Prologo

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Noi siamo ciò che fingiamo di essere

quindi dobbiamo essere attenti

a ciò che fingiamo di essere.

- Kurt Vonnegut

Prologo

Elaine

12/09/15

" Ho sempre creduto che quando si conosce qualcuno non si sa mai se ciò che ti sta mostrando di sé sia la verità o una bugia, probabilmente neanche dopo un significativo lasso di tempo che lo si conosce si riesce ad ottenere tutta la verità; ma non per questo gliene si deve fare una colpa. Forse il vero problema siamo noi. Noi che non riusciamo a vedere oltre l'apparenza. Di sicuro non vogliamo perché abbiamo troppa paura di quello che potremmo trovare, ma non lo trovate ironico? Mentiamo a noi stessi per poi rimanere delusi quando ci viene sbattuta in faccia la verità di cui siamo sempre stati a conoscenza. Credo che avrei dovuto capire cosa stesse succedendo ai miei amici, avrei dovuto immaginare che come si erano risolte le cose terribili che ci erano accadute non erano che un'apparenza ingannevole di una verità scioccante e stupefacente. Ma forse questi sono solo pensieri dovuti alle sei ore di volo che ci sono volute da Ronda, una piccola cittadina spagnola situata fra Màlaga e Sivilla, a Roma; o forse al fatto che l'unico essere umano con cui ho parlato sull'aereo è Xavier, quel ragazzo dagli occhi verdi che sono riuscita a rubare alla Spagna per portarlo una settimana ad Ann Arbor prima che riinizi la scuola. Ah ecco, mi sembrava di essermi dimenticata qualcosa... la scuola! Fra meno di due settimane dovrò tornare in quel posto sgradevole popolato da gente altrettanto sgradevole, se non altro ho i miei amici al mio fianco. Diamine non vedo l'ora di poterli riabbracciare tutti quanti! Ma ora basta Elaine, pensa a trovare la tua valigia al gate di ritorno e a tornare a casa tua. Il tragitto dall'aeroporto a casa mia sembra infinito, come se tutte quelle ore in aereo non bastassero e per di più Xavier si è addormentato quindi non ho nessuno con cui parlare se non quel maleducato del tassista che non faceva altro che insultare le altre persone al volante a destra e a manca. Una volta arrivati nel cortile Xavier mi ha preso le valigie perché io ero troppo contenta di essere tornata a casa e sono subito corsa dentro ad abbracciare mamma e papà, per non parlare di Damon, il mio Husky nero e bianco con i suoi occhioni color ghiaccio mi era mancato da morire. È arrivato il momento delle presentazioni ed è un momento particolare visto com'è andata l'ultima volta quindi sono un po' agitata ma tutto sommato so che Xavier piacerà a mio padre, d'altronde non fa che parlare di sport e cibo e... beh, rientra nei parametri di persona che dovrei frequentare secondo lui; per quanto riguarda mia madre a lei piacciono tutti anche l'ultima volta si era dimostrata favorevole nonostante i vari problemi, ma forse aveva ragione mio padre, forse era solo una fase. Il fatto che oggi sia il 12 settembre più caldo di tutti mi fa pensare che forse sarà l'ultimo giorno che potrò godermi in piscina quindi mi vado a preparare e faccio due tuffi. Dal momento che non mi sarei mai aspettata di tornare in questo posto dopo tutto quello che era successo, ho paura anche solo a cambiarmi in camera mia, non mi sento al sicuro come una volta, ma era solo una mia fissazione, d'altro canto era tutto finito e io  non avevo bisogno di continuare a pensare a certe cose. L'acqua era fredda, nonostante ci fossero almeno 30 gradi l'acqua della piscina era ghiacciata e man mano che entravo riuscivo sempre di più a rilassarmi, certo, fino a quando Xavier non si è buttato insieme a Damon in acqua e perlopiù tutto vestito; ma alla fine è questo che mi piace di lui, è impulsivo e coglie l'attimo, sempre. Una volta rientrata in casa si erano fatte le 19.38 e io ero molto stanca, però sapevo che la serata non sarebbe finita se non fino a quando i miei non mi avessero raccontato tutte le loro vicende estive. Ascoltare sempre le loro storie mi annoiava, così sono andata in cucina per lavare i piatti, mentre lavavo i coltelli mi sono tagliata e ho urlato talmente forte che anche Damon si è spaventato, ma non urlavo per il dolore, urlavo perché mi sono tagliata guardando fuori dalla finestra e una figura che si muoveva attraverso le siepi mi aveva distratta, ma questo non l'ho detto a nessuno, ho fatto credere a tutti che avessi urlato per il taglietto che avevo sull'indice della mano destra. Ultimamente non avevo più pensato al terrore che ho passato nei precedenti undici mesi ma più pensavo a quella scena più i ricordi tornavano alla mente, come piccole formiche che ti salgono su tutto il corpo e che una volta salite lasciano la loro traccia tramite l'odore. Ho cercato di non pensarci e di andare a dormire ma senza successo, poco a poco le ore di insonnia si sommavano e si erano fatte le 3.17 di mattina, io senza speranza sono scesa al piano di sotto per stare un po' insieme a Damon, ma mentre giocavamo ho visto in lui una reazione fredda, la stessa reazione che aveva avuto l'ultima volta; così ho cercato di calmarlo con dei biscotti e sono andata in cucina, ma mentre aprivo la scatola dei biscotti per cani qualcosa mi ha colto di soppiatto, una sensazione, un brivido sulla schiena, un soffio di vento gelido, avevo sentito il campanello suonare, ma aveva suonato così piano che solo qualcuno che sapeva quanto fossi vicina all'ingresso avrebbe potuto suonarlo in quella maniera. Mi avvicino per guardare dall'occhiolino ma non vedo nessuno sul portico, così apro la porta e ancora nessuno; una volta abbassato lo sguardo però ho visto qualcosa, una specie di gocciolio sul pavimento davanti lo zerbino, alzo lo sguardo e comincio ad urlare, lui era lì, Xavier era lì, appeso a testa in giù per i piedi con un marchio sulla pancia, un marchio che io conoscevo bene, una specie di yin yang capovolto. Tutto d'un tratto sopravvenne in me un pensiero, nel mezzo delle mie urla solo un pensiero mi attraversava la mente, tutto ciò che pensavamo prima era sbagliato, avevamo sbagliato su tutto, le bugie, gli inseguimenti, i bagni di sangue e le urla stavano per ricominciare, stava per ricominciare tutto.

Questa è la nostra storia, la storia di come abbiamo perso la nostra amicizia.

S.O.C.I.O. (#Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora