E da tutto il giorno ormai che le lacrime non cessano mai di cadere, finiranno un giorno?
Purtroppo quelle non finiscono mai, ce n'è sempre, finche avrai da rovesciarne.Ero ormai fuori di casa da un pezzo senza una meta precisa, stavo camminando da talmente tanto che mi facevano male i piedi.
Mi ritornavano a mente tutti i ricordi felici di me e mio padre. Come quella volta alle elementari, quando ero al parco con i miei amichetti e volevo mostrarmi forte facendo vedere che sapevo saltare dall'altalena; peccato che poi caddi di piancia e rimasi senza respiro per qualche secondo. Mio padre venne di corsa da me disperato credendo mi fossi rotta qualche costola, ma poco dopo stavo bene, anche se un po' ammaccata, e lui mi sgridava perche gli avevo fatto prendere un bello spavento.
E invece quell'altra volta che le maestre dovettero convocarlo a scuola perche avevo morso a sangue una mia compagna che mi aveva rubato il mio diario e aveva letto ai miei compagni la parte piu imbarazzante, cosi mi sentii in dovere di reagire anche se poi rimasi in punizione per tanto tempo, ma come disse mio padre "Quella strega ebbe quello che si meritava". Mio padre mi voleva davvero bene, aveva sempre cercato di difendermi e proteggermi in qualsiasi modo e ora non poteva piu farlo perche non c'era piu.Ripensando a tutto ciò mi pentii di aver fatto la spia e di conseguenza di aver perso mio padre, ma in quel momento mi sembrava la cosa piu giusta da fare, evidentemente però non era cosi.
Mi sentivo cosi male... se non avessi chiamato la mamma e non le avessi riferito tutto a quest'ora mio padre e quella "povera" donna uccisa insieme a lui sarebbero ancora qui.Immersa dai ricordi che mi facevano tornare triste non riuscivo a trattenere le lacrime e tutte le persone che passavano vicino a me mi guardavano con aria interrogativa, ma io le ignoravo, non potevo permettere che la gente sapesse che sono la figlia di una donna assassina e di un padre morto. Qualcuno a volte mi riconosceva e mi chiedeva cosa avessi, ma io continuavo a camminare a testa bassa facendo finta di nulla. Non sarebbero servite a niente le mie parole in quel momento, tempo pochi giorni e tutto il paese sarebbe venuto a sapere quello che mia madre aveva fatto.
A una ventina di chilometri dal mio paese c'era un bosco, dove da bambina andavo con mio nonno a raccogliere i legnetti, quando lui era ancora in vita. Morì poco dopo che compii i miei sei anni, quindi non ricordo molto di lui, ricordo solo la sua folta barba bianca e io che lo chiamavo "Nonno Pievve, Nonno Pievve!" (In realtà si chiamava Pierre se non si fosse capito, Pierre Crayg, il padre di mia madre). Avevo proprio un'adorazione per lui fin quando non sparì e non potei più rivederlo, anche se vorrei tanto poterlo riincontrare. Mi ricordo che andavo da mia madre e le chiedevo 'dov'è nonno Pievve' e lei mi rispondeva che era andato in un mondo migliore e che noi non potevamo raggiungerlo, mi diceva anche che quel mondo si chiamava Paradiso ed era un posto bellissimo dove tutto ciò che vogliamo diventa realtà, ma non possiamo arrivarci fino alla nostra morte.
Mi avrebbe fatto bene passare un po' di tempo da sola in quel bosco per concigliarmi alla tristezza piu totale, un po' di tempo da dedicare a me stessa e alla mia solitudine.
Camminai fino a quando non fui all'inizio del bosco, punto in cui gli alberi incominciavano ad essere fitti e per terra non c'erano altro che foglie, pigne e qualche muschio che cercava di comparire in mezzo a tutto quel marrone. Sono cambiate molte cose da dieci anni fa, molti alberi sono cresciuti e forse altri sono stati tagliati o sono morti. Chissà se la piccola casetta che mi ero costruita c'era ancora...
L'avevo costruita un giorno quando mi scappava la pipi e dovevo cercare un posto protetto dove avrei potuto farla, cosi costruii quell'ammasso di legnetti, che per me era una piccola casetta, dove facevo finta di essere la regina del mio piccolo regno immaginario.Andai a cercarla in ogni dove, ma la mia memoria non mi permetteva di ricordare dove fosse, cosi cercai in lungo e in largo finche non mi imbattei in una catapecchia di legno che non ricordavo ci fosse.
Era veramente ridotta maluccio, un albero era cadutto sopra il suo tetto ammaccandolo però non facendolo cadere del tutto, sul terreno le erbacce rampicanti stavano ormai cominciando a salire sui muri e il legno era consumato, non più bello lucente come le case in legno costruite di recente.
La mia curiosità era però molto volenterosa di andare a guardare cosi decisi di andare dentro per dare un'occhiata.
Ci girai attorno per due tre volte, ma non riuscii a trovare la porta, fino a che, la quarta volta ormai che facevo il giro, mi accorsi che era sotterrata dalle piante rampicanti cosi la aprii e entrai.La casetta sembrava abitata perche sulle mensole c'erano un sacco di oggetti all'antica che sembravano essere spolverati da poco e nelle credenze in cucina c'era qualche residuo di cibo quindi qualcuno ci abitava o ci era venuto da poco.
Vidi che in un'altra stanza c'era anche una camera da letto e pensai che potesse essere il luogo giusto dove avrei potuto passare la notte, non sarei di certo tornata a casa.
Su uno dei comodini vicino al letto c'era una foto di una bambina piccola che rideva in braccio ad una donna, che potrebbe essere sua mamma, altrettanto serena e sorridente. Mi venne in mente una foto simile che aveva anche mia madre in camera sua e tanto per cambiare dal mio viso scese ancora una volta qualche lacrima. Aprii l'armadio e notai che c'erano dei vestiti, strani, ma c'erano.
Andai in un'altra stanza e notai che c'era un divano nero, rovinato da graffi causati probabilmete da un gatto che sarà passato da quelle parti e su un mobile una radio. Mi domandai l'utilità di una radio in quel posto visto che non c'era campo, ma poi vidi che era una radio a dischi. Guardai che cosa piaceva ascoltare alla persona che probabilmente era stata qui e c'era un disco di raccolte piu famose della musica jazz. Anche a me piace molto il jazz perciò decisi di far partire il disco e di ascoltarmi un po di buona musica per permettere anche al mio cervello di distrarsi.
Intanto in un'altra stanza c'era un tavolo ancora apparecchiato con una ciotola, al suo interno c'erano i residui di una probabile minestra di verdura e questo mi fece presupporre che qulacuno era stato qui di recente, infatti sulla sedia di fronte al tavolo apparecchiato c'era uno scialle di lana color lilla, molto bello per giunta.Quella piccola casetta, anche se mezza distrutta e disordinata, sarebbe stata l'ideale dove stare e dove avrei potuto rimanere per un po di tempo. Non era neanche tanto lontana dal mio paese quindi se avessi voluto tornare a prendere qualcosa avrei benissimo potuto farlo in neanche tanto tempo.
Il cielo si oscurò e dopo la terribile giornata che avevo passato decisi di andare a dormire in quella stanza con quel letto che sembrava comodo e il tempo di chiudere gli occhi che mi addormentai subito.
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Sospiri
Mystery / ThrillerQuesto mondo ci fa capire giorno dopo giorno che non sempre la vita va come vorremmo. Molte volte sembra che tutto ciò a cui tieni venga abbattuto e l'unica soluzione è morire. Ma può capitare che qualcosa o qualcuno ti possa cambiare per sempre.