Capitolo 8.

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Appena rientro in casa sento un profumino che viene dalla cucina. Mia mamma ha sicuramente sperimentato qualche nuovo piatto.

«Ciao mamma» le dico entrando in cucina. Fa uno scatto e le cade a terra il mestolo, pensavo mi avesse sentita rientrare, non volevo spaventarla ma non posso fare a meno di ridere.

«Ciao tesoro, mi hai spaventata» mi guarda e mi sorride. «Il pranzo è quasi pronto.»

«Okay, vado a posare lo zaino» dico mentre mi dirigo verso la mia camera.

Il pranzo è molto buono e io e mia madre parliamo del più e del meno. Lei mi racconta di come è stata faticosa la mattinata al lavoro e io le ho raccontato dello stage a Londra. Ancora non mi ha dato una risposta definitiva ma dalla sua espressione ho capito che probabilmente mi ci fará andare. Sinceramente lo spero tanto, non solo per rivedere Londra ma per approfondire l'inglese che sicuramente mi servirà nel mio futuro.

Torno in camera e mi sdraio sul letto, sono stanca e ho bisogno di riposare. Afferro il telefono e sullo schermo appare *3 chiamate perse da Dakota*
Oh mio dio! Digito immediatamente il suo numero e la chiamo, forse ha notizie di Margot.

«Flam..» risponde con un filo di voce e inizio a preoccuparmi «mi hanno chiamata i genitori di Margot e..» scoppia a piangere e non riesce a concludere la frase. Mi sto agitando, cosa sta succedendo?

«E? Cosa è successo?» chiedo in presa alla disperazione.

«Ha avuto un incidente...l'ha investita uno con la macchina» dice a singhiozzi.

Rimango senza respiro, non so cosa dire e senza accorgermene sto piangendo. Le lacrime scorrono sul mio viso e non riescono a fermarsi.

«Sta all'ospedale» prosegue.

«Ti passo a prendere e andiamo» riesco a dire solo questo con un filo di voce e le lacrime che continuano a rigarmi il volto.

Chiudo la chiamata e rimango per qualche minuto a fissare il vuoto. Sento come un abisso dentro di me, è la mia migliore amica e sapere che le è successo qualcosa mi si stringe il cuore. Se scopro chi è stato a investirla, giuro che lo ammazzo. Immagino che non abbia avuto neanche la pietà di fermarsi.

Vado in bagno a sciacquarmi il volto e cerco di trattenere le lacrime perché devo guidare. In cucina racconto a mia madre quello che è accaduto e rimane sconvolta quasi quanto me, mi abbraccia ed esco di casa.

Arrivo davanti casa di Dakota, le suono ed esce immediatamente. Dal suo aspetto capisco che sta nella mia stessa situazione ed è straziante non sapere come sta Margot.

Appena Dakota sale in macchina mi abbraccia e scoppia a piangere.

«Vedrai che andrà bene» le dico sperando di convincerla e convincere anche me. Lei annuisce e partiamo.

Durante il viaggio nessuna di noi due riesce a parlare. È straziante, ogni tanto mi volto verso la mia amica e vedo che fissa il vuoto con uno sguardo perso.

Dopo tanto finalmente troviamo il reparto. In sala d'attesa, ci sono i genitori di Margot e la mamma appena ci vede, viene incontro ad abbracciarci. Ricambio l'abbraccio senza dire una parola.

«Come sta Margot?» chiede Dakota alla signora Allen.

«La sta visitando il medico e stiamo aspettando le sue notizie» dice mentre con la mano si asciuga le guance «Speriamo di abbracciarla presto»

Annuiamo entrambe. Spero anche io di poterla vedere e abbracciare al più presto. Mi manca tanto, non oso immaginare come saranno i prossimi giorni senza di lei.

I miei pensieri vengono distratti dall' arrivo di Jason. A quanto pare anche lui ha saputo la notizia. Per rispetto va a salutare i signori Allen, poi viene da me e mi abbraccia. Tra le sue braccia scoppio a piangere, di nuovo. Non so se riuscirò a reagire a tutto questo, sono troppo vulnerabile.

