CHAPTER 27 - Like a child.

168 8 2
                                    

Il pomeriggio scorre lento fra le lezioni in università. Milano é affollata e ventosa, gli autobus carichi di gente che non vede l'ora di tornare a casa.
Qualche volta a lezione mi distraggo, roba che in questi casi qualche volta vuol dire molto spesso, oggi durante la lezione di storia mi sono persa in un viaggio che terminava negli occhi di Marco. Penso a lui chiuso in studio a registrare, a me chiusa in biblioteca a studiare. Lui organizza i tour, io gli esami.

Torno a casa, esausta. Nel togliere le scarpe noto quelle di Lorenzo, come quasi tutti i giorni da un paio di mesi a questa parte. Mi butto sul letto e chiudo la porta, trapassata prontamente dalla risata di Simona.
<<Bentornata stronza, dove ce ne andiamo di bello questa sera?>> domanda con un tono di voce eccessivamente alto.
<<Sta sera me ne resto a casa e non c'è cosa che tu possa dire per farmi cambiare idea, sappilo.>> la avverto.

Tre ore dopo sono sul sedile posteriore della macchina di Lorenzo, sulla strada per casa di Marco.
Ci aspetta fermo, appoggiato al muretto, con le cuffie nelle orecchie.
<<Ehi!>> è il saluto che mi rivolge spalancando la portiera. Ehi.. bisbiglio a mia volta. Stupita della sua apatia.
Gli lancio un paio d'occhiate e lui le ricambia, con un sorriso appena accennato. Lo so il perché, ma lo trovo tanto stupido da non riuscire a prendere la cosa sul serio.
Fosse per lui io e Lorenzo non dovremmo condividere la stessa strada, figuriamoci la stessa stanza.
Dall'ultima discussione a poco è servito rassicurarlo, le cose non sono cambiate. Odio quando fa così, come non gli dimostrassi mai che ormai c'è poco da fare. Ormai siamo legati.

Lorenzo guida a lungo fino a un pub fuori città. Un posto con poca gente e dall'insegna luminosa.
Una steakhouse dal pavimento a scacchi bianchi e neri. Simona. Ha scelto lei. Fosse per lei mangeremmo hamburger ogni giorno.
Marco posa la mano sul mio ginocchio scoperto da sotto il tavolo.
Dopo la discussione dell'altro giorno l'aria si è fatta tesa è difficile da sopportare. Marco è taciturno e scontroso e non mi lascia vie d'uscita. Ogni parola rivolta a Lorenzo è seguita da un suo sguardo che percepisco persino senza guardarlo.

<<Era un cazzo di hamburger fenomenale!>> esclama Simona con la sua solita classe. <<Mi domando spesso come in un corpo tanto piccolo possa starci tanto cibo..>> ironizza Lorenzo in risposta. Finalmente capisco che forse loro sono così. Che a loro piace scherzare e spogliarsi ma sono una vera e propria coppia, più di quanto non lo diano a vedere.
Penso a me, a Marco; anzi prima a Marco, poi a me. Penso a Madh, l'idolo delle ragazzine, alla sua fama che ci obbliga a scegliere ristoranti isolati per non essere assalito dalle fan urlanti.
Penso a noi. Noi, che bella parola, in fondo. Che belli i suoi occhi neri.
È mentre sono assorta da i pensieri che il suo sguardo si pianta nel mio, sorprendendomi a fissarlo.

<<Noi andiamo a bere qualcosa in un locale vicino casa mia..>> esordisce Lorenzo con una frase che suona come un invito.
Marco mi guarda in attesa di risposta sul da farsi.
<<Preferisco tornare, sono troppo stanca.>> rispondo mantenendo lo sguardo fisso fuori dal finestrino. Nessuno ribatte, nemmeno Simona. Il silenzio di Marco prosegue, s'infrange solo giunti sotto casa mia. <<Scendo anche io qui, prendo un taxi più tardi.>> informa gli altri, senza nemmeno chiedermi il permesso.
Guardo l'auto ripartire nella notte prima di voltarmi verso di lui che mani nelle tasche mantiene lo sguardo basso come un bambino che l'ha combinata grossa.

She || MADHDove le storie prendono vita. Scoprilo ora