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Non potevo crederci. Non poteva essere realtà tutto ciò che mi stava accadendo...
"Non esitare! Racconta!"
"Lizzie, non è esattamente una cosa bella, sei psicologicamente pronta?"
"Basta che questo mi aiuti a sapere la verità!"
"E va bene... Vedi nel registratore si sentivano urla femminili che probabilmente erano di Amanda e come sotto fondo la voce di tuo padre che diceva cose come - Non muoverti schifosa puttana - e potevo capire che era legata da qualche parte perche tra le urla c'era anche la sua voce che implorava di lasciarla andare..."

Mentre Dolphine parlava stavo cercando di rendermi conto di quante cose mi erano successe oggi, ma soprattutto tutto ciò di cui io ero totalmente all'oscuro e che saperlo non mi ha fatto stare esattamente meglio, anzi, penso che la mia vita ora non abbia davvero più senso. Potrei morire o scomparire e nessuno se ne accorgerebbe a eccezione di Dolphine.

"...ma la cosa che mi ha lasciato più traumatizzata è il fatto che tuo padre ad un certo punto ha detto - Adesso prenderai queste cosi starai zitta e farai come dico io - probabilmente tuo padre le ha dato le pillole di droga che hai trovato nella sua borsa anche perche gliene ha fatte mandare giù 5 che l'avranno stordita completamente."
"Per questo quando l'ho guardata negli occhi sembrava persa, aveva come lo sguardo perso nel vuoto. Ed è anche per questo che lei non reagiva per niente a tutto quello che mio padre cercava di farle."

Avevo gli occhi sommersi di lacrime. Mia madre era morta, vengo a scoprire che mio padre era un molestatore e ormai sono ricercata dalla polizia. L'unica via di scampo che ho è morire e nessuno lo saprà mai visto che tanto sono inutile.

"Mi dispiace cara, speravo fino alla fine che tu e tua madre avreste pututo tornare a vivere felici insieme un giorno"
"Non importa, hai già fatto abbastanza per me e per questo non ti sarò mai grata abbastanza"
"Posso fare ancora tanto per te tesoro se vuoi. Sei davvero a pezzi..."

Cosa potevo dirle, lo sapevo che ero a pezzi.
Avevo ancora impressa nella testa l'immagine di Amanda che dopo essere stata trafitta da mia madre con il coltello versa la sua ultima lacrima da quegli occhi vuoti, spenti, che era come se si fossero appena liberati da un peso, il peso di mio padre.
Avevo lo sguardo perso nel vuoto anche io in quel momento e non potevo distoglierlo dal pavimento, forse era l'unico punto fisso che poteva contenere un po' le lacrime che mi martellavano le guance con la loro insistente discesa.

"Non ti preoccupare. Esco a prendere un po' d'aria e a pensare... Tornerò per cena"
"Mi raccomando non farti male. Sai che ti voglio bene e anche per me sei l'unica che mi è rimasta. La figlia che non ho mai potuto crescere"
Alzai lo sguardo per guardarla negli occhi e vidi che anche lei stava piangendo come facevo io poco prima e non potei fare a meno di correrle in contro in un abbraccio che per me fu molto confortante per il mio morale a pezzi e forse anche per lei.

"Sei molto meglio della mamma che avevo prima. Sei la madre perfetta che non ho mai avuto. Non mi potrei mai perdonare il fatto di farti soffrire per me. Per una volta tengo veramente a una persona e sei davvero l'unica che adesso mi è rimasta. Era da tanto che non lo dicevo a qualcuno ma ti voglio bene"

Quell'abbraccio fu strappa lacrime per entrambe, ma anche se c'erano di mezzo frasi felici non mi sentivo affatto in quel modo, anzi ero più a pezzi che mai, ma almeno potevo contare sull'unica persona che mi era rimasta e sull'unica persona a cui ho mai voluto davvero bene nella mia vita.
A mia madre ho voluto davvero bene una volta, ma dopo quello che ha fatto tutto quel bene si è smarrito, anzi è scomparso.

Quell'abbraccio finì, anche se era davvero confortante per me, ma le cose belle non possono durare per sempre.
"Vai pure Lizzie, hai bisogno di stare un po' da sola"
"Grazie"
Dolphine andò in cucina, probabilmente per iniziare a preparare la cena, e io mi diressi verso l'uscita per andare nel bosco e stendermi sotto quell'albero, ma non appena varcai la soglia della porta mi passò alla mente un'idea, anche se sbagliata, che mi avrebbe rilassato e aiutato a dimenticare meglio.
Sapevo dove Dolphine teneva le sigarette, anche se non sapevo se ne stava ancora facendo uso oppure no, le avrei prese in ogni caso.
Senza fare rumore mi diressi nel salotto e aprii il cassetto dell'armadio dove avevo trovato anche le pastiglie di droga da cui poi ho voluto indagare anche sul fatto di Amanda.
Non avessi mai aperto quel cassetto, mi sarei risparmiata almeno un po' di dolore, ma il destino ha previsto per me che io soffra e così deve essere.
Trovai le sigarette, le presi e uscii di casa.

Ero .
Seduta sotto quell'albero in quel bosco cupo e tenebroso che ormai da tempo accoglieva tutte le mie lacrime e tutte le mie sofferenze.
Non facevo altro che guardare il fumo di quella sigaretta che si dissolveva nell'aria assieme ai miei pensieri.
Nella mia testa continuavo a ripetermi "Perché non vieni a prendermi? Dove sei? Perche non mi vuoi portare con te? Sono pronta. Oramai non ho piu nulla da perdere", ma purtroppo quel desiderio non era ancora mai stato esaudito.

È da tanto che aspettavo.
Ormai però non ne avevo più davvero bisogno.

Il vento leggero aveva iniziato a sfiorarmi il viso facendomi ricordare tutti quei momenti in cui io ero davvero felice.
Non potrei tornare indietro?

Sarebbe molto più facile, ma avevo iniziato lo stesso a capire da sola che la vita mi era stata donata per pentirmene e questo sarà destinato a essere il mio scopo.

Credo di aver fumato più di una sigaretta, d'altronde cercavo di annebbiare il dolore insieme al fumo, ma dopo un po' lo sguardo iniziò ad appannarsi e in lontananza mi parve ancora di scorgere quell'ombra che avevo visto l'ultima volta e che però poi era scomparsa.
Decisi di lasciar perdere, tanto ormai sapevo che era frutto della mia fantasia o della botta causata dalle sigarette toccate per la prima volta, ma la figura al posto di allontanarsi si stava avvicinando, facendomi notare sempre più chiaramente i suoi contorni e facendomi pensare che forse non me lo stavo solo immaginando.

Continuai a fissare quell'ombra fino a che riuscii chiaramente a distinguere un volto sotto a un cappuccio nero, simile a quello che mi si mostrò un volta in sogno.
Ma non appena riuscii a incrociare il suo sguardo i miei occhi si spensero e non riuscii a vedere più nulla se non che una macchia rossa che si diluiva lentamente.

SPAZIO AUTRICE:
La foto che potete vedere all'inizio del capitolo è stata scattata da una mia amica e posso dire che è venuto fuori un vero capolavoro. Quella con il cappuccio sono io e un'altra mia amica raffigura la persona vestita di bianco sullo sfondo.
Senza saperlo questo scatto rappresentava a pieno questo capitolo cosi ho deciso di metterlo per riempirlo un po 😉

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