sedici

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Dopo la morte di Connor il mio ricovero fu esteso per altre quattro settimane. Se fosse stato per qualche altro motivo l'avrei odiato. Avrei protestato, discusso, picchiato i piedi come un bambino di cinque anni sapendo che sarei dovuto rimanere più a lungo di quanto inizialmente concordato. Tuttavia, le circostanze erano più estreme. Per la prima volta non mi importava da quanto tempo ero lì. Non mi importava che ero lì in generale. Ero troppo insensibile e vuoto per curarmene. 

Non riuscivo a sentire niente. Anche giorni dopo l'incidente mi sentivo intorpidito, incapace di provare emozioni. In effetti, iniziai a credere di stare diventando sempre più insensibile giorno dopo giorno, invece che riuscire a sentire gradualmente qualcosa. Avrei voluto incolpare i farmaci per farmi sentire così strano ma sapevo che non era vero. Non aveva senso provare a convincermi altrimenti. Connor era stata l'unica persona al mondo a cui avevo veramente tenuto; l'unica persona per cui avrei preso una pallottola. Non avevo nemmeno avuto la possibilità di dirgli che lo amavo anche io. Ora, non l'avrebbe mai saputo.

Mi odiavo per non essere stato in grado di trovare le parole per convincerlo a fare un passo indietro, di camminare tra le mie braccia e piangere mentre lo tenevo stretto sussurrandogli che sarebbe andato tutto bene. Invece, ero rimasto lì, incerto su cosa dire e a piangere mentre mi stava dicendo il suo ultimo addio. Capii quanto l'avessi dato per scontato e quanto stupido fossi stato a credere che avremmo potuto avere un futuro insieme. Se mi amava veramente, perchè mi aveva lasciato così all'improvviso? Mi incolpai per quello che era successo. Avrei dovuto capire che qualcosa non andava ed essere insieme a lui quando più ne aveva bisogno, ma non c'ero. Ero troppo occupato a contare i giorni che mancavano alla mia dimissione, piuttosto che sperare rallentassero così da poter concentrare tutto il mio tempo su Connor.

E ora, non c'era nulla che potessi fare per cambiare quello che era successo - se ne era andato.

L'ultima volta che lo avevo visto stava precipitando giù dall'edificio. L'immagine continuava a ripetersi nella mia testa, causandomi incubi che mi svegliavano nel cuore della notte. A volte sembrava così reale, come se fossi tornato di nuovo in cima a quel tetto, a pregarlo di fare un passo indietro. Finiva sempre allo stesso modo però. Perdevo sempre. Mi odiavo per essere stato così incapace. Se solo fossi stato in grado di parlargli piuttosto che stare lì paralizzato, forse avrei potuto salvarlo e tutto sarebbe andato per il verso giusto. Ma adesso tutto quello che potevo fare era rimpiangere le mie azioni e piangere.

Indipendentemente da quello che mi aveva detto Connor - sul fatto di non piangere ed essere giù di morale - non potevo semplicemente ignorarlo e andare avanti. Ogni singolo giorno parlavo con il soffitto nella speranza che potesse sentirmi. La porta del tetto era stata completamente sigillata, quindi non c'era alcun modo di arrivare lassù. Più ci pensavo, più mi faceva piacere che fosse stata chiusa. Salire sul tetto mi avrebbe fatto ricordare troppo quello che era successo.

Ogni notte piangevo fino ad addormentarmi.

Ero abituato ad avere Connor rannicchiato nel letto accanto a me ogni notte e improvvisamente mi ero ritrovato da solo, a stringermi il più possibile intorno alle coperte per cercare di smettere di tremare dal freddo. Alcune notti speravo che Connor entrasse dalla porta ridendo, dicendomi che era tutto uno scherzo ben pianificato e mi avrebbe dato il bacio della buonanotte coccolandomi fino ad addormentarmi. Sapevo però che non era una cosa molto realistica. Se ne era veramente andato e per quanto avrei potuto sperare, non sarei mai stato in grado di riportarlo indietro da me. 

Dopo che Connor si lasciò cadere, Rosa e un'altra donna di nome Terri mi tirarono via dal bordo prima del suo impatto con il terreno. Sapevo che vedere Connor colpire il suolo avrebbe infranto il mio cuore in miliardi di piccoli frammenti e sapevo che non sarei mai stato in grado di togliermi quell'immagine dalla testa. Fortunatamente Rosa e Terri erano lì, a tenermi stretto mentre urlavo e piangevo. Quella notte non dormii. Non riuscivo a chiudere gli occhi perché sapevo cosa avrei visto ed era l'ultima cosa che volevo rivivere. Cercai di tenere la mente altrove, pensando a tutti i momenti felici che avevamo condiviso ma non face alcuna differenza. Tutto mi ricordava che se ne era andato e che non potevamo più avere momenti felici come quelli che avevamo già vissuto.

C'erano così tante cose che avrei voluto dirgli; così tante opportunità di digli che lo amavo, di dargli un bacio di nascosto prima di ritornare nelle nostre stanze; di tenerlo stretto promettendogli che non avrei mai lasciato che qualcuno gli facesse del male; ma avevo dato tutto per scontato, pensando che ci fosse tempo. Tutte queste opportunità mancate non mi daranno mai seconde occasioni. Non me le meritavo. Perchè adesso Connor non c'era più e io non avevo più nulla. 


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