Mi butto

150 13 3
                                    

Sei sempre lì che ridi. Sempre lì che esci fino a tardi. Sempre lì pronto a brindare a qualcuno o a qualcosa. Stasera, invece, sei qui solo sul terrazzo. Barcolli. L'equilibrio è instabile, come l'accappatoio di spugna che oscilla mosso dal vento. E se la facessi finita con questa farsa? Nessuno sa chi sono. Nessuno ha capito che sto male. Che mi rode dentro un verme che mi obbliga a sorridere. Tutto il giorno e tutti i santi giorni. Nessuno ha capito che sono solo. Basta davvero avere tutte quelle strette di mano sudate, quel 'Ciao Zet' a ogni angolo, quel bacio automatico prima di appoggiare gli occhiali sul comodino? Bastano davvero quaranta telefonate al giorno e altrettanti inviti a cene, aperitivi, cocktail party? Basta, a un uomo, tutto questo? 
Zet ride. Zet stringe mani. Zet abbraccia. Zet parla. Zet coinvolge. Zet organizza. Zet aiuta. Ma chi ci pensa a Zet? Chi chiede a Zet, guardandolo negli occhi, come stai? Chi protegge Zet, stasera, mentre l'accappatoio oscilla e la mente lo sta abbandonando? Chi...
Ehi, ciao Zet, che fai? Prosecco dal Re? Ci siamo tutti. Dai, vieni. Zet. Ciao, Zet. Grande, Zet.
Ecco appunto ciao, Zet. Fottiti.
Cosa? Vieni? Che hai detto?
Niente. Zet, va a dormire. A domani.
Ciao Zet, bella Zet.
Libero. Finalmente. Ora posso oscillare. L'accappatoio è appeso al filo, ma non cade mica. Magari anch'io stasera oscillo e basta. Magari basta una sigaretta e mi calmo. Magari esco. Magari raggiungo quel coglione di Stefano. Mi bevo un prosecco e dimentico l'accappatoio che oscilla. Oppure no. Oppure la faccio finita. Mi butto giù. E un sacco di gente al mio funerale canterà Ciao Zet, bella Zet. Tutti con gli occhi rossi. Tutti lì attoniti. Noo, dai, proprio Zet. Non ci credo. Tutti lì a darsi di gomito. Tutti a dire che Zet ha solo scherzato ma non è mica morto. Ma va là. Tutti a pensare che, no, Zet era felice. Com'è che, invece, non lo era?
Già me lo chiedo anch'io. Perché? Perché non sono felice? Perché Zet fa finta di esserlo? Perché Zet non urla. Perché Zet non dice a nessuno, manco a sua figlia,  che qualcosa gli manca. Perché Zet sta lì con quel sorrisino ebete per far credere di essere più scemo di quello che è? Perché a Zet nessuno dà credito? Perché Zet è considerato quello del 'Ciao Zet, bella Zet' e nient'altro? Perché oscilla quella merda di accappatoio? Cazzo, cadi. Abbi il coraggio di lasciarti andare, per una volta. Senza pensare agli altri. Ma pensa a te. Buttati giù e fotti tutti. I finti amici. Tutti lì a osannarti perché hai scritto quel libro di successo. Tutti lì a darti del perdente perché quello successivo non l'ha letto nessuno.

E io cosa dovevo fare? Reinventarmi. Rinascere. Per portare a casa uno stipendio. Per poter continuare a mantenere quella piscina costruita con i soldi del primo libro e del film e delle ospitate. E così ho iniziato a fare l'ospite. Dappertutto. In città, soprattutto. Ma anche in giro. Ho iniziato a parlare, sorridere, stringere mani. Il bellimbusto tronfio che dispensa belle parole e si fa fotografare dal reporter di sto cazzo. Io stasera esco dal personaggio. Ho deciso: mi butto. Non so a che ora. Non so neanch'io il perché. Ma mi butto. E se Angela mi odierà per questo che si fotta pure lei. Tanto fa di tutto per mostrarmi il suo disprezzo, la sua rabbia per  avere un padre onnipresente in tv, ma assente a cena. Un padre stronzo. Un padre perdente e vigliacco. Perdente perdente perdente. Vigliacco vigliacco vigliacco.

Amore a faccia in giùDove le storie prendono vita. Scoprilo ora