Capitolo 38.

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Ok, diciamo che sto facendo la cosa più folle o forse la più giusta degli ultimi mesi. Sono appena uscita di casa e mi sono convinta mentalmente ad andare da Jason. Non so ancora per certo cosa gli dirò ma lo costringerò ad ascoltarmi.

Abbiamo 18 anni ed è da bambini non parlarsi per una settimana. Adesso basta, dovrà starmi a sentire e se mi perdonerà sarò la ragazza più felice del mondo, altrimenti ognuno si riprende la sua strada. Tra l'altro fra meno di tre settimane partiamo per Londra e sono sicura che anche lui voglia passare del tempo con me e divertirsi.

Sono quasi arrivata alla casa dei Parker, inizia a salirmi l'ansia, quella strana sensazione che parte dal ventre e sale fin sopra alla gola e sembra quasi che voglia soffocarti. Inizio a sentire caldo e questa strana sensazione aumenta eppure ci sto andando convinta, pronta a qualsiasi conclusione.

Nel cortile la sua macchina non c'è; magari è nel garage. Prego dio affinché ci sia, dopo tutto questo tempo per convincermi, non voglio andarmene da qui senza aver concluso la mia "missione".
Se non è in casa magari la madre mi inviterà ad entrare e ad aspettarlo oppure sarebbe più opportuno dirle che ripasserò più tardi. Il mio subconscio inizia a riflettere sulle varie ipotesi e quale mossa è la meno azzardata.

Con il dito pronto per suonare, fisso il campanello per un po'. Cosa sto facendo? Inizia a ronzarmi per la testa che tutto questo è folle, ma poi ricordo che non ho altra scelta.
Una volta per tutte decido di suonare e attendo con ansia che qualcuno mi apra. Sembra stia passando un'eternità e le gambe iniziano a tremarmi.

«Ciao cara, posso esserti d'aiuto?» davanti a me appare la mamma di Jason. Come sempre è impeccabile.

«Si, vorrei parlare con Jason» dico fingendo un sorriso.

«Jason ancora non torna. Pensavo fosse rimasto a scuola per qualche iniziativa, non è cosi?» la sua espressione cambia immediatamente: da spensierata a preoccupata.

«Non c'è nessun evento in programma. Magari ha fatto sosta da un amico?» provo a chiedere.

«Solitamente avverte» riflette. «Dai entra, ora proviamo a chiamarlo» si sposta da un lato e mi invita ad entrare e ad accomodarmi in sala.
Ci sediamo entrambe sul divano e inizia a telefonare.

«Ha il telefono staccato» dice con un tono preoccupato.

«Com'è possibile?» inizio ad avere l'ansia. Chissà dov'è, cosa starà facendo, magari questa mattina gli ha fatto male vedermi e se gli dovesse succedere qualcosa mi sentirei anche in colpa.

«Hai idea di dove possa essere?» mi chiede.

«No, posso provare a contattare qualche amico» in realtà non so chi frequenta ma potrei scrivere a Margot e Dakota.

«Ho paura che gli sia successo qualcosa»

«Non preoccuparti, vedrai che starà bene» le dico accarezzandole una spalla per confortarla anche se io ho la sua stessa paura.

*Hai idea di dove sia Jason? Ancora non torna a casa e sua madre ed io siamo preoccupate. Ha il telefono staccato* invio questo messaggio a Margot e la sua risposta è quasi immediata:

*Non ne ho idea. Magari si è fermato da qualche parte...*

«Nessuno sa dov'è» mi si stringe il cuore a doverle dire queste parole ma, purtroppo, è la verità.

Lei non risponde, l'unica cosa che fa è accendere il televisore per sentire le notizie dell'ultima ora. Quando ritorna a casa il marito, corre ad abbracciarlo e vedere questa scena mi fa quasi emozionare. Diana scoppia in lacrime e il marito le chiede cos'è successo e guarda anche me perplesso.

«Jason è sparito» dice con un filo di voce.

«Che significa?» mi domanda il signor Parker.

«Non è tornato a casa e ha il telefono staccato. Nessuno sa dov'è» abbasso lo sguardo perché si sta creando una situazione imbarazzante.

