nove

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La mattina seguente mi svegliai trovando Rosa appoggiata alla porta mentre aspettava che mi svegliassi per prendere la mia dose giornaliera di farmaci. Li presi senza esitazione, rendendo la procedura più rapida possibile - era così annoiante. Mi diressi in bagno per rinfrescarmi e cambiarmi visto che ero libero di vagare nel reparto fino all'ora di pranzo. Mi diedero tre ore, fino alle 12:30, quando avrei dovuto andare insieme agli altri pazienti a mangiare il pranzo tutti insieme.

Decisi di andare nell'area principale - altrimenti nota come sala ricreativa - dove altri tre pazienti erano seduti in silenzio, concentrati ognuno sulle proprie cose. Una ragazza, il cui nome avevo imparato era Priscilla, era seduta a gambe incrociate sul pavimento accanto alla libreria e stava leggendo un libro con grande interesse. Avevo anche scoperto che aveva sedici anni, soffriva di OCD e grave ansia. Mi piaceva, dal momento che era veramente una bella persona - come tutti gli altri nel reparto. Era solamente un peccato che avevamo dovuto incontrarci in circostanze così sfortunate. Il tavolo nel quale mi ero seduto il mio primo giorno era di nuovo libero così mi lasciai cadere sulla sedia. Presi una penna a caso e cominciai a scrivere su un foglio di carta, le parole mi venivano in mente mentre continuavo a scrivere. Anche quando era a scuola, l'unica cosa su cui ricevevo sempre complimenti ed elogi era la mia capacità di scrivere; qualsiasi cosa come poesie, musica o semplicemente scrittura creativa.

In the crowd, alone.
And every second passing reminds me I'm not home.

Mi fermai, pensando alle righe successive. Non ero del tutto sicuro se avrei trasformato queste frasi in una poesia o una canzone, ero sicuro però che avrei deciso continuando a scrivere. Una volta felice con il primo verso, continuai.

Tight skin, bodyguards,
Gucci down the boulevard,
Cocaine, dollar bills and,
My happy little pill;
Take me away,
Dry my eyes,
Bring colour to my skies;
My sweet little pill,
Take my hunger,
Light within,
Numb my skin.

Più mi guardavo intorno e prendevo ispirazione da ciò che era intorno a me, più il testo della canzone mi veniva in mente facilmente. Decisi che il testo fosse più adatto per una canzone piuttosto che una poesia e iniziai a canticchiare una melodia di accompagnamento, mentre scrivevo, cercando di pensare a parole che facessero rima tra loro. Tuttavia, più restavo seduto al tavolo più mi veniva in mente quanto ero stato freddo e distaccato verso Connor, quando ci eravamo incontrati per la prima volta, e a come mi era sembrato veramente ferito quando l'avevo cacciato via. Non volendo continuare a pensare a queste cose mi alzai di scatto e mi allontanai, piegando il foglio di carta in otto parti infilandolo nella tasca posteriore dei jeans.

Per un po' vagai senza meta per i corridoi del reparto, restando sempre più sorpreso di quanto fosse grande. La maggior parte delle porte nei corridoi erano chiuse, il che significa che non potevo andare ad esplorare e trovare nuove cose. Dopo aver camminato per un po' i miei occhi si posarono su una finestra alta quasi come tutta la parete. Lentamente mi avvicinai e guardai fuori, sentendomi immediatamente rilassato mentre guardavo la gente per strada camminare spensierata senza sapere quanto io mi sentissi solo rinchiuso qui dentro. Pensai alla mia famiglia, magari stavano vagando per le strade anche loro in quel momento, magari stavano guardando l'ospedale e si stavano chiedendo come stessi affrontando tutto questo.  Se solo potessi dirgli quanto avrei voluto tornare casa.

"Non preoccuparti, divento geloso anche io." Uscii di scatto dal mio stato di trance mentre Connor apparve di fianco a me, guardando fuori dalla finestra proprio come stavo facendo io.

