undici

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Il giorno dopo tutto sembrò essere tornato alla normalità. In un certo senso era come se stessimo fingendo che nulla fosse realmente accaduto; era probabilmente l'opzione migliore per tutti e due. Speravo che Connor avesse trovato qualche maglietta adeguata, in modo da coprire la ferita, anche se ero frustrato dal fatto che non l'avrebbe detto a nessuno. In qualche modo però non potevo biasimarlo. Avrebbero potuto aumentargli ulteriormente il periodo di ricovero se avessero scoperto che si stava facendo del male, e so che era l'ultima cosa che chiunque di noi avesse voluto. A fine giornata ero felice di vederlo con il suo solito sorriso, forzato o no. Era meglio di come si era comportato la settimana precedente, riservato e freddo con tutti - non era stato per niente bello vederlo così fuori di sé.

A pranzo, mentre tutti erano seduti intorno al tavolo, Connor conversava ad alta voce con gli altri pazienti, con mio grande sollievo. Sembrava si sentisse molto meglio, nonostante quello che era successo intorno alle 4 del mattino. Tuttavia, dopo pranzo, improvvisamente sembrò scomparire. In un primo momento, pensai fosse nella sua stanza a recuperare il sonno, o forse nella sala ricreativa a vedere un film con un altro paziente. Ma, per mia scoperta, non fu così. Mi ritirai nella mia stanza e cominciai a tormentarmi il cervello per cercare di capire dove potrebbe essere andato. Dopo alcuni momenti di riflessione, mi diressi al bagno; forse era andato a farsi una doccia o qualcosa del genere. Ma anche in quel caso, non fu così. Iniziai a preoccuparmi, mentre camminavo lungo il corridoio provando a pensare a dove avrebbe potuto essere. Poi, mi venne in mente.

Il tetto.

Camminai di fretta verso la porta che conduceva al tetto, un'ondata di ansia mi attraversò quando la vidi socchiusa. Che si trattasse di Connor o no, qualcuno era sicuramente sul tetto. Entrai velocemente socchiudendo la porta dietro di me e iniziai a correre su per le scale, saltando un gradino alla volta. Quando arrivai in cima alle scale guardai l'intero tetto fino a quando i miei occhi si posarono su una figura in un angolo lontano. Tirai un sospiro di sollievo quando riconobbi Connor.

Cominciai a camminare verso di lui, senza muovermi troppo velocemente per paura di spaventarlo. Una volta arrivato abbastanza vicino, mi fermai.

"Ho pensato che avrei potuto trovarti qui." Dissi, trattenendo un sorriso.

Connor si bloccò momentaneamente prima di girarsi, rilassandosi quando si rese conto che ero io. "Sì, mi dispiace. Avevo solamente bisogno di un po' di tempo per pensare a delle cose."

Poi calò il silenzio. Passammo la maggior parte del tempo a guardarci intorno goffamente, evitando il contatto visivo quando beccavamo l'altro fissare.

"Ascolta," Connor fece un passo in avanti. "Riguardo la scorsa notte.."

"Va tutto bene, non c'è bisogno di parlarne." Iniziai.

"Voglio." Connor insistette. "La scorsa notte non so che cosa mi sia successo. Mi sono addormentato pensando a delle cose e poi quando mi sono svegliato non riuscivo a sentire nulla. Ero completamente intorpidito. È stato terrificante e non sapevo perché mi sentivo in quel modo. Ho provato con le cose semplici, come tirarmi un pizzicotto, ma non riuscivo a sentire niente comunque. L'unica cosa rimasta era fare quello che ho fatto, e mi dispiace che tu abbia dovuto vedere. Siccome non riuscivo a sentire niente non mi ero reso conto di quanto in profondità stavo andando e poi ho iniziato ad andare nel panico perché non riuscivo a fermare l'emorragia. Ovviamente non potevo andare da un membro del personale perché avrebbero reagito in modo eccessivo e avrebbero contattato i miei genitori per avvisarli dell'estensione del mio ricovero - non avrei potuto sopportarlo! È già stato esteso troppe volte e non volevo peggiorare la situazione, sarebbe stato troppo. Tu eri effettivamente l'unica persona disposta ad aiutarmi, e grazie per quello che hai fatto. E come ho già detto, mi dispiace che tu abbia dovuto vedere quello che ho fatto, è stato egoista da parte mia."

Scossi la testa. "Va tutto bene. Sono contento che tu sia venuto da me. Sono solamente incazzato per non essermi reso conto prima di quanto stavi male, quando ho notato il tuo cambiamento di carattere. Avrei potuto essere li per te ma non c'ero."

Connor si strinse nelle spalle. "Non mi aspettavo che tu lo notassi. So che probabilmente mi sono spinto troppo lontano con quello che ho fatto ieri sera, ma non sapevo cos'altro fare, la mia testa era dappertutto!"

Gli misi un dito sulle labbra per convincerlo a smettere di parlare. "Davvero, va tutto bene. Promettimi solo che non lo farai più, vieni a parlare con me piuttosto. Non mi interessa che ora è o quello che sto facendo, se non stai bene preferirei che tu parlassi con me piuttosto che soffrire da solo."

Connor fece un mezzo sorriso. "Grazie Troye. Dico sul serio."

Poi calò di nuovo il silenzio. Anche se, a differenza degli altri, questo era diverso - non era imbarazzante. Infatti, per la maggior parte del tempo che abbiamo trascorso in silenzio, ci siamo semplicemente guardati negli occhi. Ogni volta che li guardavo rimanevo sempre più stupito, erano davvero belli. Connor, in generale, era davvero bello. Mi chiesi se lo sapesse, quanto fosse bello. Scommetto ne dubitava lui stesso ma non avrei mai capito il perché. Era davvero incredibile. Dovevo essermi perso a pensare perchè quando tornai con i piedi per terra quasi saltai per quanto Connor si era avvicinato a me. Mi stava guardando ancora più intensamente.

"Oh," sussurrò, facendo un passo ancora più vicino. "Un'altra cosa."

Prima che potessi capire cosa stava succedendo, sentii una pressione sulle mie labbra. Una pressione che molto rapidamente registrai come le labbra di Connor sulle mie. Io, Troye, stavo baciando Connor.

pills ✧ tronnor [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora