Ok, diciamo che sto facendo la cosa più folle o forse la più giusta degli ultimi mesi. Sono appena uscita di casa e mi sono convinta mentalmente ad andare da Jason. Non so ancora per certo cosa gli dirò ma lo costringerò ad ascoltarmi.
Abbiamo 18 anni ed è da bambini non parlarsi per una settimana. Adesso basta, dovrà starmi a sentire e se mi perdonerà sarò la ragazza più felice del mondo, altrimenti ognuno si riprende la sua strada. Tra l'altro fra meno di tre settimane partiamo per Londra e sono sicura che anche lui voglia passare del tempo con me e divertirsi.
Sono quasi arrivata alla casa dei Parker, inizia a salirmi l'ansia, quella strana sensazione che parte dal ventre e sale fin sopra alla gola e sembra quasi che voglia soffocarti. Inizio a sentire caldo e questa strana sensazione aumenta eppure ci sto andando convinta, pronta a qualsiasi conclusione.
Nel cortile la sua macchina non c'è; magari è nel garage. Prego dio affinché ci sia, dopo tutto questo tempo per convincermi, non voglio andarmene da qui senza aver concluso la mia "missione".
Se non è in casa magari la madre mi inviterà ad entrare e ad aspettarlo oppure sarebbe più opportuno dirle che ripasserò più tardi. Il mio subconscio inizia a riflettere sulle varie ipotesi e quale mossa è la meno azzardata.Con il dito pronto per suonare, fisso il campanello per un po'. Cosa sto facendo? Inizia a ronzarmi per la testa che tutto questo è folle, ma poi ricordo che non ho altra scelta.
Una volta per tutte decido di suonare e attendo con ansia che qualcuno mi apra. Sembra stia passando un'eternità e le gambe iniziano a tremarmi.«Ciao cara, posso esserti d'aiuto?» davanti a me appare la mamma di Jason. Come sempre è impeccabile.
«Si, vorrei parlare con Jason» dico fingendo un sorriso.
«Jason ancora non torna. Pensavo fosse rimasto a scuola per qualche iniziativa, non è cosi?» la sua espressione cambia immediatamente: da spensierata a preoccupata.
«Non c'è nessun evento in programma. Magari ha fatto sosta da un amico?» provo a chiedere.
«Solitamente avverte» riflette. «Dai entra, ora proviamo a chiamarlo» si sposta da un lato e mi invita ad entrare e ad accomodarmi in sala.
Ci sediamo entrambe sul divano e inizia a telefonare.«Ha il telefono staccato» dice con un tono preoccupato.
«Com'è possibile?» inizio ad avere l'ansia. Chissà dov'è, cosa starà facendo, magari questa mattina gli ha fatto male vedermi e se gli dovesse succedere qualcosa mi sentirei anche in colpa.
«Hai idea di dove possa essere?» mi chiede.
«No, posso provare a contattare qualche amico» in realtà non so chi frequenta ma potrei scrivere a Margot e Dakota.
«Ho paura che gli sia successo qualcosa»
«Non preoccuparti, vedrai che starà bene» le dico accarezzandole una spalla per confortarla anche se io ho la sua stessa paura.
*Hai idea di dove sia Jason? Ancora non torna a casa e sua madre ed io siamo preoccupate. Ha il telefono staccato* invio questo messaggio a Margot e la sua risposta è quasi immediata:
*Non ne ho idea. Magari si è fermato da qualche parte...*
«Nessuno sa dov'è» mi si stringe il cuore a doverle dire queste parole ma, purtroppo, è la verità.
Lei non risponde, l'unica cosa che fa è accendere il televisore per sentire le notizie dell'ultima ora. Quando ritorna a casa il marito, corre ad abbracciarlo e vedere questa scena mi fa quasi emozionare. Diana scoppia in lacrime e il marito le chiede cos'è successo e guarda anche me perplesso.
«Jason è sparito» dice con un filo di voce.
«Che significa?» mi domanda il signor Parker.
«Non è tornato a casa e ha il telefono staccato. Nessuno sa dov'è» abbasso lo sguardo perché si sta creando una situazione imbarazzante.
«Cerchiamo di mantenere la calma e iniziamo a ragionare» Chad va a sedersi sulla poltrona e fa dei lunghi respiri.
Diana torna a sedersi sul divano e mi fa un sorriso forzato.
«Flaminia tu hai qualche idea di dove possa essere?» il signor Parker si rivolge a me e il mio cuore inizia a battere sempre più forte. Mi torna in mente la scena di questa mattina, quando Jason, dietro alla palestra, stava fumando e mi caccia via. Sono io la causa di tutto questo e se oggi gli fosse successo qualcosa non saprei come accettarlo.
«Non lo so» dico.
«Ultimamente ti ha detto se voleva andare da qualche parte o magari l'hai visto diverso?» continua a chiedermi.
«No, ecco, lui ed io abbiamo litigato più di una settimana fa e non ci parliamo. Oggi ero venuta qui per chiedergli scusa» abbasso lo sguardo perché sento gli occhi dei genitori puntati su di me e questa cosa mi crea disagio.
«Poi questa mattina, a ricreazione, sono andata a cercarlo per parlargli ma non mi ha voluta ascoltare» spiego.«Sarà sicuramente andato a sfogarsi da qualche parte allora. Solitamente è così che fate voi giovani no?» Chad sembra non avere brutti presentimenti, al contrario di me e Diana. Cerca quasi che voglia alleggerire questa situazione.
«Chad io penso ad altro invece..» dice Diana.
«No tesoro, sta tranquilla tornerà» sorride. «Ora scusatemi ragazze ma vado a farmi una doccia»
«Proviamo a richiamare» dico e lei annuisce.
Digito il numero e prego affinché suoni e invece sento la solita vocina odiosa che continua a ripetermi che il cellulare di Jason potrebbe essere spento o non raggiungibile. Mi viene una fitta al petto se penso che possa aver fatto un incidente.
«Nulla» mi rivolgo a Diana. «Proviamo a distrarci un po'..» propongo.
«Ti va di fare un dolce?» mi chiede.
«Certo» sorrido. In realtà sono negata in cucina e preparare un dolce è l'ultima cosa che avrei voluto sentirmi dire, però sono costretta a dire sì così potremmo svagarci un po'.
«Dai vieni» mi invita a seguirla in cucina. «Prepariamo la torta preferita di Jason così quando torna sarà felice» sorride.
«Oh bravissima, così ti voglio» ricambio il sorriso. Non è facile, so che in realtà dentro di lei si sente morire ma dobbiamo solo aspettare e pensarci il meno possibile.
Iniziamo subito a prendere l'occorrente: «Che torta facciamo?» chiedo.
«Cheescake al cioccolato»
«Mh non vedo l'ora di assaggiarla»
È tutto pronto, ora è nel frigo. Ci siamo divertite tantissimo a farla e devo ammettere che sono riuscita a non pensare a Jason. Ora però guardando l'orologio inizia a risalirmi l'ansia, ormai sono le cinque.
«Vuoi del the?» chiede Diana interrompendo i miei pensieri.
«Si grazie» lo squillo del telefono di casa ci interrompe e Diana corre subito a rispondere.
Mi sposto dalla cucina alla sala per capire se al telefono possa essere Jason.
"Oh mio dio" sento dire da Diana, mi avvicino a lei e sta piangendo. "Arrivo subito" dice e chiude la chiamata. Lentamente si accascia a terra e scoppia in un pianto isterico che richiama l'attenzione anche di Chad.
L'aiutiamo ad alzarla e cerchiamo di farla parlare per farci capire cos'è successo.
«Era l'ospedale» inizia a dire e ho di nuovo una fitta allo stomaco. «Jason ha avuto un incidente»
È tutta colpa mia. Non dico nulla e inizio a piangere anche io, l'unico gesto che faccio è abbracciare i suoi genitori.
«Andiamo da lui» dice Chad asciugandosi gli occhi.
Gli ospedali non mi sono mai piaciuti soprattutto ultimamente. Ci sto andando tropo spesso è lì dentro ci finiscono tutte le persone più importanti per me. Prima Margot, ora Jason, chi altro dopo?
STAI LEGGENDO
Il Rumore Dei Pensieri
RomansaNon una ragazza come tante. Una ragazza come pochi. Nessuno può capirla veramente, tranne lui. Lui ci riesce fottutamente bene.