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26 marzo 2016

Come ogni sabato mattina, mi incontro con Rose e Danielle, per andare a fare jogging al parco.
È una bella giornata, il sole splende nel limpido cielo azzurro e soffia un lieve vento che accompagna la nostra corsa.
Corro spedita con le canzoni AC\DC nelle orecchie e tutto mi sembra perfetto, la mia mente è sgombra da ogni tipo di pensiero. Mi concentro solo sulla corsa e a godermi i raggi del sole che riscaldano la mia pelle.

Dopo aver finito ci sediamo alla nostra solita panchina, intorno a noi è tutto tranquillo, a quest'ora c'è poca gente.
"Che si fa stasera?" Chiede Rose.
"Io sono bloccata al diciottesimo della cugina di Alessio" , risponde Danielle scocciata.
"Io... In realtà non lo so.."
Loro mi guardano dubbiose.
Faccio un bel respiro.
"Mi vedo con un ragazzo."
Vedo i loro occhi illuminarsi.
"Lo sapevo! È il tizio dei fiori?" mi chiede Rose.
"Mmh no, cioè non lo so..."
"In che senso non lo sai?" mi domanda confusa Danielle.
"Conosci questo ragazzo?"
"Si."
"Bhe chi è?" Urlano in coro.
"Alessandro..."
"Alessandro? Quale Alessandro quello che lavora al bar della facoltà?"
"No, Alessandro Rayan..."
Le vedo sgranare gli occhi, restiamo in silenzio per un tempo troppo lungo.
"Beh..." Inizia a dire Danielle, ma non sapendo come continuare resta in silenzio, guarda Rose in cerca d'aiuto.
"Tesoro... C'è una parte di me che vorrebbe inchinarsi a te, perché sei riuscita dove tutte hanno fallito."
"Rose!" Urla Danielle.
"Fammi finire! Ma perché cazzo ti vedi con Alessandro Rayan? Ti ha dato di volta il cervello?"
Danielle si porta una mano sulla fronte e scuote la testa.
"Ok ok, manteniamo la calma! Lily?" Dice Danielle.
"Non succederà niente!"
"Lily!"
"Sentite non avrei dovuto dirvelo! Non succederà nulla, ci sentiamo per programmare la serata."
Dico, mentre mi allontano da loro.
"Lily, lo facciamo per il tuo bene."
Alzo gli occhi al cielo.
"Si, lo so. Tranquille, ci sentiamo dopo."
Le saluto con la mano e mi incammino verso casa.

Faccio una doccia veloce e passo il resto della mattinata a riordinare gli appunti presi a lezione.
Sono di cattivo umore, tanto da non riuscire a magiare niente.
Mi tengo impegnata riordinando la stanza e sistemando i vestiti nell'armadio in uno scrupoloso e stupido ordine cromatico.
Quando ho finito sono le 16:30 e l'appuntamento è per le 18:00.
Mi lavo i capelli e con il ferro sistemi le onde poco definite, che mi compaiono dopo averli asciugati.
Indosso i miei jeans neri strappati, una maglia bianca e le convers.
Sistemo l'eylaner e il resto del trucco e alle 17:50 sono pronta.
Mi guardo allo specchio e mi pento di essermi vestita un modo cosi sportivo, ma quando l'idea di cambiarmi mi sfiora sento il telefono vibrare, è un messaggio di Alessandro che mi dice di scendere.
Prendo la giacca di pelle e la borsa e corro giù.

La sua macchina spicca tra le utilitarie parcheggiate di fronte casa mia. Lancio un sguardo preoccupato, è salgo frettolosamente in auto.
Lo guardo velocemente e noto che siamo vestiti nello stesso modo.
"Ciao", e dalla mia voce trapela un po' imbarazzo.
"Ehi." Mi sorride gentile e parte.
Muoio dalla voglia di chiederli dove siamo diretti, ma non lo faccio.
"Grazie per essere venuta."
Sorrido senza rispondere nulla.
Lui accende la radio e dalla strada che imbocca capisco che stiamo andando fuori città.
"Cambia se non ti piace."
Ci metto un po' per capire a cosa si riferisce, poi capisco che parla della radio. Passano A Sky Full Of Stars dei Coldplay.
"No, mi piace questa canzone. Dove stiamo andando?"
"A Lecce, al centro commerciale."
"A fare cosa?"
"La spesa, ho il frigo vuoto."
Mi trattengo dal dire che abbiano anche noi un centro commerciale, ma per ovvi motivi non potremno andare lì Abbasso li sguardo sulle mani e inizio a giocare con gli anelli.
"Tutto ok?"
"Si, si tutto bene."
Passiamo qualche minuto in silenzio ed il primo a romperlo e lui.
"Accendi una sigaretta?
Frugo nella borsa ed estraggono il mio pacchetto di Marlboro litghs, ne accendo una, faccio qualche tiro e gliela passo.
Arriaviamo appena la butta, è assurdo ci abbiamo messo la metà del tempo che ci impiego normalmente con il pullman.
"Sei davvero un pessimo esempio!"
Lui ride e avvolge il braccio intorno alla mia vita, lo guardo sorpresa, ma lui non lo ritrae.
Prendiamo un carrello ed entriamo dentro.
Il centro è affollato e chiassoso, un bambino di circa sei anni ci sfreccia davanti ridendo e il padre lo rincorre urlando il suo nome. La gente spinge carrelli pieni da un reparto all'altro, mentre altri aspettano scocciati le interminabili file alle casse.
"Wow, non mi aspettavo cosi tanta gente."
"È sabato Alessandro, è normale."
"Bene iniziamo."

Percorriamo il reparto frutta e verdura e Alessandro lo ignora completamente.
"Niente frutta, insalata o roba del genere?" Gli domando.
"Mmh si, si insalata, prendi quelle in busta, una qualsiasi."
Alzo gli occhi al cielo e prendo un pacco di insalata mista.
"Ti piacciono le fragole?"
"Si." mi risponde.
Prendo anche un cestino di fragole e lo metto nel carrello.
Proseguendo, Alessandro prende principalmente patatine, snack e biscotti.
Lasciando a me il compito di prendergli qualcosa con cui poter cenare e pranzare.
"Nessuno si occupa della spesa?" chiedo.
"La donna delle pulizie, di solito."
"Ok, quindi non copriamo detersivi o cose cosi?"
"In realtà non mi piace il detersivo che usa per lavare i panni."
Lo trascino nel reparto casalinghi.
"Scegli!"
"A te quale piace?"
"Questo alla lavanda."
"Bene, prendo questo."
Una signora sorride guardandoci e mi guarda con aria comprensiva.
Le sorrido di rimando, prima che il marito infili nel carrello qualcosa per la cura del giardino e lei vada su tutte le furie.
Continuiamo a camminare tra le corsie, mettendo cose a caso nel carrello.
"Vivi da solo?"
So che è una domanda stupida, ma devo farla.
"Si, da quando avevo diciannove anni. La prima casa in cui abitavo era una topaia a Roma, la condividevo con altri due ragazzi ai tempi dell'Università."
"Cosa hai studiato?"
"Ingegneria."
Sono sorpresa, non del fatto che abbia studiato ingegneria, ma del fatto che sia ritornato qui.
"Perché sei tornato qui?"
"Mi padre stava male e lui ha lavorato troppo e..."
"Capisco..."
"Tu cosa studi?"
Sposta velocemente l'attenzione su di me.
"Lettere, vorrei diventare insegnante."
Nel frattempo ci mettiamo in coda ad una cassa.
"Hai intensione di restare qui, cioè a casa?" mi chiede.
"No! Spero proprio di no! Posso farti una domanda?"
"Certo."
"Perché siamo qui?"

Buongiorno a tutti!!! Scusate per non aver aggiornato nel weekend, ma ho ripreso a lavorare e le lezioni sono ricominciate 😪
Spero, comunque che il capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate. 💕💕
xx Stella

Be my sun, Be my anchor, Be my hero..Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora