Capitolo 8

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Mi rigiro nel letto per la milionesima volta. Benjamin mi abbraccia da dietro e ha la testa sulla mia. Il suo petto è contro alla mia schiena, e fa davvero troppo caldo. Provo a rotolarmi leggermente a destra e a sinistra e la sua mano destra si stacca da me e si gira, dandomi la schiena. Mai stato così semplice. Mi alzo cercando di non svegliarlo, ma appena apro la porta, sento un grugnito e mi giro preoccupata che si sia svegliato, ma sta solo tastando a occhi chiusi. Vedo in un angolo un enorme peluche verte e lo metto dove prima ero io e lui lo abbraccia. Gli scatto una foto con il cellulare e scendo di sotto. Mi stiracchio e appena apro la porta dell'ingresso, vedo una macchina a fari accesi puntata in direnzione della strada che esce dal nostro garage. Appena parte e non si vedono più le sue luci, vado in garage e vedo che manca la macchina di mio padre, c'è solo qella di Benjamin. Magari è andato a fare un giro, oppure è stato chiamato all'ospedale per un intervento d'urgenza. Comunque sia vado verso il giardino prendendo la coperta appoggiata sul termosifone del garage, me la avvolgo attorno e vado a sdraiarmi sull'amaca, ammirando le stelle, in cielo. Ripeso alla mia mamma. Era una brava donna. Era un angelo, non avrebbe mai permesso tutto questo. Ad un certo punto vedo la luce della camera di mio padre accendersi, mi avvicino e lo vedo a letto. Ma se lui è lì.... chi ha preso la sua auto. Faccio il giro della casa e controllo tutte le camere. Benjamin è come l'ho lasciato, Luis è a letto... Josh pure, manca solo Marco. Ma dove sarà andato? Bah, meglio dormirci sopra. Mi vado a risdraiarmi sull'amaca.

Mi svegliano di nuovo quei fari accecanti, e, quando la macchina si ferma, scende Marco traballando. Gli vado incontro mentre è girato verso il bagaiaio. Gli tocco la spalla, e, appena si gira, mi spavento e arrentro. I suoi occhi sono iniettati di sangue. I capelli sparati all'aria e le nocche ferite, è possiamo benissimo aggiugere che sembra un cadavere. Mi faccio coraggio e mi avvicino.

<< Sei ubriaco?>> Chiedo a bassa voce. Non ho molta esperienzacon gli ubriachi, ma questa estate tornavano spesso brilli e fatti. Sulo suo volto si dipinge un sorriso rintontito.

<< Forse>> Mi avvicino ancora di più. << Lontana >> Ma non glido retta.

<< Perchè ti sei ubriacato?>> Gli chiedo. Lui guarda in basso, poi, sorprendendo entrambi, mi abbraccia con tanata forza da farmi male. Poi scoppia a piangere.

<< Mi dipiace tanto! E' colpa mia>> Sta delirando. Mi stacco da lui e gli metto le mani sul viso.

<< No, tranquillo, ora vieni che ti disinfetto le ferite>> Lo bacio in fronte e lo prendo per mano portandolo in bagno. Lo faccio sedere sul bordo della vasca e tiro fuori il nostro cassetto con i medicinali, e non sto scherzando, è davvero un cassetto che si stacca e si può tenere in mano. Mi inginocchio tra le sue gambe e gli prendo in mano le mani, passandoci sopra il disinfettande. Dopo un po', sono alla seconda mano, spezzo il silenzio.

<< Ne vuoi parlare?>> Lui annuisce piano, poi si mette le mani sul viso coprendoselo.

<< Ho combinato un gran casino, e ora tu ce ne sei entrata>> Cosa intende dire? Gli sollevo piano le mani e noto che i suoi occhi sono meno rossi, segno buono.

<< Ma cosa dici. Benjamin è sempre stato così>> Lui scuote la testa.

<< Non sto parlando di Benjamin>> E inizia a raccontarmi dove è andato sta notte, tutta la vicenda, ad un certo punto scatto in piedi.

<< CHE COSA HAI FATTO?! MA TI RENDI CONTO!?>> Mi devono aver sentito fino in messico.


Scusate se è corto, ma è solo un capitolo di passaggio. Il prossimo arriva entro oggi, promesso.

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