Un altro silenzioso servizio con Sascha. Era passata una settimana. Una settimana in cui continuavo a provare a fare conversazione e lui mi mandava mentalmente a cagare. Non vedevo l'ora di finire gli scatti.
"Ultima e... taaak, finito. Potete andare"
Oh Gesù, finalmente. Andai in camerino e mi cambiai, ma ovviamente con la sfiga che mi ritrovo, non feci in tempo a uscire che il direttore e la sua segretaria mi si pararono davanti. Dietro di me sentii i passi di Sascha (ormai sapevo a memoria la velocità di camminata di quello) e sento che si ferma accanto a me, forse aspettando che Mr.IoHoISoldi e Mrs.IoSonoLaSegretariaDiQuelloCheHaISoldi si levassero dall'uscita.
"Voi due con noi" disse il direttore. Lo seguimmo nel suo ufficio. Lui si mise tranquillamente a sedere e ci guardò.
"Preparate le valige, perché vi mandiamo in tour" disse. Noi restammo zitti senza capire.
"Oh mado' tutti fisico e niente cervello. Abbiamo firmato un contratto con un'azienda, così dobbiamo mandare nelle più grandi aziende mondiali due dei nostri migliori modelli. Ci pagheranno profumatamente per i vostri servizi" spiegò.
"Quando?." chiese freddamente Sascha. Ho l'impressione che l'idea non lo faccia impazzire.
"Avete tre giorni per preparare le vostre cose. Prima tappa, Parigi! E ora sparite dal mio ufficio"
Uscimmo.
"E così passeremo un po' di tempo insieme in giro per il mondo" tentai. Sascha sbuffò e annuì.
"Senti mi spieghi che problemi hai? Voglio solo fare conversazione!" sbottai. Lui non rispose e si allontanò. Che nervi. Sarebbe stata una palla."Pronti?" chiese disinteressato il direttore. Noi annuimmo.
"Bene, l'autobus vi aspetta qui fuori. Vi porterà all'aeroporto" ci informò. Uscii senza aspettare Sascha e mi sedetti in fondo all'autobus. Era completamente vuoto, prenotato per noi due. Che odio.
Se c'era una cosa che amavo era stare sui mezzi pubblici, quelli pieni di gente, dove tutti pensano, perché il tragitto era come un viaggio nei nostri pensieri, e guardare gli occhi della gente. Quando una persona è sovrappensiero ha gli occhi come una specie di specchio dell'anima. Amavo confondermi tra la gente e i loro pensieri.
Infilai le cuffiette e feci partire la musica.
Guardai fuori dal finestrino il mondo scorrere, le persone camminare, i pensieri volare, il tempo passare. Spostai lo sguardo su Sascha, che intanto indossava le cuffie e guardava anche lui fuori. Pensai al suo comportamento e mi chiedi cosa lo avesse fatto soffrire così tanto da chiudersi in se stesso.
Nessuno è stronzo per niente: dietro ad ogni gesto, dietro ad ogni comportamento, c'è una storia. Probabilmente la storia di Sascha era piena di scene dolorose.
"Fai una foto, dura più a lungo." sibilò lui, notando che lo fissavo insistentemente.
"Sempre simpatico" sbuffai.
"Sei tu che non ti fai i cazzi tuoi."
"Ma fammi il piacere. Sto solo cercando di creare un minimo legame dato che vivremo insieme per tutto il tour!" sbottai. Lui ringhiò.
"Io non creo legami."
Con questa affermazione chiuse la conversazione e si concentrò sul suo telefono.
Lo guardai qualche secondo poi tornai a fissare il panorama.
Quel ragazzo mi incuriosiva. Tanto. Sentivo il bisogno di conoscerlo.
Viaggiai tra i miei pensieri e non mi accorsi che eravamo arrivati finché Sascha non mi tirò per i capelli per risvegliarmi dalla trance in cui ero entrata.
"Ahia!"
"Siamo arrivati." disse freddo lui. Ignorai il suo tono e scesi dall'autobus subito dopo di lui. La guida ci indicò l'entrata dell'aeroporto, così la ringraziammo (io la ringraziai anche per Sascha che era già andato verso la struttura) e ci incamminammo alla ricerca del nostro aereo.
Una vita svolte tutte le pratiche, Salimmo sull'aereo.¤¤¤
Oddio non mi aspettavo tutto questo apprezzamento, siete fantastici, vi amo ^^ continuo presto.
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Lovin' you ain't easy || Sascha Burci-LaSabriGamer
FanfictionLovin' you ain't easy, nothing ever is... (ITA) Sascha Burci e LaSabriGamer. Instagram: @gjulswinchester