Dopo il mio incontro con Connor, Rosa mi incoraggiò ad andare a socializzare per un'ora o giù di lì prima di cena. Aveva offerto di accompagnarmi nella sala principale in cui i pazienti si riunivano, ma le dissi che preferivo andarci da solo. Per fortuna non prese la mia risposta nel modo sbagliato e capì perfettamente la mia voglia di indipendenza.La sala principale non sembrò particolarmente 'sociale'. Per cominciare, virtualmente nessuno parlava a vicenda; più interessati nelle proprie attività da notare anche le altre persone intorno a loro. Non che mi importasse particolarmente. Fui contento di immergermi in qualcosa e passare quell'ora il più rapidamente possibile, senza che le persone prendessero un secondo per guardare verso di me. Ero già disperato e volevo tornare a casa. Non volevo essere qui e non mi sentivo per niente come se ci appartenessi. Beh, nessuno appartiene a questo posto, ma mi sentivo bene - non pensavo che ci fosse qualcosa di sbagliato in me.
Dopo aver dato una rapida occhiata in giro, notai una sedia vuota accanto alla finestra e mi diressi verso di essa. Mi assicurai che nessuno fosse già seduto e mi sedetti. La tavola era ricoperta da fogli di carta comune e penne colorate disposte ordinatamente su di essi. Beh, dovevo far pur qualcosa per passare questi sessanta minuti. Distratto, presi in mano una penna colorata e cominciai a scarabocchiare sulla carta, disegnando nulla di particolare. Cambiai velocemente colore, sovrapponendo le linee dei due colori che si contrastavano fortemente fra loro - verde chiaro e rosso scuro.
"Cosa stai disegnando?" Alzai gli occhi al suono di una voce familiare.
"Hai un vero talento nel fare domande, non è vero?" chiesi sarcastico, sforzandomi di sorridere così da non sembrare scortese.
Connor ridacchiò. "È un talento."
'Sì, uno fastidioso.' Pensai, scegliendo di non dire la mia.
"Comunque, non hai risposto alla mia domanda."
Alzai gli occhi. "Non sto disegnando niente. Sto solo cercando di far passare il tempo. Voglio uscire di qui."
Connor mise il broncio, sporgendo il labbro inferiore. "Ma perché?"
"Perché non voglio essere qui."
Connor salì sul bordo del tavolo, lasciando oscillare le gambe sul pavimento. "E pensi che il resto di noi lo voglia?"
Guardai il foglio di carta di fronte a me. "Non era quello che intendevo."
"Allora che cosa vuoi dire?" Disse Connor con un tono più schietto.
Sospirai. "Non lo so."
"Deve stare più attento a quello che dici qui, Troye. Sei fortunato che stai parlando con me. Ho smesso di farmi influenzare da commenti stupidi molto tempo fa, sono tutte stronzate."
Feci un mezzo sorriso impacciato. "Mi dispiace."
"Non fa niente." Disse Connor, facendo tornare il suo tono di voce allegro quasi immediatamente. "Come ti sei fatto quella cicatrice?"
Il suo dito indice era puntato sul mio polso. Srotolai subito la manica del mio maglione per coprirlo. "Non ti ha mai detto nessuno che è scortese far notare le cose così in questo modo?"
Connor strinse nelle spalle. "Probabilmente."
"Qual è il tuo problema, Connor?" Scattai involontariamente.
Connor mi guardò un po' sorpreso, ma ancora una volta spazzò via quello che avevo detto. "Non ho nessun problema."
"Sono qui da nemmeno due ore e tu non hai fatto altro che bombardarmi con domande stupide, senza darmi spazio per respirare! Come mai sei così determinato a essere mio amico?"
Questa volta Connor sembrava davvero ferito. Mi sentii male per quello che avevo detto, ma non avevo intenzione di ammetterlo. Evidentemente era giunta l'ora che qualcuno lo rimettesse al suo posto, anche se ero passato per il cattivo ragazzo per averlo fatto. La gente normalmente non testa mai la mia pazienza in questo molto, ma Connor era qualcosa completamente differente. Era estremamente carismatico - completamente l'opposto di me, essendo molto più chiuso in me stesso e socialmente imbarazzante. Connor si alzò e guardò il pavimento.
"Abbiamo tutti bisogno di un amico in questo mondo, Troye," disse con voce molto più tranquilla e monotona del solito. Si girò e cominciò ad allontanarsi, prima di girarsi rapidamente indietro guardandomi direttamente negli occhi. "Anche tu."
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Tutto quello che volevo fare era tornare a casa. Eppure sapevo che nessun desiderio o speranza avrebbe fatto diminuire la quantità di tempo che avrei dovuto trascorrere qui. Il solo pensiero di dover passare altre quattro settimane con Connor, che ora sembrava avere una forte antipatia verso di me, mi faceva sentire male. Normalmente quando avevo a che fare con le persone a cui non piacevo, o che non piacevano a me, a scuola, era abbastanza facile andarmene ed evitarle quanto più possibile. Eppure, in questo tipo di istituzione, questo non sarebbe stato nemmeno lontanamente facile. Eravamo praticamente costretti a socializzare con gli altri pazienti - probabilmente per impedire a noi stessi di impazzire. Mi pentii di aver parlato in quel modo a Connor, ma sembrava essere il trucco. Infatti, per il resto della sera, anche durante la cena, non aveva neppure guardato nella mia direzione. Era quasi come se fossi diventato invisibile per lui o qualcosa del genere. Non che mi dispiaceva - era bello avere un po' di pace e tranquillità. Forse un giorno proverò a riconciliare le cose con lui, ma per ora ero contento così.
"Vuoi prendere il tuo farmaco per me?" Rosa apparve sulla soglia con una piccola scatola tra le mani. Mi sedetti sul letto e annuì.
Stavo prendendo anti-depressivi per cercare di bilanciare le sostanze chimiche nel mio cervello, in quanto, secondo loro, era la depressione che mi stava spingendo al limite. Forse lo era; non lo sapevo o non me ne importava più. Se prendendo il farmaco avrei soddisfatto i medici e mostrato loro una sorta di progresso che mi avrebbe permesso di uscire, allora l'avrei fatto senza esitazioni. Dopo aver preso il farmaco, entrai nel letto e tirai il piumone su di me, immergendo la testa nel cuscino. Non appena chiusi gli occhi, mi addormentai. Per quasi tutta la notte i miei sogni furono tormentati da un paio di occhi verde brillanti e un sorriso bianco penetrante.
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pills ✧ tronnor [ITA]
FanfictionQuando Troye è ricoverato in un reparto psichiatrico a seguito di un tentato suicidio l'unica cosa che vuole è essere dimesso il più presto possibile. L'ultima cosa che si aspetta è di trovare un amico, per non parlare poi di qualcosa di più. Se c'è...