«Cerchiamo di mantenere la calma e iniziamo a ragionare» Chad va a sedersi sulla poltrona e fa dei lunghi respiri.

Diana torna a sedersi sul divano e mi fa un sorriso forzato.

«Flaminia tu hai qualche idea di dove possa essere?» il signor Parker si rivolge a me e il mio cuore inizia a battere sempre più forte. Mi torna in mente la scena di questa mattina, quando Jason, dietro alla palestra, stava fumando e mi caccia via. Sono io la causa di tutto questo e se oggi gli fosse successo qualcosa non saprei come accettarlo.

«Non lo so» dico.

«Ultimamente ti ha detto se voleva andare da qualche parte o magari l'hai visto diverso?» continua a chiedermi.

«No, ecco, lui ed io abbiamo litigato più di una settimana fa e non ci parliamo. Oggi ero venuta qui per chiedergli scusa» abbasso lo sguardo perché sento gli occhi dei genitori puntati su di me e questa cosa mi crea disagio.
«Poi questa mattina, a ricreazione, sono andata a cercarlo per parlargli ma non mi ha voluta ascoltare» spiego.

«Sarà sicuramente andato a sfogarsi da qualche parte allora. Solitamente è così che fate voi giovani no?» Chad sembra non avere brutti presentimenti, al contrario di me e Diana. Cerca quasi che voglia alleggerire questa situazione.

«Chad io penso ad altro invece..» dice Diana.

«No tesoro, sta tranquilla tornerà» sorride. «Ora scusatemi ragazze ma vado a farmi una doccia»

«Proviamo a richiamare» dico e lei annuisce.

Digito il numero e prego affinché suoni e invece sento la solita vocina odiosa che continua a ripetermi che il cellulare di Jason potrebbe essere spento o non raggiungibile. Mi viene una fitta al petto se penso che possa aver fatto un incidente.

«Nulla» mi rivolgo a Diana. «Proviamo a distrarci un po'..» propongo.

«Ti va di fare un dolce?» mi chiede.

«Certo» sorrido. In realtà sono negata in cucina e preparare un dolce è l'ultima cosa che avrei voluto sentirmi dire, però sono costretta a dire sì così potremmo svagarci un po'.

«Dai vieni» mi invita a seguirla in cucina. «Prepariamo la torta preferita di Jason così quando torna sarà felice» sorride.

«Oh bravissima, così ti voglio» ricambio il sorriso. Non è facile, so che in realtà dentro di lei si sente morire ma dobbiamo solo aspettare e pensarci il meno possibile.

Iniziamo subito a prendere l'occorrente: «Che torta facciamo?» chiedo.

«Cheescake al cioccolato»

«Mh non vedo l'ora di assaggiarla»

È tutto pronto, ora è nel frigo. Ci siamo divertite tantissimo a farla e devo ammettere che sono riuscita a non pensare a Jason. Ora però guardando l'orologio inizia a risalirmi l'ansia, ormai sono le cinque.

«Vuoi del the?» chiede Diana interrompendo i miei pensieri.

«Si grazie» lo squillo del telefono di casa ci interrompe e Diana corre subito a rispondere.

Mi sposto dalla cucina alla sala per capire se al telefono possa essere Jason.

"Oh mio dio" sento dire da Diana, mi avvicino a lei e sta piangendo. "Arrivo subito" dice e chiude la chiamata. Lentamente si accascia a terra e scoppia in un pianto isterico che richiama l'attenzione anche di Chad.

L'aiutiamo ad alzarla e cerchiamo di farla parlare per farci capire cos'è successo.

«Era l'ospedale» inizia a dire e ho di nuovo una fitta allo stomaco. «Jason ha avuto un incidente»

È tutta colpa mia. Non dico nulla e inizio a piangere anche io, l'unico gesto che faccio è abbracciare i suoi genitori.

«Andiamo da lui» dice Chad asciugandosi gli occhi.

Gli ospedali non mi sono mai piaciuti soprattutto ultimamente. Ci sto andando tropo spesso è lì dentro ci finiscono tutte le persone più importanti per me. Prima Margot, ora Jason, chi altro dopo?

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