"Da dove diavolo salti fuori?" Chiesi, ancora leggermente stordito. "E come facevi a sapere che ero qui?"

Connor si strinse nelle spalle, continuando a guardare fuori dalla finestra. "Ti ho seguito. Sembravi un po' giù così ho voluto assicurarmi che non stessi progettando di fare qualcosa di stupido."

Lo guardai un'altra volta prima di guardare, ancora una volta, fuori dalla finestra. "No, non ti preoccupare, mi stavo soltanto annoiando; volevo esplorare altre parti di questo posto, credo."

"Non c'è molto da vedere, davvero. Giuro, le uniche porte che sono effettivamente aperte in questo posto sono le nostre camere, e questo solo perché non c'è nessuna porta da chiudere in primo luogo. Che schifo." Connor distolse lo sguardo dalla finestra e rivolse la sua attenzione su di me. "Prima però non era così."

"Come mai?" Questa volta ero io quello che continuava a guardare fuori dalla finestra mentre l'altro parlava.

"Tenevano le porte aperte a meno che non fosse di vitale importanza non entrarci. Una ragazza che avevo conosciuto, appena entrato qui dentro, riuscii ad entrare in possesso di un oggetto appuntito da uno degli uffici, e sono sicuro tu possa immaginare cosa sia successo."

"Si è tagliata?" Chiesi.

Connor annuì. "Gravemente. È morta nella sua stanza dissanguata perché nessuno la trovò fino alla mattina successiva. È stato un vero peccato, era adorabile."

"Che merda." Mormorai. "Tutti qui sono così carini, odio il fatto che abbiamo dovuto conoscerci in circostanze così brutte."

Connor mi diede un mezzo sorriso e si appoggiò delicatamente alla mia spalla. "Pensaci però. Se ci fossimo incontrati per strada, mi avresti mai guardato una seconda volta? O io ti avrei guardato una seconda volta? Avrebbe mai sfiorato le nostre menti l'idea di tornare indietro e conoscerci?"

Dopo un momento di silenzio, lentamente scossi la testa. "Non credo."

"Esattamente," Connor sorrise con aria colpevole. "Quindi, forse, in un certo senso, questo potrebbe essere una buona cosa. Perché, sia che tu ti senta allo stesso modo o no, sono abbastanza contento di averti incontrato."

"Anche se sono stato un cazzone con te all'inizio?" Risi incredulo.

"Sei stato un cazzone, sono contento che tu l'abbia ammesso." Mi prese in giro. "Ma non sei una cattiva persona, Troye. Ti importa."

Mi voltai a guardare fuori dalla finestra ancora una volta. "È così strano sapere che le persone giù in strada stanno andando avanti con la loro vita, senza neanche fermarsi a considerare cosa le persone intorno a loro stanno facendo. Sono così assorti in quello che sta succedendo sui social media o a mandare sms al loro fidanzato o fidanzata che non alzano nemmeno lo sguardo per vedere ciò che succede realmente intorno a loro." Sospirai." Wow, credo davvero che io abbia preso le cose per scontato prima d'ora."

Connor annuì lentamente. "Se c'è una cosa che ho imparato da quando sono qui, è mai prendere la vita troppo sul serio e di prestare sempre attenzione a ciò che c'è attorno a te. Non sai mai cosa ti potresti perdere."

"Non vedo l'ora di uscire da qui." Mormorai guardando il pavimento.

"Lo so che fa schifo." Connor si fermò, causando un breve silenzio. "Non so te, Troye boy, ma vuoi sapere come la penso io? " Con la coda dell'occhio lo vidi allungare la mano. "Siamo solo io e te contro il mondo."

Lo guardai e sorrisi, prima di guardare la sua mano protesa verso la mia. Come la presi, cercai di non fare caso alle linee rosse e profonde sparse sul suo polso.

pills ✧ tronnor [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora