Sorrisini di circostanza, strette di mano, baci e abbracci. Tutti che mi salutano. Tutti che mi chiedono: 'Ehi, ciao, come va?'. Tutti che mi danno pacche sulle spalle e mi invitano. Ma dove mi invitano? Dappertutto. Dalla sagra all'evento istituzionale, sono in prima fila a ogni serata, inaugurazione, aperitivo. Ehi, ciao. Ehi, grande. Ehi, bello. Ma se dicessi che di bello non c'è niente? Se decidessi di chiuderla qui?
Tutti credono che sia un bamboccio, uno di quelli che si divertono in mezzo alle feste di una città fantasma a bere Martini dry e a infilzare olive verdi con lo stuzzicadenti. Ma io, mentre bevo, sorrido e abbraccio, mica mi diverto. Mica mi sento vivo, che cazzo. Mi sento in prestito, una specie di controfigura di me stesso. Quasi quasi mollo tutto e, finalmente, urlo al mondo chi sono e chi voglio diventare. Nessuno. Un signor nessuno. Uno che non viene riconosciuto per strada. Uno che non viene considerato per ciò che rappresenta, ma per ciò che è. Vorrei essere uno di quegli impiegati grigi, con la valigetta di finta pelle, che sta lì, tranquillo, a ticchettare con le dita sul pc. Vorrei essere un anonimo cittadino che, se ha voglia, si siede per due ore sulla panchina dei giardinetti a leggere un romanzo di Foster Wallace, scandalizzando la vecchietta seduta affianco. Vorrei essere un bravo papà, uno di quelli che arriva a casa tutte le sere alle 18, s'infila le pantofole, e abbraccia sua moglie da dietro, dandole un bacino sul collo. Vorrei fare passeggiate infinite, inforcare la bicicletta e soffermarmi un paio d'ore tra fruttivendoli e panetterie, mangiando una coppetta di gelato alla stracciatella. Vorrei essere uno di quegli uomini che la domenica, con i capelli all'odore di ragù, si mette a restaurare mobili in garage ascoltando i Pink Floyd. Mi piacerebbe affacciarmi alla finestra e salutare nonno Marzio che si appresta a caricare sull'ape i pomodori ammaccati del suo orto di via Lenin. Mi piacerebbe, mi piacerebbe. Ma poi chi lo fa? Chi riesce a rinunciare ai soldi? Chi riesce ad accontentarsi di abitare in un condominio squallido di periferia, con le mura coperte di graffiti, e andare in vacanza a Pinarella di Cervia? Cosa mi direbbe Letizia se io, un giorno, andassi da lei a dirle: 'Senti cocca, qui si cambia musica. Vendi le Vuitton, metti la serranda alla villa, e traslochiamo nel 'Treno', in quelle casette strette strette, dove sembra di soffocare. Però, sappi Letizia, che saremo felici. Te lo giuro. Sarà come ai tempi dell'università, quando giravamo sulla 2 Cavalli scassata di mio papà e dormivamo in tenda per riuscire a guardare meglio le stelle. Letizia, te lo giuro, saremo felici. E anche Angela lo sarà...'.Ah, se solo avessi il coraggio. Se solo Letizia fosse ancora quella Letizia. Se solo Letizia non si fosse abituata al lusso, alla vita comoda, ad essere qualcuno perché sta con me. Se solo io non fossi diventato quello lì che sta sui giornali. Se solo mi fossi accontentato. Se solo non avessi accettato di trasferirmi per inseguire un sogno. Pensavo fosse il mio sogno. E, invece, il sogno non è altro che bere Martini dry e infilzare olive verdi. Sono diventato una marionetta. Da quando hanno visto che ero una macchina da soldi, ma che un altro libro non l'avrei scritto, mi hanno messo da parte. Ho combattuto, sono sceso a compromessi, ho fatto e ricevuto favori... E soprattutto: ho pugnalato alle spalle il mio migliore amico Roberto, rubandogli la sua occasione di riscatto: quel romanzo che aveva nel cassetto da anni e che continuava a correggere in modo ossessivo.

STAI LEGGENDO
Amore a faccia in giù
General FictionZet passa da una festa all'altra, beve champagne e pippa cocaina. Gli è bastato un romanzo di successo per diventare ricco, ma a quale prezzo? La moglie non lo ama più e la figlia, bellissima, ha iniziato a perdersi. Poi ci sono Vale e Roberto, As...