C.4

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"Sascha vuoi mettere in silenzioso quel cazzo di telefono di merda?!" sbottai mettendomi seduta sul letto.Mi stropicciai un occhio e lo guardai male.
"Fatti i cazzi tuoi" rispose acido.
"Sono cazzi miei! Sono le tre di notte e continuano ad arrivare messaggi che fanno un casino boia!" ringhiai.
"Se io ho una vita sociale a differenza tua non è colpa mia"
Gli strappai il telefono dalle e lo misi in silenzioso, poi feci per metterlo nel mio comodino ma Sascha mi bloccò contro il muro, facendomi sbattere la schiena. Strinsi i denti trattenendo un gemito di dolore ma sostenni il suo sguardo.
"Non. Toccare. Il. Mio. Telefono." sibilò. Lo guardai freddamente negli occhi e lasciai cadere il telefono a terra.
"Troia" ringhiò lui e lo raccolse subito, controllando che non fosse rotto. Portai una mano sulla mia schiena, sentendo un dolore acuto. Già avevo preparato una lista di insulti, ma qualcuno bussò. Andai ad aprire e trovai una donna che se non sbaglio stava ad un paio di camere dalla nostra.
"Potreste fare meno casino? C'è gente che dorme"
Mi scusai e, quando se ne andò, chiusi la porta e mi ci appoggiai sopra. Guardai Sascha che intanto era già tornato a letto a chattare, ovviamente senza aver silenziato un cazzo di niente. Sbuffai e mi misi a letto, mettendo la testa sotto il cuscino.

Il risveglio fu al quanto tragico, con me con una crisi di nervi davanti allo specchio.
"Cazzo cazzo cazzo"
"È inutile che lo nomini così tante volte, non apparirà dal nulla" disse Sascha appoggiato allo stipite della porta del bagno.
"Divertente" sarcastica. "Sono nella merda, se il fotografo mi vede con queste occhiaie..." rabbrividii al pensiero.
"Truccati no?" disse ovvio lui.
"Già sul set mi truccheranno, se mi trucco già io qui se ne accorgeranno"
"Che t'importa?"
Sbuffai e non gli risposi. Cercai di coprire le borse nere che avevo sotto gli occhi con il minimo indispensabile.
Quando fummo entrambi pronti, raggiungemmo con l'auto del giorno prima l'agenzia. La receptionist ci indicò la strada per i nostri set, ammiccando a Sascha. Lui non la calcolò minimamente e ce ne andammo nei nostri camerini. Il fotografo era già li ad aspettarci.
"Voi dovete essere Sabrina e Sascha" disse con un insopportabile accento francese.
"Si, siamo noi" risposi. Sascha stava zitto.
Tanto per cambiare.
"Le truccatrici e gli stilisti sono già pronti, preparatevi!"
Già lo odio. Bene.
Mai avevo odiato tanto un pennello e un vestito attillato. Erano tutti estremamente precisi e perfettini la dentro. Se muovevi un muscolo mentre di mettevano l'eyeliner, bisognava ricominciare tutto da capo. Se il vestito che indossavi non faceva fatica a chiudersi, non potevi metterlo. Mi sembrava di essere sul patibolo. Bleah.
"Finito! Siete perfetti!" gracchiò una ragazza, mettendo l'ultimo pennello nella cintura.
Posso giurare di aver sentito Sascha sussurrare un "Finalmente" seguito da imprecazioni verso dio che non ripeterò.

Il servizio fu a dir poco stressante.
Di fotografi ne ho conosciuti tanti, ma mai nessuno così insistente e preciso.
Ma non vi ho raccontato la parte più 'divertente' (si fa per dire, ovviamente). Nel mezzo del servizio Sascha mi è caduto addosso mentre guardava il culo di una stilista che passava, così entrambi siamo caduti su una luce, facendola cadere.
La stilista è stata licenziata e noi abbiamo ricevuto un aumento per perdonare l'azienda. Di colpo mi piace la Francia.

Ero esausta. Caddi sul letto e sospirai sollevata, abbracciando il cuscino.
"Eccomi amore mio" dissi al letto.
Che bella la mia vita sentimentale.
Il mio momento di pace fu interrotto da una serie di bestemmie di Sascha e un forte tonfo. Mi tirai su di mala voglia e lo guardai.
Ok, lo ammetto, ho riso a quella scena.
Sascha era lungo disteso per terra, il telefono salvato per miracolo, il mento ferito.
"Dimmi che non sei inciampato perché camminavi guardando il telefono"
"Se vuoi non te lo dico" disse massaggiandosi il mento sanguinante.
Lo aiutai ad alzarsi e lo feci sedere sul letto. Presi dalla borsa il disinfettante per ferite e mi avvicinai.
"Brucerà un po'"
"Mi hai visto? Ti sembro uno che piange per il bruciore del disinfettante?"
"Mi sembri uno che è inciampato perché il porno sul telefono era più importante del borsone che aveva lasciato sul pavimento nonostante gli avessi detto di spostarlo perché ci sarebbe inciampato prima o poi."
Rimase zitto e io non trattenni un sorrisetto soddisfatto. Gli disinfettai la ferita e giuro che si è lamentato a bassa voce. Giuro.
"Ecco fatto!" dissi e feci per staccarmi, ma lui mi trattenne li, a pochi centimetri da lui. Mi guardò negli occhi per interminabili istanti, poi si riscosse e sussurrò un appena percettibile "grazie", poi mi lasciò. Mi staccai leggermente scossa e buttai la salviettina.

Quella notte sogniai gli occhi di Sascha.

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Lovin' you ain't easy || Sascha Burci-LaSabriGamerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora