Io e Connor passammo almeno mezz'ora sul tetto, seduti con le gambe penzoloni oltre il bordo parlando delle cose più semplici. Appresi che il suo colore preferito è il marrone e che è appassionato di fotografia; che è una persona che preferisce i gatti piuttosto che i cani e che ha due gatti a casa sua in Minnesota. Fu bello discutere di cose non collegate alle nostre condizioni e la nostra posizione attuale. In qualche modo, mi aiutò a dimenticare tutto quello che era successo nei giorni precedenti, anche se era stato solo per una mezz'ora o giù di lì.
"Forse dovremmo tornare giù ora. Siamo via da un po' e immagino che qualcuno ci stia già cercando. Andiamo." Connor sospirò, alzandosi in piedi e allontanandosi dal bordo prima di allungare la mano. La presi e lentamente mi tirò in piedi, portandomi via dal bordo e indietro verso le scale. Per fortuna, questa volta, andò per primo. Non appena ci avvicinammo al fondo Connor divenne molto più prudente, fermandosi al minimo rumore e ascoltando attentamente prima di continuare a scendere. Spinse la porta delicatamente e guardò in entrambe le direzioni prima di farmi uscire e richiudere la porta con decisione.
Il corridoio era vuoto e non c'era nessuno intorno - eravamo al sicuro. O almeno così credevo. La prima cosa che vidi, una volta che Connor chiuse la porta, fu una telecamera di sicurezza in un angolo del corridoio.
"Ci possono ancora scoprire, idiota!" Dissi con un tono di voce un po' troppo alto, indicando la telecamera.
Connor seguii il mio dito e studiò la telecamera per un secondo prima di iniziare a ridacchiare scuotendo la testa. "Pensi che io non ci abbia già pensato? Non ti preoccupare, l'ho disattivata un po' di tempo fa. Hanno provato a chiamare qualcuno per risolvere il problema ma non funziona. Inoltre, non sanno che qualcuno viene qui quindi non si preoccupano troppo di farla funzionare. Quindi siamo al sicuro, non ti preoccupare bellezza." Sogghignò, pizzicandomi la guancia.
Spinsi via la sua mano per la frustrazione, fissando la telecamera ancora una volta prima di dirigermi lungo il corridoio verso la zona principale. Cercai di non calpestarmi i piedi mentre mi allontanavo - non volevo essere bombardato di domande da Connor chiedendomi se mi avesse offeso o altro.
"Dove stai andando così in fretta, Troye boy?" Mi fermai ma senza girarmi per guardarlo. In tutta onestà, non avevo nessun motivo per precipitarmi via - non aveva fatto niente.
"Ho dimenticato di prendere le mie medicine questa mattina, devo andare." mentii, continuando a camminare a braccia conserte.
"Oh okay." Disse Connor. "Ci vediamo in giro."
Sorrisi tra me e me mentre girai l'angolo, allontanandomi dalla vista di Connor. Una volta rientrato nella mia stanza tutto quello che potevo fare era cercare di ignorare le farfalle nel mio stomaco. Dannazione, quegli occhi verdi.
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"Allora, come ti senti oggi?" Chiese Rosa con voce monotona, come se avesse già fatto questa domanda talmente tante volte da essersi stufata di chiedere. Sapevo che probabilmente non era il caso ma se anche fosse non ne sarei rimasto sorpreso.
Alzai le spalle. "Tutto bene, credo. Voglio solo andare a casa."
Rosa sorrise scarabocchiando qualcosa giù negli appunti della mia cartella. "Le tue medicine ti stanno aiutando almeno?"
Esitai prima di rispondere. Per quanto fossi consapevole, non sentivo alcuna differenza dopo aver preso le mie medicine. Non che la cosa mi sorprendeva, dal momento che non erano nemmeno sicuri al cento per cento che effettivamente avessi bisogno di prendere quella roba, hanno solo pensato che avrebbe potrebbe aiutare. Forse stava aiutando, solamente non mi sentivo diverso fisicamente o mentalmente. "Suppongo di sì."
"E come ti stai trovando qui ora che hai avuto la possibilità di stabilirti un po'?"
Non sapevo come rispondere alla domanda. Naturalmente avrei voluto dirle che lo odiavo, che non mi sentivo di appartenere a questo posto e che, soprattutto, non riuscivo a capire perché ero stato ammesso; Avevo accettato solo per rassicurare i miei genitori. Eppure, volevo anche dirle che nei miei due giorni lì, avevo già trovato un amico la cui compagnia era estremamente piacevole, e che i suoi occhi erano incredibilmente affascinante ogni volta che si guardavano.
"Voglio dire, va tutto bene. Non voglio stare qui, ma chi lo vorrebbe?"
Rosa annuì lentamente scrivendo un altro po' nei miei appunti prima di chiudere la cartella e guardarmi negli occhi. "Capisco come ti senti, davvero. Lo so che non è facile venire a patti con la tua condizione e le ragioni del perché ti trovi qui, e non ti biasimo per non sentirti di appartenere a questo posto. Nessuno ci appartiene, e so che suona senza cuore ma lasciami spiegare. La salute mentale è importante, e se c'è qualcosa che sconvolgere l'equilibrio, non è qualcosa che dovrebbe essere preso alla leggera. Troye, hai tentato il suicidio. Non so cosa ti abbia spinto a farlo, e se vuoi parlare basta solo che tu inizi la conversazione e ti ascolterò. Ma tu sei depresso, Troye. Potresti non volerlo ammettere a te stesso, ma nel profondo, lo sai. La tua salute mentale è la nostra priorità e ti aiuteremo a tornare sulla giusta strada, va bene?"
Annuii lentamente. "Va bene, posso farlo."
"Io credo in te. E so che tu puoi migliorare se credi in te stesso proprio come io credo in te."
Mentre si alzò per andarsene, mi mise una mano sulla spalla e la strinse delicatamente. "Non sarà facile. Ma finché non rinuncerai a te stesso come nessun altro ha rinunciato a te, farai progressi e starai bene Troye, te lo prometto."
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pills ✧ tronnor [ITA]
FanficQuando Troye è ricoverato in un reparto psichiatrico a seguito di un tentato suicidio l'unica cosa che vuole è essere dimesso il più presto possibile. L'ultima cosa che si aspetta è di trovare un amico, per non parlare poi di qualcosa di più. Se c'è...