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I giorni passavano e io ero sempre più innamorata. Il sorriso era diventata una parte essenziale della mia vita. Le altre parlavano di ragazzi, di baci, di vestiti, io ero lì in disparte che analizzavo I miei sentimenti che piano piano crescevano. Avevo italiano solo tre volte a settimana, ma in quei tre giorni io davo il meglio di me. Nei compiti mi impegnavo e scrivevo tutto ciò che sentivo, lui mi capiva, faceva parte di me ormai.

Mi svegliai, era un giorno come gli altri, differenza sostanziale era che avevo due ore di italiano. Salutai mia madre e feci colazione e poi mi precipitai in bagno. Presi la piastra e cominciai a piastrarmi I capelli, ora tenevo a me stessa.
Ormai faceva freddo, non potevo indossare più le mie presunte magliette "sexy". Decisi di mettere un jeans nero a vita alta, che, come diceva mia madre mi faceva sembrare più alta, e poi misi una maglietta corta bianca e nera con disegni geometrici e I miei immancabili anfibi. Uscii di casa con un sorriso smaliante e corsi a scuola. Si portava epica. A me epica non mi è mai piaciuta ma con lui era tutto diverso. Parlammo dei miti. Io lo guardavo estasiata, lui spiegava con fluidità e io recepivo ogni parola. Alla fine della lezione mi precipitai da lui.
"Oggi eri particolarmente sveglia, dormigliona"
"È da tempo che non sono più assonnata"
"Si, va bene, facciamo finta che sia vero"
Mi misi a braccia conserte, ero arrabbiata, o perlomeno facevo finta di esserlo.
"Che ne dici se oggi ci facciamo un'altra chiacchierata?"
"Ho un'interrogazione, non posso"
"E se andassimo in biblioteca?"
"Okay"
"Mi interessano le tue teorie"
"Ehm...Sarà che sono ancora assonnata ma non capisco"
"Oggi alle 4"
Non ebbi nemmeno il tempo di rispondere che lui si allontanò...

Tornai a casa agitata . HAI UN APPUNTAMENTO!!!Alle 14:15 cominciai a prepararmi. Presi tutti I miei cosmetici e provai in ogni modo a essere sexy.Alla fine finii solo per mettere matita, eyeliner e mascara.Avevo messo un jeans, un pullover viola e I miei adorabili anfibi.Alle 15:30 uscii di casa.

Arrivai lì alle 15:45, lui era seduto. Mi feci avanti silenziosamente, ma lui si accorse subito della mia presenza.
"Hey, dormigliona"
"Buon pomeriggio, professore"
"Ma come sei seriosa"
"Ogni tanto bisogna esserlo"
"Accomodati"
"Certo"
Mi sedetti e aspettai che continuasse.
"Non credi in Dio?"
"Non credo alle cavolate"
"Il Divino sarebbe una cavolata"
"A mio parere si"
"Sei così immatura"
"I migliori scienziati erano atei, anche loro immaturi?"
Si lasciò sfuggire una smorfia stizzita.
"È difficile comprendermi. Sono un tale disastro"
"Non sei un disastro"
"Sono solo un cataclisma"
"Sei la tempesta migliore che mi potesse capitare"
Mi lasciai andare e lo guardai dritto nei suoi occhi azzurri.
"Scusami devo andare ora ho un collegio docenti"
"Va bene, grazie"
"E di che,a domani"
"Penso di non essere la sola a essere addormentata, domani non vi abbiamo prof."
"Non sono stanco. Noi due ci vediamo sempre. Scappo ciao"
"Ciao"

Lasciati andare fascio di nervi. SEI LA TEMPESTA MIGLIORE CHE MI POTESSE CAPITARE. E tu sei la costante nella mia vita.
Ti amo prof.

Presa da teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora