I mesi passavano, noi ci vedevamo spesso fuori scuola, ci piaceva passare del tempo insieme. Li avevo confessato di voler fare l'ingegnere e lui mi aveva incorraggiata di seguire I miei sogni.
"Noi due ci vediamo sempre",riecheggiavano le parole nella mia mente. Mi piaceva la nuova costante che si era creata nella mia vita, mi piaceva uscire il pomeriggio per andare in biblioteca a parlare di storia. Era bello. Del mio rapporto con le altre ormai non me ne importava più, le altre non erano nel mio presente, pensavano a tutt'altro, ma nemmeno io ero da meno.
Era un giorno come gli altri, mi alzai, feci colazione e mi feci la doccia. Mi truccai un pò, misi I jeans, un pullover nero e le converse. Era un giorno importante. Era il compleanno di Sara, una mia compagna di classe, appena arrivata gli feci gli auguri dandogli un bacio sulla guancia.
Le ore passavano e finalmente la giornata giungeva al termine. Poi alle ultime due ore avevo italiano, il mio bel professore doveva portare I compiti. Suonò la campanella e mi andai ad aggiustare in bagno. Arrivai quando lui era già in classe, mi salutò normalmente e mi fece cenno di consegnare I compiti.
Mi limitai a sorridere e li distribuii. Mi venne difficile non ridere quando vidi che le 4 stronze che avevo in classe avevano preso 4. Mi gettarono un'occhiata di fuoco. Tornai al mio banco e ascoltai ciò che aveva dire.
"Come sempre l'unica che ha preso 8, complimenti, davvero un bel testo",e fece cenno verso di me. Mi limitai a sorridere.
"Capisco che non tutti nascono scrittori però preferirei non trovare più errori che si commettono in seconda elementare. Siamo in un liceo, anche se scientifico, ma siamo in liceo. Se trovo di nuovo errori del genere a tutti quelli che li commetteranno li farò portare la materia"
Mi lasciai sfuggire una risatina sarcastica, se io non potevo fargliela pagare c'era lui. Il mio salvatore...
Cominciò a spiegare ma a un certo punto venne interrotto dalla professoressa di filosofia che li chiedeva di uscire per una consulenza.
"Mi raccomando silenzio"
Uscì e lo seguii con lo sguardo, era così bello. Si alzò una delle 4 stronze e si mise al centro dell'aula. Mi fissava, mi lasciai sfuggire un cazzo mi guardi.
"Abbiamo notato tutti quanti come I tuoi voti siano gonfiati in italiano"
"Me li correggi tu I compiti? Ah, già dimenticavo, non sai nemmeno scrivere il tuo nome"
"È palese che tu li faccia qualche favorino"
"Una bella ipotesi, peccato che io non sono come te, Io valgo"
"Tu vali? Ma ti sei vista? Ma non ti rendi conto che nessuno ti calcola, che nessuno vuole avere niente a che fare con te. Tu non sei nessuno, fai schifo. Perchè non ci liberi della tua presenza, perchè non te ne vai? Perchè non liberi tutti della tua presenza"
Rientrò in classe e io scappai in bagno.
"Cosa ha?"
"Li abbiamo fatto vedere che non è nessuno"
"Poi facciamo i conti"
Venne da me, mi trovò seduta a terra con le spalle appoggiate al termosifone, che piangevo. Imitò la mia posizione.
"Loro non sanno ciò che dicono"
"Hanno ragione"
"Ma stai davvero scherzando? Sei fantastica"
"Faccio schifo. Dovrei liberare tutti della mia presenza"
"Guardami negli occhi"
Mi prese il viso e puntò I suoi occhi dritti nei miei. I suoi bellissimi occhi azzurri.
"Sei bellissima, hai degli occhi stupendi.Sono profondi, le ragazze della tua età sono diverse da te. Tu sei matura"
"Faccio schifo, non ho nulla di bello"
Comiciai a piangere ancora di più, lui mi asciugò le lacrime e si protese verso di me. Chiusi gli occhi di istinto e sentii la sua bocca sulla mia. Mi alzai di scatto e mi allontanai.
"È solo pietà. Io l'ho detto sempre di non meritare nulla, è solo pietà."
Stavo per andarmene ma lui si alzò di scatto e mi prese il braccio. Feci per liberarmi ma la sua presa era troppo forte.
Cominciai a piangere sulla sua maglietta.
"Purtroppo la mia non è pietà"
Alzai la testa e incontrai I suoi occhi di nuovo, mi venne d'istinto protendermi verso di lui e baciarlo. Lui mi assecondò. Rimanemmo così per qualche minuto. Mi staccai.
"Torniamo in classe", mi disse.
"Si"
"Hai pianto un mare"
"Mi dispiace"
"Con me queste parole non le voglio sentire"
"Okay"
"Muoviti",mi diede uno schiaffo sul sedere, mi girai e lui mi sorrise.
Entrammo in classe e lui riprese a spiegare. A un certo punto si sentì una delle 4 stronze diceva:"Chissà cosa avranno fatto là dentro"
Non lo vidi mai così tanto arrabbiato nella mia vita, I suoi occhi sprizzavano rabbia.
"Ho sentito bene? Cosa ho fatto? Siete delle bambine ignoranti. Come vi siete permesse di minare l'autostima di una vostra compagna di classe"
"Lei non è nessuno per noi"
"Voi non siete nessuno,siete solo delle bambine. Se succede un'altra volta una cosa del genere, anche non ne la mia ora, vi faccio perdere l'anno.Ricordatevelo"
Mi aveva difeso. Lo aveva fatto con tutto se stesso. Ricomiciò a spiegare. Alla fine della lezione andai da Sara e le dissi che dopo tutto ciò che era successo non me la sentivo di andare al suo compleanno. Lei commentò con un:" Io non le penso quelle cose, ti voglio bene"
Le diedi un bacio e lei andò via. Il mio bel professore mi fece cenno di aspettare.
"Ti accompagno io a casa, gioia mia"
"Grazie"
"Dovevi andare al compleanno?"
"Si, era stasera. Non posso dire a I miei quello che è successo"
"Ho un'idea"
"Ditemi"
"Ora mi dai del voi"
"Siete sempre il mio professore"
"Dammi del tu. Stasera ti vengo a prendere e passiamo la serata insieme"
"Quindi non dovrei dire che non vado al compleanno?"
"No.Ti dispiace?"
"Certo che no. Ma non ho mai fatto una cosa del genere"
"Stai tranquilla, voglio solo parlare con te"
"Di quello che è successo?"
"Vuoi sapere se mi sono pentito?"
"Si"
"Non sono mai stato così felice nella mia vita, è dal primo giorno che lo volevo fare"
"Okay"
"Niente da dire?"
"Sono solo felice"
"Andiamo che è tardi"
"Certo"
Arrivammo davanti la sua macchina e mi aprì la portiera. Entrai. Si sedette e mise la musica. Rimasi sorpresa perchè sapeva esattamente dove abitavo. Guidava come se fosse un gesto che conosceva da sempre.
"Siamo arrivati"
"Grazie"
"La devi smettere di ringraziarmi sempre"
"Si"
"Buon pranzo. A stasera."
"Si"
Comiciò a ridere. Lo guardai interrogativa.
"Non hai il mio numero"
"Giusto, il numero"
"Mi allungò un bigliettino"
"Grazie"
"Non la smetterai mai"
"Buon pranzo anche a te"
Stavo per chiudere la portiera quando mi venne in mente un particolare fondamentale.
"Stasera metterò un vestito"
"Benissimo. Mi metterai subito alla prova"
"Era il mio scopo"
"Vai"
"Ciao"
"Ti amo"
"Pure io"Le parole riecheggiavano nella mia mente. TI AMO. Arrivai a casa in uno stato confusionale. Mia madre mi chiese come era andata a scuola e io risposi che non volevo la carne. Mia madre commentò con il suo solito:"È innamorata"
Ma innamorata lo ero davvero ed ero anche ricambiata. E oggi ci eravamo baciati e stasera ci vedevamo.
Mangiai di fretta e furia e corsi in camera. Presi il vestito e lo ammirai. Non era proprio un vestito, più che altro un completo abbinato. Era una gonna di pelle con una camicetta bianca abbinata, avrei messo gli anfibi sotto.
Mi feci la doccia e mi truccai. Misi la mia solita eyeliner, matita, mascara e lucido. Scelsi un profumo neutro. Alle 16:30 ero pronta. Lo chiamai. Mi rispose al primo squillo.
"Pensavo che ti fossi pentita"
"Ma ciao anche a te!"
"Sei pronta?"
"Si, alle 17:00 davanti il bar"
"Okay"
"Non vedo l'ora"
"Anch'io. Ti amo"
"Anch'io "
Riattaccai. Indugiai allo specchio più di quanto fosse necessario. Ero perfetta. Perlomeno avevo la certezza che se ero riuscita a piacergli in ambito scolastico sarei riuscita a piacergli anche stasera.
Mia madre quando mi vide rimase allibita,mi diede un bacio sulla guancia e mi diede l'orario.
Eccitata per la serata mi precipitai davanti al bar, lui era già lì.
Entrai.
"Ciao"
"Hey, sei la prima ragazza che è in anticipo"
"Sono un caso strano"
"Sei speciale"
"Si"
"Mi sorprendi dormigliona, non mi ringrazi?"
"Eh, no"
"Sei bellissima"
"Andiamo"
Partimmo.
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Presa da te
RandomSara è una giovane ragazza di 16 anni. Si trasferisce da Palermo per venire ad abitare in un piccolo paese della Basilicata. Ma non sa che la nuova scuola le riserverà belle sorprese...