Ad Occhi Chiusi

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Fino all'inizio della sua adolescenza, o almeno fino ai quattordici anni, era un ragazzo sopra la media:

i suoi interessi, la sua curiosità e il suo volto pulito erano l'immagine del figlio da pubblicità Barilla.

Un tarlo si insinuò lentamente, in ogni sua cellula, smembrando le sue abitudini, lo fece avaro di ambizioni e nutrì la sua fame di errori.

Era un settembre caldo rispetto al solito, Alessio iniziava questo nuovo capitolo della sua breve vita, una nuova scuola, nuovi compagni di classe, nuovi insegnanti.

Iniziava la scuola dei grandi, iniziavano le superiori!

Era spaventato ed intimorito da tutte queste sconosciute novità, ma si sentiva comunque pronto.

Scelse di sedersi a metà aula, un banco che non fosse ai primi posti, non voleva passare per un secchione sfigato, ma che non fosse neanche agli ultimi, non voleva dare una immagine negativa di se stesso ai nuovi professori.

Poco dopo aver fatto questa scrupolosa scelta del posto sentì arrivare una domanda:

<Ciao, è questa la classe della prima D?>

Alessio rispose con slancio:

< Si, ciao, è questa.>

Il suo nuovo compagno di classe ringraziò e si sedette davanti a lui, Alessio allora ne approfittò:

< Se vuoi puoi sederti qui, al mio banco>

Il nuovo compagno rimase un secondo incerto, poi  si avvicinò e allungò la mano:

<Ciao! io sono Danilo!>

<Alessio, ciao>

Osservò il suo compagno di banco: <Ecco! Mi sono scelto come compagno un secchione !> questo fu il suo pensiero osservandolo;

Portava degli occhiali, le sue lenti erano spesse e la montatura sembrava troppo grande per la sua testa, aveva un taglio di capelli anonimo, praticamente uguale a quello di Alessio.

Il il piccolo tarlo iniziava a farsi strada nella sua mente:

Alessio era preoccupato per la sua immagine, non provava a conoscere una persona con cui avrebbe passato almeno cinque anni della sua vita.

Invece Danilo sarebbe diventato uno dei suoi amici più importanti, uno dei motivi che gli faranno ricordare quei cinque anni con felicità, uno tra le poche persone pulite che lo avrebbero circondato.

Era il compagno di banco, era quello con cui ci scherzavi solo a scuola.

Era quello che vedevi poco fuori , che sentivi di più al telefono.

Fare la prima superiore in una grande e complicata città come la sua non era semplice, si abbandonavano le scuole medie, frequentate con gli amici del quartiere, con persone che si incontravano per strada ogni fine settimana ,dei quali si conoscevano i genitori e i loro segreti familiari.

Adesso i suoi nuovi compagni erano dei perfetti sconosciuti, e molti rimarranno tali per tutti e cinque gli anni, venivano da parti diverse della città, da diverse estrazioni sociali e con diversi modi di passare il fine settimana.

Dopo i primi mesi di convivenza forzata iniziò a crearsi il Gruppo, la prima D, la sua classe, ancora non poteva sapere quello che negli anni a venire sarebbe diventata.

Le differenze nel Gruppo erano tutte simili, eravamo tutti potenziali pericoli per la società, pronti a diventare adolescenti ribelli, ribelli come si può essere in una città che ti permette tutto, che tutto ti concede, e quel tutto non fà bene.

Ormai avevamo la consapevolezza, sapevamo che dopo aver fatto un anno di preparazione potevamo entrare a gamba tesa sugli equilibri della nostra scuola.

Il cambiamento era evidente e sconvolgente in tutti, Alessio aveva abbandonato il suo taglio da cinquantenne sfigato, con la riga da una parte e il viso sempre pulito.

Adesso portava i capelli lunghi, o meglio lunghi fino a sotto le orecchie, rasati ai lati e con un paio di ciuffi perennemente davanti agli occhi, il viso pulito non esisteva più, aveva lasciato il posto al volto di un arrogante quindicenne, con lo sguardo arrabbiato, con gli occhi perennemente rossi per colpa delle droghe, con gli orecchini sui lobi che davano un'aria di apparente trasgressione.

Danilo era nel Gruppo quello ancora più sano, niente droghe, niente eccessi, niente tatuaggi, orecchini o capelli strani, era rimasto immobile, come se fosse il primo giorno che si sedeva al suo banco.

Lara era particolare, una ragazza di buona famiglia, sempre in lotta con il suo corpo e la sua immagine, non era bellissima, un po sovrappeso, nessun particolare che la elevasse rispetto alle altre.

Era una spanna sopra tutte per il suo modo di fare, era capace di una provocante ingenua malizia, e a quindici anni questo basta.

Contromano di SpalleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora