Capitolo tre.

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Una volta che mi ero alzata dal mio comodo letto, mi vestì e mi truccai in fretta. Di lì a poco avrei dovuto portare Alex a scuola per poi dopo andare in negozio.
Uscimmo di casa in anticipo quindi una volta lasciata la piccola a scuola avevo mezz'ora di tempo libera, decisi quindi di andare a prendermi un caffè. Mentre stavo pagando la mia adorata bevanda sentì una voce, una voce fin troppo familiare.
Esitai a girarmi ma alla fine mi voltai e la scena che mi si presentò davanti mi dette tremendamente fastidio, c'era lui in compagnia di una cazzo di puttana.
Non si accorse di me fino a quando la mia solita fortuna decise di compiere un passo falso: senza accorgermene mi cadde il caffè.
Si girò di scatto e mi squadrò da testa a piedi nei suoi occhi si leggeva confusione, disperazione e rabbia ma quest'ultima sensazione prese il sopravvento.
Dopo avermi rivolto un debole sorriso pieno di malinconia e di rabbia disse alzando il tono di voce:
"Dimmi che non sei la persona che credo."
Decisi di far finta di nulla e mi voltai a chiedere gentilmente scusa per aver lasciato rovesciare il caffè per terra e ne chiesi un altro che non tardò ad arrivare, presi così il caffè e cercai di raggiungere l'uscita più in fretta possibile ma qualcosa o meglio dire qualcuno mi fermò, lui.
Aveva un viso sofferente, lo sguardo spento e i capelli spettinati come era solito lasciarli lo fissai rapidamente fino a quando non mi soffermai con lo sguardo sulle sue labbra, quelle labbra che amavo tanto di cui adesso riuscivo solo a sentirne la mancanza.
"Sei una tale stronza."
Queste furono le prime parole che uscirono dalla sua bocca, ma non mi ferirono anzi mi sarei aspettata di peggio da lui, ma ovviamente le offese non tardarono ad arrivare.
Mi insultò in tutti i modi esistenti al mondo ma non avevo intenzione di dare peso alle sue parole finché non disse:
"Non so perché tu te ne sia andata, ma credimi hai sbagliato.
Ti avevo promesso che c'è la saremmo cavata sempre insieme,
che qualsiasi problema ci fosse stato, l'avremmo superato.
Ma hai preferito andartene e lasciarmi soffrire, ti amavo alla follia.
Dimmi, non ero abbastanza per te? O meglio dire eri già impegnata già da allora a fare la puttana? Mi fai schifo, muori."
Quel discorso mi toccò profondamente, io l'amavo ancora mentre lui per me provava unicamente schifo. E non potevo obbiettare.
Così mi prese per le spalle e mi buttò per terra, e dopo di quello solo il buio più profondo.
Mi risvegliai non so dopo quanto tempo o meglio dire l'unica cosa che ero in grado di fare erano due voci di sottofondo che dicevano che ero appena morta, mi aveva uccisa.
Un flashback si presentò nella mia mente, tutta la mia vita mi passò davanti mentre io ero chissà dove immobile e incapace di compiere qualsiasi azione. Volevo urlare, gridare a chiunque che ero viva, non sarei morta, non adesso.
Non potevo lasciare Alexandra sola, non potevo e basta.

Sentì mia figlia piangere, e solo allora mi accorsi che era stato tutto un maledetto incubo. La strinsi forte a me, era la seconda volta che la vedevo star male per colpa mia, e non lo accettavo.
Guardai l'orologio erano le 03:33 a.m quindi decisi di tornare a letto ma questa volta lasciai che Alex rimanesse nel letto con me, ci addormentammo subito e per mia fortuna non ebbi più incubi.

7.00 a.m
Come feci nel mio sogno: mi vestì e mi truccai senza perderci molto tempo e dopo che anche Alexandra si preparò uscimmo di casa e salimmo sulla mia adorata moto con la quale dirigemmo a scuola. Una volta che scese dalla moto Alex mi raccomandò come era solita fare di stare attenta alla guida e dopo avermi dato un bacio se ne andò, così con uno stupido sorriso mi indirizzai a lavoro dove trovai Stephanie, una mia cara amica e il mio capo di lavoro. Il negozio fu continuamente pieno di clienti e a fine mattinata avevamo incassato un bel po' di soldi, mangiammo un insalata al bar di fronte per pranzo e poi tornammo a lavorare.
Oggi Alex sarebbe andata dopo scuola dalla sua migliore amica Sophia quindi non avrei dovuto passarla a prendere, piuttosto l'unica cosa di cui avrei dovuto preoccuparmi era Elizabeth che di lì a poco sarebbe passata per portarmi a prendere un caffè o meglio dire per parlarmi.

6:30 p.m
Avevo appena finito di contare i soldi quando entrò Beth, stranamente dalle altre volte, era preoccupata.
Mi rivolse un sorriso e poi se ne andò a salutare Stephanie,
tutte e tre eravamo grandi amiche. Poco dopo uscimmo dal negozio e decidemmo la nostra prossima metà ovvero in un ottima caffetteria non molto lontana da lì, lei decise di andare con la sua auto mentre io in moto. Una volta arrivate la solita comessa troia di turno con uno sorriso falso ci accolse, e prese le nostre ordinazioni e prima che Beth potesse dire qualcosa le raccontai del sogno perché se non glielo avessi raccontato io lo avrebbe sicuramente fatto Alex. Era dispiaciuta per me, e alla fine l'unica cosa che disse fu:
"So che è sempre stata dura per te, e credo che adesso lo sarà di più ma sei forte e poi qua ci sono io."
Apprezzai il fatto che mi sarebbe stata accanto e lo sforzo che commesse per non insulare lui o anche me visto che stavo facendo di tutto per saltare quell'argomento.
Alle 7.00 p.m ero davanti casa di Sophia e quando bussai Alexandra e Sophia mi vennero incontro saltellando seguite da Chanel la madre di quest'ultima, erano proprio carine insieme, l'esatto opposto che si completavano a vicenda.
Chanel era una delle poche madri che mi voleva bene, le altre erano troppo prese a giudicarmi data la mia età. Mi fece accomodare in soggiorno e parlammo del più e del meno visto l'ora che si era fatta e prima che io e Alex uscimmo mi disse che le avrebbe fatto piacere se avessi permesso ad Alexandra di passare il venerdì pomeriggio e l'intero weekend a casa loro visto che sarebbe stato poi domenica il compleanno di Sophia.
Con il suo solito faccino da cucciolo si girò a guardarmi e Sophia si unì a lei pregandomi che dicessi si, e così fu.

Forget Me. (Sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora