La notte passò velocemente. Ero felice, finalmente. Pensai alla serata. Pensai alle sue mani sui miei fianchi, alle sue parole, al suo essere tremendamente gentile, ai Genesis, a lui. Mi ripassavo le mani sulle labbra, tastandole per rendermi conto che veramente lui c'era stato.
Mi alzai di buon ora. Feci colazione e andai a farmi la doccia.
Decisi di mettere qualcosa di più classico. I jeans, le ballerine e una camicetta a fuori. Mi truccai sui toni del rosa.
Arrivai in classe distesa e calma. Entrarono in classe le 4 stronze che mi lanciarono delle occhiatacce. Le loro provocazioni non mi giungevano. Avevamo fisica alla prima ora, diedi il meglio. A ricreazione ci incontrammo davanti alla macchinetta del caffè.
"Prof.!"
"Amore mio", disse a bassa voce.
"E cosa sono queste espressioni rivolte a una propria alunna?", dissi ridendo.
"Domani c'è uno spettacolo"
"Si"
"Che ne dici di ritagliarci uno spazzietto per noi?"
"Buona idea, ma come?"
"Vai in bagno e ti seguo"
"Okay"
"Ti amo"
"Ti amo"
"Vai"
"Si, ciao"La sera parlammo al telefono per più di due ore. I miei genitori erano felici, avevo un ragazzo. Avevo 16 anni, dovevo. La notte sembrò interminabile.
Finalmente si fecero le 6 e io mi alzai. Feci colazione, e andai a farmi la doccia. Mi truccai e misi I jeans, un pullover nero e gli anfibi.
Arrivarono le 10 e cominciò lo spettacolo. Verso le 11:30 mi mandò un messaggio.
"Vieni in bagno"
Corsi dalla professoressa e gli chiesi il permesso, lei mi autorizzò.
Freneticamente corsi da lui. Lo trovai appoggiato al termosifone, mi protesi verso di lui e lo baciai.
"Sei bellissima"
"Si"
"Non mi lasciare mai"
"Non penso proprio di farlo"
"Ti amo"
"Ti amo"
Mi strinse più forte, con urgenza, mi baciò a lungo. Sentivo il suo profumo, la potenza del suo corpo, la sua bocca calda. Ero incodizionatamente innamorata. Mi prese le mani e ci scambiammo di posto. Io appoggiata al termosifone, lui contro di me. Appoggiò le mani sul mio collo e riprese a baciarmi, intanto giocava con I miei capelli. Respirava forte, io sentivo di non potergli dare ciò che voleva a pieno. Ero troppo giovane per lui, non potevo soddisfarlo, non potevo...Mi sentii inutile. Amavo quell'uomo con tutta me stessa ma non potevo farlo felice, mi voleva così tanto da non chiedermelo. Si staccò da me. Lo volevo troppo, mi protesi e lo baciai di nuovo, lui mi assecondò. I nostri respiri erano sincronizzati. Mi piaceva questa cosa, avevamo lo stesso ritmo. Ci staccammo.
"Devo andare"
"Lo so"
"Vediamoci oggi pomeriggio"
"Non posso"
"Ah"
"Domani"
"Va bene"
"Sono tuo"
"Sono tua"
"Ti amo"
"Ti amo"
"Se continuamo non ritorni più"
"Lo so"
"Vai"
Mi girai e lui mi prese il braccio, mi baciò e mi diede uno schiaffo sul sedere. Ritornai in aula, non seguii per niente lo spettacolo. Avevo un'idea.Tornai a casa, mangiai di fretta e mi chiusi in camera. Chiamai la mia migliore amica.
"Hey, gioia"
"Ti devo chiedere un favore"
"Certo, dimmi tutto"
"Posso dire che domani sera sto a casa tua tutta la notte?"
"Certo"
"Grazie"
"Perchè?"
"Devo fare una cosa?"
"Mi devo preoccupare?"
"No, per niente"
"Va bene, ci sentiamo, gioia"
"Grazie davvero"
Riattaccò.
Tornai da mia madre e le dissi che domani sarei stata a casa di Marika. Marika era maggiorenne e viveva da sola. Non ebbe nulla in contrario.
Chiamai il mio bel professore.
"Amore"
"Mio"
"Ti devo dire una cosa"
"Mi devo preoccupare?"
"No"
"Dimmi"
"Domani starò tutta la serata con te"
"Tutta?"
"Tutta, dormo da te"
"Dio, finalmente dormiamo insieme. Amore che bella sorpresa che mi fai"
"Si. Ti amo"
"Ti amo"
Riattaccai.Passai la giornata ad aspettare che arrivasse il domani. E quando arrivò mi concentrai sulla sera. Era importante, la mia sera.
Arrivarono le 5, io ero già pronta. Avevo un jeans, la camicetta, gli anfibi. Uscii di casa. Ero pronta. Gli andai in contro.
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Presa da te
RandomSara è una giovane ragazza di 16 anni. Si trasferisce da Palermo per venire ad abitare in un piccolo paese della Basilicata. Ma non sa che la nuova scuola le riserverà belle sorprese...