta. «Come può una ragazza tirare fuori tutto il buono che c'è nella gente? Come fa a farmi sentire così sbagliato con gli altri, e così perfetto per lei?» ~~ Una lettera per ogni mese, così le avev...