Zet

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Aveva deciso, così, mentre beveva un bicchiere di vino. Stava ridendo, in quel momento. Peccato che nessuno in quella tavolata di trenta persone si fosse mai preso la briga di guardarlo negli occhi, perché Zet quella sera non stava bene. Era già andato in bagno almeno tre volte, aveva arrotolato i 50 euro che teneva nel portafogli, aveva tirato fuori la cocaina chiusa in un sacchettino nascosto nel taschino interno della giacca Armani e si era preparato al solito tiro sul lavandino di vetro. Ma quella sera Zet per ben tre volte aveva rinunciato. La sua immagine con la banconota nel naso riflessa sullo specchio gli dava la nausea. Zet si guardò e si sedette per terra, sul parquet di teak. La testa poggiava sul cesso, ma non gli importava. Lì davanti la sua faccia, riflessa sullo specchio. E cominciò a parlare a quella faccia. Come se appartenesse a un altro, ma, purtroppo, lo sapeva: quello lì, con la banconota da 50 euro arrotolata nel naso, era lui.
"Ehi Zet, ci sei? La smetti di tirare come un forsennato? C'è la fila, qui, eh..."
"Fanculo, Stefano". Zet uscì tirando su con il naso, diede una pacca sulla spalla al suo amico, e tornò al tavolo sorseggiando un bicchiere di champagne con uno strano sorriso sulla faccia. Letizia era stravaccata sul divano panna e non lo degnò di uno sguardo. Come sempre. Come tutti i giorni. Come succedeva da anni.

Amore a faccia in giùDove le storie prendono vita. Scoprilo ora