«Ssh, non piangere» mi sussurra Jason all'orecchio, accarezzandomi dolcemente la testa. Il suo abbraccio ora è quello che ci voleva, non lo so perché, ma è confortante.

Nella mia testa, tra la tristezza, inizia a farsi spazio la paura che le sia successo qualcosa di grave. Perché i medici non ci informano?
Anche la rabbia inizia a fare la sua parte. Voglio sapere chi è lo stronzo che l'ha investita, immagino che era ubriaco e che non se ne sia neanche accorto.

«Potrei parlare con i genitori della signorina Margot Allen?» la voce seria del medico mi distoglie dai miei pensieri.
Finalmente sapremo le novità.

Dopo circa 20 minuti, i signori Allen tornano con gli occhi pieni di lacrime. Oh no! Il padre di Margot viene verso di noi e con molta fatica riesce a dirci cos'è successo.

«Margot è stata investita da un auto e ha battutto la testa..» fa un respiro profondo, poi prosegue: «ora è.. in coma»

Oddio! A quelle parole, sento una fitta nel petto. Nessuno di noi sa cosa dire, le lacrime che scorrono sui nostri volti parlano da sole.

«Noi siamo già entrati a vederla, uno alla volta potete entrare anche voi» dice con un volto indecifrabile.

Dakota e Jason mi guardano e mi fanno cenno di entrare per prima. Annuisco e vado verso la sua stanza con le gambe che mi tremano.
Apro la porta e infondo alla stanza, in un letto totalmente bianco, vedo Margot. Mi avvicino a lei, ha un espressione serena e pacata, sembra che non abbia sofferto e lo spero tanto. Le prendo la mano e mi avvicino per darle un bacio sulla guancia.

«Ti voglio tanto bene amica mia, mi manchi tanto. Spero che tornerai al più presto tra noi. Sii forte, sono sicura che ce la farai» le sussurro. Forse è stupido dire certe cose perché lei non può sentire, ma questo è il minimo che io possa fare.

Resto ancora qualche minuto, le faccio gli ultimi saluti ed esco. Dakota mi da il cambio e io decido di andare a prendere una boccata d'aria.

«Ehi, dove stai andando?» riconosco la voce di Jason e capisco che la domanda è riferita a me.

«Fuori» dico senza girarmi.

Accelero il passo sperando che non mi segua. Ma, ovviamente, la mia speranza fallisce perché sento i suoi passi che mi raggiungono. «Aspettami, ti prego. Vengo con te» dice.

La sua presenza non mi da fastidio ma, ora, ho bisogno di stare da sola per un po. Mi volto e gli dico: «Jason, ho bisogno di stare da sola».

«Sei triste e nessuna persona merita di stare da sola quando è afflitta. Da amico, voglio starti accanto e per favore fammi venire con te. Non ti disturberò.» Rimango colpita da queste sue parole, gli faccio un accenno e usciamo.

L'aria fresca sul viso mi da subito un grande sollievo. L'odore nauseante delle medicine, il caldo, le pareti verdi e tutto quello che è successo era nauseante.

«Tu e Margot siete amiche da tanto?» chiede Jason.

Per fortuna non doveva disturbarmi!
«Da cinque anni, ma lei sa tutto di me come io di lei.» dico abbassando il volto.

La sua mano mi cinge la vita e mi stringe a sé. «Margot è forte, si risveglierá presto. Anche tu devi reagire però, lei non vorrebbe vederti triste.»

«Hai ragione» mi sforzo di dire. Ma la mia paura più grande è proprio questa: ho paura che il dolore si impossessi di nuovo di me.

Mentre vediamo Dakota uscire, Jason mi saluta ed entra nel reparto. Io e lei ci avviamo verso la mia macchina per tornare a casa.

«Margot ce la farà» dice Dakota.

«Certo» dico.

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