{Capitolo 14}

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Certe cose non puoi prolungarle all'infinito. Viene il momento in cui devi strappar via il cerotto.
Fa male, ma poi passa e ti senti meglio.Cercando Alaska

Ero appena tornata da scuola. Stavo cercando di studiare fisica, il giorno dopo avevo l'interrogazione. Dopo avrei dovuto studiare anche scienze, e dopo ancora italiano. Era quasi finito il quadrimestre e i professori, ovviamente, rompevano le palle con la terza interrogazione, perché due non bastavano. Ero seduta alla mia scrivania di legno. Accanto a me, la finestra lasciava entrare la luce del sole che, fortunatamente, non mi colpiva. Il sole mi aveva sempre dato fastidio, per questo feci posizionare la scrivania in modo tale che non fosse colpita da esso. Ogni tanto (tipo ogni dieci secondi), alzavo lo sguardo dalla scrivania per poi posarlo sul cellulare. Messaggiavo continuamente con Tyler. Dal giorno in cui mi presentai a casa sua, era più dolce con me e mi dava molte più attenzioni. Sarei stata felice, se non fosse stato per il fatto che Tyler non lo era. C'era sempre quella misteriosa cosa che lo turbava e di cui non voleva parlarmene. Ma non importava. Ci sono delle cose di cui non si vuole parlare, non per mancanza di fiducia nei confronti dell'altra persona, ma per il semplice fatto che quelle cose fanno troppo male per essere dette. Sembra molto più facile chiudersi in se stessi e tenere per se quella cosa, ma le cose non si possono tenere dentro per sempre. Prima o poi, bisogna raccogliere tutto il coraggio che si ha e parlarne con qualcuno. Per questo, aspettavo che Tyler me ne parlasse di sua spontanea volontà anche se, allo stesso tempo, sentivo il bisogno di scoprirlo perché ero preoccupata per lui. Ci pensai un attimo. Poi, presi una decisione. Mandai per un attimo la fisica a quel paese, presi il cellulare ed inviai un messaggio.

Io: Charles, devi aiutarmi.

Il mio amico mi rispose subito.

Charles: Dica.

Io: Dobbiamo parlare.

Charles: Oddio, smettila Cry. Non devi fare così! Lo sai che mi metti ansia.. 😱
Comunque, di cosa dobbiamo parlare?

Io: Di Tyler.

Charles: Sapevo che sarebbe arrivato questo momento. Oggi hai da fare?

Io: Devo studiare, credo di riuscire a finire verso le 21.

Charles: Alle 21 ti passo a prendere.

Io: Con cosa scusa?

Charles: CON L'AUTO CHE MI È APPENA ARRIVATA! EVVAI CAZZO!

Io: Ah.. Per me va bene, ma per Amanda?

Charles: Non lo saprà nessuno, anche se il problema non è Amanda. Il problema è Tyler. Se lo viene a sapere siamo fregati 😱

Io: Bene, allora facciamo in modo che non venga a sapere. Ti aspetto fuori casa mia alle 21.

Dopo un pomeriggio intero, avevo finalmente finito di studiare. Fortunatamente, avevo finito più di un'ora prima. Mi preparai un po'. Non che volessi farmi bella per Charles, ma di certo con potevo presentarmi in queste condizioni: abiti comodi ma orrendi, capelli scombinati, viso ancora più pallido del solito.. Ci mancavano solo le occhiaie! In un'ora riuscii a farmi una doccia, un panino, poi mi lavai i denti. Indossai una semplice felpa grigia con un paio di skinny neri e le creepers, poi mi aggiustai un po' i boccoli castani, togliendo tutti i nodi che si erano formati a causa di quel codino fatto male che avevo avuto tutto il pomeriggio.
Alle 21 suonò il citofono. Rispose mia madre che mi urlò dalla cucina.
-Cry! È venuto Charles!-
-Digli che sto per scendere!-

Scesi. La macchina di Charles era proprio davanti casa mia. Era una Fiat 500 bianca, nuova di zecca. Entrai in auto dove c'era Charles entusiasta.
-Oddio! Finalmente ho un auto tutta mia! Ti piace?-

-Si, è molto carina.-

Mise in moto e partì.

-Ehm.. Charles.. Dove andiamo?-

-Da nessuna parte in particolare. Faremo un giretto fuori paese in modo tale da non essere visti da nessuno.-

-Bene.-

-Comunque, come sta andando con Tyler?- Mi chiese con tono preoccupato.

-Bene.. Solo che..-

-Che?-

-Ho capito che c'è qualcosa che lo turba molto. Volevo aspettare che me lo dicesse lui, ma..-

-Ma hai l'impressione che non te lo dirà mai.- Mi interruppe lui.
Guardai fuori al finestrino. Eravamo quasi fuori paese. Di case e di lampioni ce ne erano sempre di meno, mentre aumentavano le terre coltivate, i prati e il buio.

-Esatto.-

-Scusa se non te ne ho parlato prima. È che Tyler ne soffre troppo e di conseguenza non ne parla mai. Io, comunque, mica posso parlare dei suoi problemi personali con tutti?-

-Charles, io non sono tutti.- Dissi con tono un po' arrabbiato, mentre guardavo quei prati che sembravano infiniti a causa del buio, che non permetteva alla vista di vederne la fine.

-Lo so, Crystal. È per questo che ho deciso di raccontarti tutto, almeno sai cosa fare e cosa aspettarti.-

-Ti ascolto.-

-Bene. Tyler ha sempre avuto un'infanzia difficile. Ed anche ora se la sta passando male. Sua madre aveva sempre avuto problemi con l'alcool, ma peggiorò molto quando Tyler aveva 10 anni, perché perse la gravidanza e i medici le dissero che non poteva più avere figli. Circa tre anni fa, scappò con un altro uomo abbandonando il marito e il figlio. Quindi non sorprenderti se Tyler non si fida molto.-

Guardai Charles con le lacrime agli occhi.
-Che storia triste..-

-Non è finita qua, purtroppo.-

-Come?-

-Circa un mese fa al padre è stato diagnosticato un cancro ai polmoni e.. Beh. I medici hanno detto che non possono fare nulla.. Possono soltanto migliorare i suoi ultimi periodi di vita..- Disse il ragazzo, con qualche lacrimuccia che gli scendeva.

Rimasi in silenzio, mentre le lacrime presero il sopravvento anche su di me. Tyler portava questo peso sulle spalle e, nonostante ciò, mi aveva sostenuta quando stavo male. In quel momento volevo andare da lui e stringerlo forte forte tra le mie braccia. Ma se fossi andata a casa sua, alle 21:30 senza dirgli nulla, si sarebbe insospettivo. E poi, non volevo farmi vedere con le lacrime agli occhi. Dovevo essere forte, per lui. Sapevo già che sarebbe stata dura sostenerlo, ma non mi sarei mai arresa. Lui era il mio eroe, mi aveva salvata dalla solitudine. In quel momento, compresi che sarei diventata io la sua eroina.

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