- 14 - quatorzième

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La porta rosso scuro si spalancò e sull'uscio comparve la figura bassina e sorridente di Marco. Anche Michael sorrise lievemente, anche se si sentiva terribilmente in imbarazzo per quello che era successo tra loro al bar. Si salutarono e Marco invece sembrava non darci molto peso, forse stava semplicemente evitando di mettere ancora di più a disagio il riccio. Infatti, non appena i due giunsero in salotto, Marco cominciò subito a parlare di musica. Il cervello di Michael però si staccò per un po', dato che si era perso ad osservare la stanza: le pareti erano alquanto anonime, ma lo stesso non si poteva dire della mobilia e delle varie decorazioni presenti nel soggiorno, compresi alcuni strumenti musicali poggiati un po' dove capitava e un bellissimo pianoforte a coda bianco nell'angolo in fondo alla stanza.

«Michael, ma mi stai ascoltando?» Lo rimbeccò Marco, leggermente irritato dalla distrazione del riccio.

Gli occhi di Michael però si illuminarono non appena vide quel bellissimo pianoforte, e ignorò Marco per avvicinarsi in fretta allo strumento e sedersi allo sgabello. Aveva un sorriso da orecchio a orecchio e sfiorò con delicatezza i tasti del pianoforte, come se avesse quasi paura di rovinarli. Ne aveva uno identico nell'attico di Danny e gli mancava da morire, era troppo tempo che non ne vedeva uno così bello.

Si morse il labbro e spostò lo sguardo rapito lungo tutto il profilo dello strumento musicale. Marco si avvicinò a lui sorridente.

«Ti piace?»

«È belissimo. Mi ricorda tanto quelo che avevo io una volta» sussurrò emozionato.

Marco tolse i suoi spartiti musicali dal pianoforte e li poggiò su un mobile poco distante, poi si sedette sullo sgabello accanto a Michael, che gli lasciò un po' di spazio.

«Suonami qualcosa.»

Michael lo fissò di scatto e divenne paonazzo in volto.

«No penso che è una buona idea» sussurrò, tornando a guardare davanti a sé con aria cupa.

«Perché?»

Perché ancora una volta si stava sottovalutando, credendo che ciò che lui aveva composto non fosse abbastanza da essere ascoltato. Poi però gli tornò in mente la promessa che aveva fatto a Federico, sulla sponda pietrosa di Bereguardo: basta essere insicuri, basta credere di non essere abbastanza.

Michael sorrise teneramente al pensiero di quella giornata e quello gli diede la forza per voltarsi di nuovo verso Marco e parlare.

«Ok, ti facio ascoltare una che ho scritto poco tempo fa.»

Marco annuì con interesse e vide le mani un po' incerte di Michael posarsi sulla tastiera. Il riccio non aveva più toccato un vero pianoforte da un po', se si escludevano le incursioni a La Feltrinelli dove era andato quasi tutti i giorni per suonare al pianoforte esposto, finché non era poi stato cacciato dal negozio. Perciò si prese un attimo per concentrarsi, dopodiché le sue dita si mossero praticamente da sole sulla tastiera e si sentì veramente a casa.


Oh, Billy Brown had lived an ordinary life

Two kids, a dog, and then the cautionary wife

But while it was all going accordingly to plan

Then Billy Brown fell in love with another man


Brown, oh, Billy Brown

Don't let the stars get you down

Potremmo respirare sott'acqua {Midez, AU}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora