Michael continuava a tormentarsi nervosamente il nodo della cravatta, che ogni secondo gli sembrava soffocarlo maggiormente. Se la allentò, poi la strinse di nuovo perché non poteva presentarsi così. Dopodiché tornò in cucina e contò di nuovo tutte le pietanze preparate: gli spaghetti caldi erano ancora in pentola, pronti per per essere versati nei piatti; secondo, contorni, dolce, era tutto lì. La casa era pulita, Michael ci aveva perso tutto il giorno per farla risplendere. Il riccio continuava a fare avanti e dietro tra la cucina e il soggiorno e Federico lo osservava. Anche il tatuato aveva addosso un'ansia tremenda, ma perlomeno, a differenza dell'altro, non lo dava a vedere.
Le mani di Federico afferrarono la camicia bianca di Michael e questo si voltò verso di lui, con un'espressione di terrore sul volto.
«Mich, devi stare calmo, ok? Sei perfetto, andrà tutto magnificamente.»
Federico sforzò un sorriso per rassicurarlo, nonostante anche lui avesse bisogno di essere rassicurato.
Il riccio lo cinse con un abbraccio e i due si staccarono sobbalzando quando il citofono suonò.
Dopo una manciata di minuti Tatiana era sulla soglia dell'appartamento, lo sguardo inflessibile. Salutò entrambi con due freddi baci sulle guance e i ragazzi la fecero accomodare nel salotto. La donna si osservò attorno e notò che la casa era davvero ben pulita, ma si tenne al riguardo dal fare complimenti. Era ancora troppo presto.
I tre si sedettero sul divano perché era presto per cenare e la donna ne approfittò per fare qualche domanda insidiosa - o almeno questo percepì Federico.
«Allora, Michael... da dove vieni?»
Non c'era curiosità nella sua domanda, solo freddezza.
«I-Io sono nato a Beirut» balbettò Michael. «Poi ho visuto in Francia e in Inghiltera.»
Il riccio era nervoso e Federico avrebbe tanto desiderato stringergli la mano per rassicurarlo, ma non era il momento giusto per farlo, quello.
Tatiana sospirò come se non fosse molto contenta delle origini di Michael e il ragazzo si sentì morire per la prima volta in quella serata - la prima di una lunga serie, s'intende.
«E cosa fai nella vita?»
«Lavoro in un bar.»
Michael fu breve e conciso ed evitò di raccontarle che sperava in un futuro nel mondo della musica, perché sarebbe stato come darsi la zappa sui piedi giacché Federico gli aveva già raccontato di quanto lei non fosse d'accordo con il suo sogno di diventare rapper. A dirla tutta Michael aveva anche pensato che era troppo presto per conoscere sua madre, ma l'altro in precedenza lo aveva già rassicurato dicendo che Tatiana si era comportata allo stesso modo anche con Giulia, e che per lei conoscere i partner di suo figlio non era un impegno ma solo curiosità. Una tradizione strana, si era ritrovato a pensare Michael, dato che nella sua famiglia era tutto completamente diverso.
Anche stavolta Tatiana sospirò di sopportazione e Federico - che era sempre stato molto impulsivo - stava per sbottare, ma Michael gli lanciò un'occhiata per dirgli di non rovinare tutto.
«Ehm, direi che possiamo anche cenare, no?»
Il tatuato si intromise nervosamente e sua madre annuì, dirigendosi appresso al riccio fino in cucina. Qui il ragazzo più alto servì gli spaghetti nei piatti e li ricoprì di sugo; le mani gli tremavano per l'ansia, ma si impose calma perché non poteva proprio permettersi di rompere un piatto o fare qualunque altra cosa che avrebbe rivelato la sua goffaggine.
Il riccio servì i piatti in tavola e poi si sedette. Attese il giudizio di Tatiana più o meno come un alunno attende il voto dell'ultimo compito di recupero dell'anno.
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Potremmo respirare sott'acqua {Midez, AU}
Hayran KurguLe vite di Michael e Federico si incrociano per caso, in un bar, e da quel momento molte cose non saranno più le stesse. Midez, AU.